Essere Babbo, non solo a Natale. Cosa fa di un papà un padre - Divenire Magazine

Essere Babbo, non solo a Natale. Cosa fa di un papà un padre.

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Chi non sa farsi padre
Ferma lo scorrere delle generazioni.
Luigi Zoja

 

“Dottoressa mia moglie si lamenta del fatto che io non faccio il padre e la psicologa da cui va mia figlia dice che sono un padre assente. Le sembra assente uno che quando non è via per lavoro passa tutto il tempo in famiglia? Non vado nemmeno più a giocare al calcetto per stare con loro. Alla sera gioco con i miei figli intanto che mia moglie prepara la cena e poi se lei mi dice che c’è qualcosa da fare, come stendere la lavatrice o portare di sotto la spazzatura, io lo faccio. Nel week end porto i bambini al parco oppure al cinema, così lei è libera di fare le faccende di casa. Se mi chiedono un aiuto con i compiti io cerco di darlo se ho tempo. Mi dica lei, cos’altro dovrei fare di più?”.

Dopo l’ennesima richiesta di questo tipo, mi sono detta che forse è arrivato il momento di scrivere un piccolo elenco di chiarimenti e suggerimenti per orientare padri e madri nella fatica quotidiana di quello che dovrebbe essere un lavoro affettivo ed educativo di squadra. L’elenco che vi propongo altro non è che la descrizione della cosiddetta “funzione paterna”. Parlare in questi termini significa svincolare il ruolo dal genere e comprendere in che modo un bambino possa crescere altrettanto bene sia in una famiglia monoparentale, dove il genitore si assume entrambe le funzioni, che in una con due genitori dello stesso sesso. Essa, inoltre, dà spazio alle mille sfumature della genitorialità, riconoscendo sia agli uomini che alle donne l’opportunità di svolgere la funzione più affine al proprio modo di essere. Iniziamo!

ESSERE IL COMPAGNO DELLA MADRE NON FA DI TE UN PADRE. L’idea che la procreazione sia associata all’accoppiamento è un’idea relativamente recente. Pensa che è solo con l’affermarsi della teoria cellulare (1839) che si è scoperto il contributo dell’uomo, dal punto di vista genetico, alla nascita di un figlio. Prima le due cose erano considerate in maniera indipendente. Tant’è che si pensava che i figli nascessero per intervento soprannaturale. Ciò significa che la paternità nasce come concetto culturale e non biologico, come lo è stato da sempre per la maternità. La paternità, diversamente dalla maternità, non si dà una volta per tutte. Da qui deriva il detto “madre certa e padre incerto”, che vuol dire che la paternità non è scontata come la maternità. E’ qualcosa che va assunta, scelta come quando si adotta un figlio. Per questo motivo la via della paternità è più incerta e sottoposta a continue revisioni! La cura ed il sostegno del legame, quindi, devono essere atti consapevoli e non lasciati al caso, quando la madre non è disponibile oppure attuati in base a prescrizioni come: “mettigli il cappello” o “non fargli vedere la tv prima delle 18”.

NON SEI L’ASSISTENTE DELLA MADRE, NE’ L’ESECUTORE SISTEMATICO DELLE SUE PRESCRIZIONI. In un famoso film Woody Allen dice al figlio: “In questa casa comando io, tua madre prende solo le decisioni!”. Tuo figlio ha bisogno di non considerarti il segretario del direttore generale, che ha in mano le redini ed il destino dell’azienda famiglia, né di pensarti come l’aiuto domestico che permette alla mamma di fare cose importanti mentre lo tieni a bada. Ha bisogno di sentire che tu non sei la mano che esegue gli ordini della mente-mamma. Ha bisogno di sapere che hai una capacità riflessiva tutta tua, padre-specifica: nella squadra degli allenatori mamma-papà vuole sentire che apporti il tuo contributo e la tua visione su lui, in una negoziazione continua con la mamma. Ha bisogno di sentire che siete delle guide alla pari, che vi muovete per creare un campo emotivo mediamente prevedibile entro il quale sviluppare il gioco che gli è necessario per crescere. Questo non significa che devi smettere di fare la tua parte nella gestione delle incombenze domestiche, bensì sapere che il fatto di lavare i piatti dopo cena fa di te un padre solo se questo ha un senso condiviso tra te e la mamma. Se fare la spesa ti fa sentire emotivamente esautorato dalla condivisione della responsabilità di crescere un figlio, sarai forse considerato un buon domestico, ma non un padre. Non è solo ciò che fai che ti rende padre ma chi rappresenti all’interno della coppia genitoriale: senti di essere un riferimento, una colonna portante del suo essere in costruzione?

