Il blocco creativo e i fantasmi scolastici. Una via per recuperare fiducia nella scrittura. - Divenire Magazine

Il blocco creativo e i fantasmi scolastici. Una via per recuperare fiducia nella scrittura.

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La memoria si blocca. Ma è ancora lì tutta intera. Anche le cose più dimenticate si ripresentano, ma quando vogliono loro.

 

Elias Canetti

Luisa mi guarda e sospira:

– E’ difficile, è come se ci fosse un blocco, anche questa volta non sono riuscita a scrivere nulla sulla consegna che mi hai dato, non mi viene in mente nulla da raccontare e poi questa cosa delle consegne per casa, mi ricorda troppo la scuola e mi viene voglia di disobbedire e di non fare “i compiti”.

– Sei libera di scrivere o di non scrivere, di rispettare il tema della consegna o di tradirlo per seguire il tuo, fa parte del patto che abbiamo stipulato all’inizio , ricordi?

– Sì lo so, in questo momento però mi sento frustrata, anche se ho voglia di scrivere, non scrivo.… Perché?

-E’ una domanda che mi faccio anche io, mi ricorda tutte le volte che avrei voluto scrivere e non l’ho fatto. Mi dici che le consegne ti riportano alla scuola e che non le esegui forse anche per quell’aspetto di coercizione a cui non vuoi più sottostare. Mi chiedo anche quanto il fantasma della professoressa che mi accompagna e accompagna tutti i percorsi di scrittura stia condizionando la nostra relazione. Sento che la stanza si è riempita di doveri, di compiti svolti e mancati, di frustrazione e di ansia da prestazione, e tutto questo ci allontana dal piacere della scrittura. Proviamo ad inserire una dose di leggerezza, che ne dici?

– Proviamo, dice Luisa speranzosa.

– Prova ad allontanarti dai ricordi della scuola e da quelli dei doveri passati e presenti, prova a tornare all’infanzia e a pensare ai momenti di gioco e ai tuoi giocattoli. Ti propongo di ancorare la tua scrittura ad un reperto materiale e di scrivere sul tuo giocattolo preferito. Prova però a concentrarti sulla descrizione dell’oggetto, sulla sua materialità, prova poi ad associare all’oggetto le percezioni sensoriali, odori, suoni, colori, e solo alla fine inserisci te nella narrazione.

Osservo Luisa mentre si guarda intorno con aria smarrita perché, molto spesso, il frammento che vorremmo evocare non è subito disponibile al nostro ricordo. Così la invito a respirare, ad essere paziente e ad addentrarsi negli spazi che abitava da piccola, nelle stanze della sua casa dell’infanzia, là di certo qualcosa emergerà. Poi improvvisamente comincia a scrivere e scorgo un sorriso . Anche io comincio a compilare la mia lista di oggetti del passato e penso che potrei scrivere un altro pezzo della mia storia anche soltanto espandendo i punti di quell’elenco.

– E’ successa una cosa bellissima – esclama Luisa, dopo aver posato la penna, all’inizio non vedevo nulla, era come se non avessi mai giocato in vita mia, poi ho fatto quello che mi hai suggerito, mi sono immaginata nella casa della mia infanzia e la prima cosa che ho visto non è stata un oggetto del mio passato remoto ma quello di un passato più vicino, ho visto il giocattolo più amato di mia figlia, un orsetto di peluche tutto spelacchiato. Poi è apparso un altro animale, più piccolo, un gattino di plastica dura, dagli occhi brillanti, si chiamava Matisse, come quello degli Aristogatti, era il mio giocattolo preferito non me ne separavo mai e aveva un odore speciale, un odore che mi sembra di sentire ancora adesso.

– E ora come ti senti?

– Sono commossa e felice, insieme al gattino sono arrivati molti altri oggetti e con essi, alcuni ricordi preziosi. Ora so di cosa scrivere.