Un fiume piatto che ogni tanto straripa: l’ipertensione.

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Martedì ore 18.15

Luca.

“Ho voglia di vivere, di viaggiare, di sentire intensamente l’energia. Non vado in vacanza da anni. Non scio più, mi ritaglio giusto il tempo per il cavallo, ma avrei voglia di essere vivo” mi racconta annoiato ma ancora speranzoso Luca.

“Sta dicendo che vorrebbe tornare a sentire le emozioni?”

“Da quando sono sposato, non lo faccio più perché mia moglie ama la casa e il riposo. Io invece sono sempre attivo. Non abbiamo figli, abbiamo tutte le possibilità economiche e il tempo per goderci la vita e non lo facciamo perché lei vive come se fosse già anziana” mi dice con rabbia e rammarico. “ E poi io da sempre lavoro tantissimo, ho molte responsabilità, l’azienda, l’altro lavoro, i pensieri. Io devo fare sempre tutto bene e non torno a casa prima di aver finito”.

Luca, 47 anni uomo benestante e intelligente, proprietario di un’azienda, lamenta il suo essere finito in un matrimonio che da anni lo castra e gli impedisce di sentirsi giovane, vivo e soddisfatto.

“L’unico momento in cui sento di esserci è la domenica mattina in cui esco con Sam, il mio purosangue arabo, e galoppiamo per lunghi tratti. “Sento il suo galoppo così intenso, la velocità mi fa battere il cuore, l’adrenalina mi riempie.” Si libera forza mentre lo racconta, sento per la prima volta passione nell’intensità della sua voce.

I battiti del cuore di Luca si connettono con il ritmo degli zoccoli sul sentiero sabbioso che dal maneggio lo conducono alla libertà, alla vita pura. Sente la vita sul dorso di Sam e la respira mentre a velocità fortissime lascia che il suo cuore esploda senza bloccarlo. Senza frenarlo.

“Le ho mai detto che ho anche la passione per le auto? Io amo andare veloce” mi confessa sorridendo.
“Forse è un modo per permettermi quell’adrenalina che non posso mai vivere” ride. Sa tutto prima che io intervenga.

“La velocità è certamente un acceleratore di battiti, fisica ma anche metaforica, quando corriamo abbiamo bisogno di maggiore afflusso sanguigno. E quando andiamo veloci sentiamo il cuore in gola. Non pensa che il suo Sam incarni l’istintività pura, il purosangue sotto le sue gambe non si trattiene, non si ferma a pensare di aver voglia di vivere. Corre, salta, suda, si rotola, si impenna e lascia battere il suo cuore. Quando è con lui il vostro cuore batte insieme vero?

“Sì, solo la domenica mattina, solo con lui.”

“Le ho mai detto che da qualche anno soffro di ipertensione?” si svela ancora.

Il suo inconscio si fida di me. Mi ha sempre aiutato molto in questo anno di lavoro terapeutico. E aiuta moltissimo lui.

L’ipertensione arteriosa è una condizione clinica in cui la pressione del sangue nelle arterie della circolazione sistemica risulta elevata. Ciò comporta un aumento di lavoro per il cuore. La pressione arteriosa è riassunta da due misure, sistolica e diastolica, che dipendono dal fatto che il muscolo cardiaco si contrae (sistole) e si rilassa (diastole) tra un battito e l’altro.

Consideriamo che dal punto di vista simbolico il sangue rimanda analogicamente alla dimensione “libidica” ovvero all’energia psichica, il sangue infatti è un fluido vitale che porta nutrimento a tutti gli organi, ma soprattutto deve essere contenuto all’interno del sistema circolatorio e mosso da un organo centrale, il cuore.

Una lettura psicosomatica e simbolica di questa patologia rimanda alla tendenza al soffocamento delle emozioni e alla necessità di assumersi in grande misura doveri e responsabilità mettendo a repentaglio il nostro sistema cardiovascolare. Le emozioni soffocate si traducono in una costante pressione interna che, non trovando vie di sfogo, è destinata solo ad aumentare il rischio ipertensione. La situazione di frustrazione affettiva che Luca da anni vive l’ha portato ad un conflitto psicologico tra il desiderio di ribellarsi, liberarsi e la paura delle conseguenze, della solitudine che affettivamente non è in grado ancora di sostenere. Conflitto spostato a livello somatico interpretabile come la paura di Luca che il suo desiderio di affermarsi e realizzarsi sfondi gli argini, ovvero i suoi rapporti familiari. In questo la metafora del fiume che straripa: il super-controllo ogni tanto viene abbattuto, come l’argine di un fiume, da un flusso di emozioni incontenibili che portano a scoppi d’ira e a reazioni sproporzionate allo stimolo che le ha scatenate. In realtà a farlo scattare è un accumulo di tensione ed energia che diventa incontrollabile.

In famiglia, al lavoro e nel tempo libero, il ruolo di Luca “deve” essere sempre attivo. Così egli evita di abbassare le difese, di lasciarsi andare e di farsi sorprendere dalle emozioni che nello stesso tempo desidera. La dimensione del fare è dunque una difesa dalla passività, intesa come assenza di controllo. Il temperamento di chi soffre di ipertensione sarebbe portato alle emozioni forti, ma la paura di ritrovarsi in un vortice inarrestabile raggela anche il più caldo dei moti. È allora che la pressione rischia di raggiungere forti picchi.

La comparsa dell’ipertensione nella vita di Luca può dunque essere espressione di una forte negazione e repressione di istanze aggressivo-assertive ma anche il segnale della presenza di una forte intensità emozionale da mettere il paziente in crisi rispetto al suo futuro e alle sue risorse realizzative. Ed è proprio da questo squilibrio tra spinta e repressione che nasce l’aumento della pressione sanguigna.

E’ quindi necessario nel suo percorso che Luca impari a rompere gli “argini” che ogni giorno si impone e che restringono il fluire della vita mettendo in primo piano le emozioni. Far battere il cuore vuol dire salvarlo, in primis dall’ipertensione.

Il lavoro con Luca è la costruzione della sua possibilità di rinunciare all’ordine e alla disciplina per concedersi un pizzico di sana follia, che consenta al sangue di pulsare e di nutrire il cervello con il combustibile di cui più necessita: stimoli nuovi, piacere, relax, apertura verso nuovi incontri e nuove esperienze. È il prendersi “l’ora d’aria” che aiuterà ad allentare la gabbia in cui Luca rimane e lasciare che insieme al sangue scorrano le “emozioni salva-vita”, fondamentali contro l’ipertensione.

“Ho fatto un sogno dottoressa” accenna prima di uscire dalla stanza.

“Sciavo a tutta velocità per la città, non mi importavano i segnali stradali e le fermate. Io correvo a tutta velocità, ridevo, stavo bene”.

“Ed ha sentito il cuore battere?”.

“Sì, era bellissimo” sussurra.

“Forse il suo inconscio la sta guidando alla ricerca di quel che le serve per tornare a sentire. Si ascolti. E vada a sciare se può.”

Mi Sorride mentre scende le scale correndo.