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L’angoscia della prima volta (over 30 e vergini)

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Il lavoro di terapeuta mi garantisce la possibilità di entrare in contatto con situazioni di vita, eventi, dinamiche che altrimenti rimarrebbero nell’ombra, ben nascoste, così come misteriosi e poco visibili sono i narratori di queste storie.

Questo articolo sulla prima volta non vuole parlare di giovani adolescenti alle prese con la scoperta della loro sfera sessuale. Argomento notevole, di grande attualità, che spazia dalla piccola scala del caso singolo fino ai macrotemi della sociologia. Tema su cui finirei col fare compagnia ad una grande massa di informazioni.

Il caso mi ha posto davanti ad una sfaccettatura meno pomposa e più sommessa della questione, quella di uomini adulti, over 30, che alla tanto agognata prima volta non sono ancora arrivati.

Sono abbastanza numerosi, più di quanto si possa immaginare o più di quanto il pensiero comune arrivi ad elaborare.

 

Le motivazioni di questo “ritardo” sulla media della prima esperienza possono essere le più svariate. Sicuramente una grande timidezza di fondo e, a mio parere, una difficile accettazione da parte del gruppo e, soprattutto, uno scarso se non assente successo con l’altro sesso, durante la prima adolescenza.

È molto frequente, credo ognuno di noi possa trovarne un esempio vicino a sé, incontrare dopo anni i compagni di classe più “cool” delle scuole medie. Non tutti hanno mantenuto la prestanza di un tempo. Imbolsiti, calvi, non certo degli adoni, eppure ancora quegli spacconi sicuri di sé di un tempo. Soprattutto carichi di un certo fascino e una poco spiegabile attrattiva ed efficacia verso il mondo femminile. Le idee di noi che ci facciamo precocemente si fissano e diventano ruoli, copioni di vita che ci intrappolano.

Ecco che allora, i nerd, gli “sfigati” che nel frattempo sono diventati uomini, si trovano intrappolati in un’idea di sé cristallizzata e ferma a quel momento storico, spaventati dalle relazioni e angosciati dal farsi avanti con una donna. Terrore del rifiuto, dell’umiliazione, il ricordo sempre fresco dell’emarginazione e della presa in giro.

Più il tempo passa, meno ci si fa avanti. Più occasioni sfumano, più ci si ritira. La verginità diventa un enorme stigma che non fa altro che appesantire l’idea di valere poco, di non avere speranze già presente in loro. E’ come se girassero per il mondo con una t-shirt con la scritta “37 anni e 20 giorni vergine”, un mondo da cui non si aspettano altro che incomprensione e rifiuto. La brama e l’ansia della tanta agognata prima volta, diventano esse stesse il principale motivo del mancato successo con le donne.

 

Eppure sono uomini sensibili, per lo più colti, con interessi particolari e magari un abbigliamento stravagante, forse non sempre azzeccato ma, almeno, originale.

Uomini invisibili, non visti da quelle donne che, magari, non perdono occasione per lamentarsi e sottolineare la mancanza di tatto, attenzione, sensibilità degli uomini che le circondano e di cui si innamorano o credono di.

 

Credo che la psicologia e la terapia possano farsi promotrici di benessere anche contribuendo alla creazione di ambienti, spazi di incontro, situazioni protette in cui ci si possa muovere liberamente, eliminando il fastidioso e sempre più attuale problema del giudizio e della competizione. Un’area di benessere in cui essere semplicemente se stessi, ed essere accettati.

A chiunque si riconoscesse in questo scritto mi sento di consigliare di buttarsi alle spalle il passato, di uscire, di osare, di cercare spazi di espressione ed incontro che siano veicolati da prassi e attività in cui possano sentirsi forti e a proprio agio.

Detto banalmente un nerd avrà incontri più fortunati ad un cineforum di fantascienza, che non all’Hollywood di Milano. A volte l’ostinazione di cercare donne di un certo tipo, da cui la badilata in faccia è prevedibile al 99%, è un altro modo per confermarsi l’idea di base del non valere nulla, del non avere fascino.

Ognuno ha fascino, ognuno di noi è attraente e la fiducia in sé fa la differenza. Banalità colossale, questa ma voglio essere chiaro e diretto in questo articolo.

Meno banale è segnalare come questa fiducia si costruisca stando con l’altro, cercando gli spazi e i momenti giusti e non contando solo sulle proprie forze. Se la dimensione del gruppo ha minato la stima e la fiducia, sarà proprio il gruppo lo strumento più potente, seppur il più spaventoso, per riacquisirla.