NON SEI IL SUO ANIMATORE ESCLUSIVO. Saper essere padre mentre giochi, fai una gita, pratichi sport significa passare a tuo figlio la sensazione che ciò che gli proponi ha un preciso senso, quello di creare la condizione per mettersi alla prova. Un po’ come fa un bravo allenatore, ogni proposta ha un preciso senso rispetto ad un obiettivo educativo ed evolutivo. Se questo sfondo non è chiaro dentro di te, se gli proponi esperienza solamente perché piacciono a te, tuo figlio ti vivrà come una sorta di fratello maggiore o, peggio, un tiranno. Non sentirà che c’è una linea che separa la sua generazione dalla tua e crescendo non ti percepirà come riferimento solido a cui poter fare riferimento.

TU SEI PORTATORE DI UNA DIFFERENZA. Per crescere occorre sapersi aprire all’altro, perché non bastiamo a noi stessi. La madre anticipa il bisogno ma tu no, sei lo straniero con il quale occorre sforzarsi per farsi comprendere. A questo scopo tuo figlio imparerà l’arte della comunicazione, della mediazione e della tolleranza. Imparerà a collaborare, ad appartenere, a scegliere.

NON SEI COLUI CHE SODDISFA IL BISOGNO DI SICUREZZA e DIPENDENZA, BENSI’ COLUI CHE FAVORISCE LA SUA LIBERTA’, CHE LO AIUTA A RIVELARSI A SE’ STESSO. La “responsabile della sicurezza”, nell’Impresa Famiglia, è la madre. Se il bisogno di dipendenza e rassicurazione è prevalente nei primi mesi e anni di vita di tuo figlio, via via è importante favorire L’ESPOLORAZIONE, L’APERTURA AL MONDO e l’AUTONOMIA. Questo è il tuo ruolo. In molti casi ciò significherà dover contenere la madre affinché con la sua ansia iperprotettiva non impedisca a vostro figlio di correre dei rischi e di capire, attraverso sacrosanti errori e fallimenti, chi è e cosa vuole. Non si tratta di criticare la madre, ma di supportarla nel percorso di separazione da vostro figlio, nell’attraversamento dell’angoscia e della paura che in alcuni casi lei potrebbe provare. In altri casi, sarai colui che permetterà la discontinuità, la sconfitta, l’errore, l’erranza, la perdita, il dubbio, l’indecisione, l’ambivalenza, le scelte sbagliate, la delusione. Perché occorre perdersi per potersi ritrovare. E’ proprio la garanzia della tua presenza che permetterà a tuo figlio di affrontare tutto questo.

Per questo motivo:

SEI IL CUSTODE DELLA PROMESSA. Da te non ci si aspetta che tu sappia tutto, ma che tu sappia sopportare l’ansia dell’attesa che tuo figlio divenga se stesso nel corso degli anni. Tu sei il ponte che permette a tuo figlio di attraversare il suo caos. Per questo motivo non ti precipiti a rassicurarlo o a rassicurarti, ma tolleri la confusione ed il vuoto di alcuni momenti.

SEI IL SUO PRIMO SFIDANTE. Rappresenti la prima palestra della sua vita in cui sperimentare il proprio valore, misurare le proprie capacità, guadagnarsi stima e fiducia sulla base dei comportamenti messi in atto, ricevere riconoscimento per la capacità di attraversare le sfide e sopportare la paura (che è l’essenza del coraggio!). Soprattutto sei il primo a creare situazioni di conflitto affinché tuo figlio impari a sostarci, imparando l’esercizio della forza, del confronto, della politica e della ricerca.

