Un lupo vestito da agnello. Il prurito tra desiderio e rabbia.

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Venerdì ore 9:

Paola si siede sulla sedia in plastica verde che ho di fronte ed esordisce con un timido: “ sono stanca di essere buona”. Un avvio preciso e promettente rispetto alla domanda penso, immaginando la sua fatica.

Indossa una tuta nera un po’ sgualcita e ha un coda spettinata. Paola ha 61 anni ed è una lavoratrice instancabile. Viene in terapia perché si sente confusa e affaticata dalla sua vita stessa.

Mi racconta di una storia fatta di sacrifici enormi per mantenere la figlia con un importante disturbo di salute e un ex marito distruttivo che per anni l’ha svalutata e usata. Si occupa dei nipotini piccoli come se fosse la madre e passa la giornata a correre da una casa all’altra facendo pulizie, badando agli anziani e nel tempo libero aiuta le persone sole nelle case di riposo come volontaria. Convinta religiosa all’interno di una congregazione, sente che deve necessariamente salvare il mondo perché è la sua missione.

Vede un gattino per strada lo accudisce, combatte guerre per impedire agli esseri umani di subire ingiustizie, nonostante le sberle e le botte della vita continua ad aiutare chi l’ha ferita e usata in modo totalizzante.

Durante i colloqui sento un’enorme fatica, la immagino trascinarsi esausta per le vie del paese facendosi carico di pesi che la stanno consumando. Bellissima donna, con due enormi occhi blu, ma spenti, fissi e infelici.

“Perché lo fa?” Esordisco ad un certo punto quando l’intensità del suo “altruismo” mi fa percepire un carico che mi appesantisce solo al suono.

“Sono i miei valori, a me fa stare bene aiutare gli altri, sono una persona altruista, non posso fregarmene del male, del dolore, degli esseri umani”, ribatte.

Mentre parla noto che spesso piega le mani e si gratta le nocche intensamente. Le mani sono rosse e secche. Le tiene chiuse a pugno per tutto il tempo e se le sfrega.

Non posso non farle notare questo atteggiamento.

“ Non so, ho una specie di prurito costante, il medico mi ha dato delle creme lenitive. Potrebbe essere dermatite”.

Il prurito esprime un fermento interno che richiama l’attenzione su determinate parti del corpo.

Nelle espressioni si usano frasi come “mi sono tolto tutti i pruriti”, oppure si parla di “una persona pruriginosa” viene dato così al prurito, nell’inconscio collettivo, una valenza di voglie o desideri inespressi. Talvolta sono legati ad un vissuto che contiene un senso di “peccato” o di fantasie proibite, quindi un desiderio represso dal proprio censore interno.

Sondando l’area del piacere e dei desideri Paola si vergogna molto e afferma “da quando mi sono finalmente separata non ho più voluto alcun uomo della mia vita. Mi sono dedicata agli altri”.

“ Non si è più concessa di appagare i suoi desideri? Di fare un viaggio, di essere invitata a cena, di ricevere un complimento, di fare l’amore, di fare una passeggiata al tramonto”? Chiedo provaocando in lei l’immagine di qualcosa che ha spinto via ogni volta dal suo immaginario.

“No. Queste cose credevo fossero inappaganti e futili”. Parla al passato come se oggi, il fatto di essere qui e di guardarsi da fuori attraverso i miei occhi che le rispecchiano, sapesse già che forse meriterebbe anche lei uno spazio di godimento egoistico sano, e che i suoi desideri potrebbero trovare uno spiraglio di possibilità.

Una forte rabbia, grandi contrarietà vissute che per vari motivi non è riuscita a esprimere, affiorano come sintomo bruciante. Spesso il prurito esprime insofferenza ed esasperazione verso una situazione specifica o verso modi di vita in cui ci troviamo costretti e da cui ci sembra di non poter uscire.

“Paola, cosa fa lei con le mani?” domando.

“Tutto…pulisco, lavo, stiro, aiuto i nipotini con i compiti, prego, leggo, mangio…” concentrata sul fare, sul riempire la sua vita di gesti per gli altri.

“Cosa fanno le altre persone con le mani secondo lei?”

“ Come me credo”. Risponde negando totalmente una dimensione relazionale che potrebbe essere fonte di paura, vergogna ma anche di profonda rabbia per il desiderio che non si concede.

“ Lei con le mani aiuta. Le dà una mano a tutti appunto. E a lei chi dà una mano?

Passa qualche secondo mentre lei fissa un punto fuori dalla mia finestra. Si riempiono gli occhi di lacrime.

“Nessuno, non c’è nessuno che lo può fare, sono tutti fragili attorno a me”. Apre alla fatica.

“ Beh le persone attorno le ha scelte e continua a sceglierle lei. Se sono fragili loro, deve essere forte lei”, è logica ironizzo. “ E allora perché le sceglie fragili?”… così può continuare a concedersi di non realizzare il suo desiderio di andare a vivere al mare?” domando retoricamente.

“ Sa che con le mani si possono accarezzare le persone, abbracciarle, baciarle, dare anche delle sberle simboliche, allontanarle, proteggersi, coprirsi, svestirsi, unirsi…”.

Con le mani ci si esprime.

Ma il bisogno va riconosciuto a livello psichico, va reso cosciente altrimenti le mani continueranno a “prudere”come se stessero trattenendo fortemente un desiderio. Che sia di vicinanza, che sia di repulsione e rabbia.

Paola un giorno arriva al colloquio con un salmo religioso che vuole regalarmi come pensiero della giornata.

Dopo aver ringraziato la porto violentemente alla realtà da cui continua a scappare.

“Paola che desideri ha oggi? Oltre al mio bene, cosa sente di volere intensamente? Sente un episodio di rabbia profonda da cui non riesce a liberarsi? Ci sono relazioni o rapporti che la stanno infastidendo al punto da farle del male? Cosa la sta irritando sul piano delle relazioni tra mani? silenzio. Lacrime infinite.

“E cosa la sta facendo sentire in colpa per tutto quello che sente adesso mentre è in silenzio”.

Un assedio necessario il mio. Un’esplosione indispensabile la sua.

Paola inizierà ad affrontare giorno dopo giorno a piccole dosi i suoi piaceri, i suoi piccoli sogni, i confini con il mondo che aveva perso, a negarsi a chi le fa male. Paola affronterà il suo lupo interno che per mesi aveva vestito da agnello rendendolo docile. Paola temeva uscisse tutta la sua ferocia per gli anni in cui non è stata vista e non si è vista.

“Impareremo insieme ad addomesticare il lupo” scherzo… “ma non troppo”.

Oggi Paola si è licenziata dal lavoro perché pensa di avere già faticato tanti anni.

Si è comprata un piccolo appartamento al mare dove andava da piccola.

Si occupa dell’orto da cui trae buoni frutti. Per se stessa.

E proprio oggi indossa un abito verde aderente.