Scorgere la tristezza al di là della rabbia: aggressività e depressione nei bambini e negli adolescenti

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Quando sentiamo la parola depressione, pensiamo generalmente ad un problema che riguarda solo gli adulti, e facciamo fatica ad immaginare che anche un bambino o un adolescente possano essere afflitti dal male di vivere.  Credo che ciò avvenga perché come adulti non siamo avvezzi ad ipotizzare che anche un bimbo possa sentirsi estremamente triste, scoraggiato ed insoddisfatto di sé stesso e del mondo: l’immagine del cucciolo d’uomo necessariamente entusiasta della vita, carico di curiosità e di apertura nei confronti della realtà ci appartiene culturalmente e biologicamente anche perché rassicurante e confortante, soprattutto se pensiamo alla pulsione radicata in tutte le specie viventi a proteggere i piccoli e ad evitare loro qualunque forma di sofferenza e dolore.

Fatichiamo a pensare ai bambini depressi anche perché la depressione si manifesta in loro spesso in modo diverso da come si manifesta negli adulti: se un adulto depresso ha un umore costantemente basso, piange e si trascura e ritira, un bambino portatore della medesima afflizione d’animo si mostra più di frequente arrabbiato ed irritabile, talvolta polemico, e non fatichiamo ad etichettalo come “capriccioso”.

Nei casi di maggior sofferenza, un bambino depresso può diventare vistosamente aggressivo, e mettere sia sé che gli altri in pericolo con il proprio comportamento. Mi capita quasi quotidianamente di incontrare bambini ed adolescenti che hanno intrapreso la strada dell’aggressività e della violenza, spesso anche nei confronti dei propri genitori e dei pari: conoscendo loro e loro storie quasi sempre scopro che queste sono costellate di traumi relazionali e lutti, cui hanno reagito fisiologicamente con tristezza e paura, che però, per poter sopravvivere psicologicamente, non possono mostrare in modo diretto, ma solo attraverso una corazza esterna di rabbia ed aggressività. La paura e la tristezza sono infatti emozioni che ci fanno sentire estremamente deboli ed  impotenti, e spesso, non solo i bambini, ma anche a noi adulti, le tramutiamo in rabbia e violenza che, nonostante ci facciano comunque soffrire, hanno il vantaggio di farci sentire forti ed attivi, capaci di padroneggiare e controllare la situazione.

Penso a Susanna, 15 anni e già autrice di reati anche violenti, la quale, dopo alcuni mesi di terapia, riesce a raccontarmi la sua tristezza ed il suo terrore di fronte alla prospettiva che il crescere le impone di separarsi da una mamma simbiotica, oppure ad Edoardo, 8 anni, il quale, dopo quasi un anno di terapia in cui ha rappresentato nel gioco scenari di attacchi e violenza, chiede di poter giocare ad inscenare funerali e sepolture, comunicandomi la sua disponibilità a deporre l’ascia di guerra e ad iniziare il percorso di elaborazione dei numerosi lutti che le separazioni precoci dei suoi primi anni di vita gli hanno imposto.

I bambini e gli adolescenti aggressivi e rabbiosi sono difficili da gestire, e come adulti ci pongono costantemente alla prova, sfidando al massimo la nostra pazienza e la nostra tolleranza alla frustrazione, talvolta addirittura ci fanno paura e ci disorientano, facendoci sentire impotenti. Credo che quando un bambino o un ragazzo ci fa sentire così, voglia in realtà condividere con noi il suo personale senso di impotenza, la sua tristezza e la sua paura, facendo sentire anche a noi quelle stesse emozioni da cui per primo si sente attanagliato. I bambini che mostrano le unghie ed i denti per nascondere ferite ed amputazioni, si sentono spesso cattivi e sbagliati: ho sperimentato più e più volte come abbia per loro un potente effetto lenitivo il comunicargli che non sono bambini cattivi, che i bambini cattivi non esistono, ma che esistono solo bambini tanto tristi ed arrabbiati. In questo modo gli dimostriamo che siamo in grado, come adulti, di scorgere la loro tristezza e depressione oltre la facciata pungente e spigolosa che ci mostrano, e che siamo disponibili a sostenerli, facendoli sentire riconosciuti nella loro esistenza.