SEI UN SOMMINISTRATORE DI REALTA’ e GIUSTIZIA. Somministri la gratificazione e la frustrazione in maniera sostenibile, per aiutarlo a costruire una sorta di sistema resiliente che gli permetta di sentire di poter stare nelle fatiche della vita con un senso reale di sé e delle proprie capacità.

SEI COME UN INSEGNANTE DI SURF ESISTENZIALE. Oltre ad insegnare a nuotare, potresti insegnare a tuo figlio l’arte del Surf, ovvero a saper cavalcare i su e giù della vita senza perdere la speranza ma anzi, scoprendo in quest’esperienza qualcosa che lo mantenga in contatto col sentirsi vivo, sempre, anche nei momenti più bui quando ci si sente travolti. Saper risalire sulla tavola di surf significa, stando nella metafora, sentirsi abili a rispondere alle cose della vita. Questa è l’essenza della responsabilità.

SEI IL SUO PRIMO MAESTRO DI VITA, IL SUO INIZIATORE. Costruisci “cantieri di esperienza” dentro i quali tuo figlio possa fare esperienza di sé. Fa che ogni occasione, un pranzo, un viaggio in treno, un giro in bici, la visione di un film non sia solo un momento di svago ma un momento per raccontargli i tuoi apprendimenti e le tue esperienze, per insegnargli la capacità di reggere la sofferenza e la sconfitta, la forza di iniziare le cose, l’investimento nei sogni e nei desideri.

SEI IL TESTIMONE DELL’ESSERCI NEL MONDO, come quando è nato e l’hai con orgoglio mostrato al mondo.

SEI IL SUPPORTO ALLA SUA LIBERTA’ ESPRESSIVA, facendogli da specchio ai suoi talenti e alle sue ambizioni. Fagli sentire il permesso a fare cose più grandi di quelle che pensa di essere in grado di fare. INDICAGLI LA VIA!

SII IL CUSTODE DELLA SUA UNICITA’ AIUTANDOLO A PENSARSI IN RAPPORTO CON LA SUA MORTALITA’. Pensare che la vita ha un termine spinge tuo figlio ad alimentare la grinta, a cercare di confrontarsi con esperienze nell’inevitabile incertezza di non sapere ancora chi vorrà essere. Non essere colui che ha risposte a tutto, ma colui che offre credito, supporto, fiducia nei diversi momenti in cui tuo figlio si esprimerà attraverso le scelte.

MOSTRAGLI LA TUA UMILTA’ E VULNERABILITA’, perché possa imparare a fare altrettanto scoprendo che è dalla propria umanità che nasce la forza più grande RACCONTAGLI IN MILLE MODI DIVERSI E QUOTIDIANAMENTE PERCHE’ IL SUO ARRIVO NELLA TUA VITA E’ STATO PER TE UNA BENEDIZIONE.

E’ GRAZIE AL VIAGGIO CHE FARAI STANDO ACCANTO A TUO FIGLIO, CHE POTRAI ABBANDONARTI FELICE ALLA MORTE, QUANDO ARRIVERA’ IL TUO TEMPO.

BUON NATALE PAPA’

3 pensieri riguardo “Essere Babbo, non solo a Natale. Cosa fa di un papà un padre.

  1. SSIII !! dovremmo essere DA BUON ESEMPIO… LORO CI GUARDANO, CI OSSERVANO CI COPIANO…. questa per me è una grossa preoccupazione…. man mano Sofia cresce… mi chiedo;: se questo mio Esempio non sia per Lei un cerchio chiuso e mono direzionale… sono troppo in discussione… mi chiedo: se potrò essere un buon padre per Lei?? riuscirò a tenergli testa.??..mi preoccupano i suoi futuri 18 anni… Lei avrà la cultura per rispondersi da sola…?? GRAZIE GLORIA… i Tuoi scritti mi.. fanno riflettere e mi mettono un po di ansia .. ma va bene così… non cè sera che dia una sbirciatina al Tuo sito.. Buona serata e di nuovo GRAZIE. Sandro. BUON NATALE a Tutti VOI e anche alle mamme che fanno da Papa… un abbraccio virtuale…

  2. Meraviglioso e commuovente. Grande guida Gloria, la funzione paterna di questo articolo nei confronti dei potenziali padri é potente!

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