Caro Babbo Natale,
questo è il mio terzo Natale e a dirti il vero non so se noterò la differenza rispetto al resto dell’anno. Io vivo nel clima Natalizio da sempre e a dicembre sarò esposto agli sguardi degli estranei più del solito.
Vuoi sapere come questo sia possibile? Perché sono un bambino Social!
Non ero nemmeno nato che tutti mi avevano già visto nel pancione della mia mamma e avevano già iniziato a farmi regali e complimenti!
Dacché si è saputo del mio arrivo su questa terra, sono stato ripreso e fotografato ogni giorno, più volte al giorno e persino di notte. E’ come se la gente che guarda i post dei miei genitori sapesse prima di me, perché io sono troppo piccolo e avrò solo qualche ricordo di questo periodo della mia vita, come è stata la mia infanzia. Insomma ci saranno persone che sapranno cose di me che io non saprò mai, perché non credo che potrò guardarmi a dieci, quindici, vent’anni la produzione fotografica quotidiana dei miei: si tratta di una mole immensa di materiale!
Nella testa di chiunque mi guardi sui profili social dei miei genitori, io sono un bambino bello, fortunato, felice e soprattutto amato, molto amato. Sono ricoperto da una valanga di affetto. O dovrei dire travolto? Tu che conosci bene la neve, sai bene, babbino di rosso vestito, che una valanga, è pur sempre una valanga. Ed io non sono consapevole, per ora, degli effetti che tutto questo avrà su di me quando crescerò.
Ti immagini? I miei compagni di scuola potranno accedere ad una vastissima banca dati, sapranno tutto di me e si faranno un’idea di chi io sia ancora prima di conoscermi. Magari useranno qualche foto o qualche video per prendermi in giro.
Mettiti nei miei panni, caro Babbo Santo, tantissime persone nel mondo sanno cose di me che ancora io non so di me stesso. Scusa il giro di parole! Sanno come sono nato, hanno visto le facce dei miei genitori prima, durante e dopo il parto.
E’ come se la mia vita fosse degli altri prima che di me stesso!
Immagino che tu capisca di cosa parlo, perché hai addosso gli occhi di tutto il mondo e anche tu, come me, vieni messo un pò ovunque, perfino nei film di sesso! Mi hanno detto che anche io potrei finire su qualche sito per pedofili, ma non ho capito cosa siano i pedofili. Credo che siano dei mostri cattivi che fanno cose brutte con i bambini. Caro Babbo, tu hai mai paura di quello che gli altri fanno della tua immagine, della tua faccia gentile e piena di bontà?
Penso che ci siano anche due fondamentali differenze tra me e te. La prima è che tu subisci questa esposizione solo in un periodo dell’anno, mentre io non ho mai tregua. La seconda, ben più importante, che tu sei diventato quello che sei da adulto, anzi da anziano. Io no, non ho potuto scegliere e devo subire un’esposizione quattro volte la tua!
Io non conosco la realtà della vita e delle persone che mi osservano tutti i giorni dai loro cellulari: perché loro possono sapere di me ed io non posso sapere di loro? Della realtà in cui vivono? Penso che un giorno scoprirò che il mondo a cui appartengo è uno posto per una piccola minoranza di umanità e credo che quel giorno non sarà un giorno felice per me. Non sarà facile scoprire che io sono una sorta di reincarnazione del bambino felice, di quello che tutto ha ricevuto e che avrà la via spianata per qualsiasi vezzo. Perché io, amico nonno, rappresento la fortuna che ognuno avrebbe voluto per sé o per i suoi figli. Sono una specie di Bambin Gesù dentro la mangiatoia mediatica ( in attesa della crocifissione per compensare tutta l’invidia che i miei genitori hanno alimentato nelle persone giorno per giorno?)
Da quando sono nato ad oggi, sono stati registrati tutti i miei scambi con i miei genitori: le coccole, le pappe, i miei disegni, i miei giochi, le mie conversazioni, i miei pianti, i miei sonnellini.
L’altro giorno sono apparso sui social media mentre mia madre costruiva una tenda per me nella mia cameretta. Gli ho raccontato che la mia amica Carlotta mi ha dato un pugno a scuola ed io ci sono rimasto male. Avrei voluto essere da solo con la mia mamma, e invece c’erano altre persone presenti con quel cellulare in mano, l’oggetto che vedo vicino a me e ai miei genitori da sempre. Il mio racconto era solo per lei, per la mia mamma e nessun altro. Perché lei lo vuol far ascoltare a così tante persone che non incontrerò mai nella mia vita? Perché non tiene i miei doni preziosi solo per sé?
Allora, Babbo Buono e generoso, tu che aiuti tutti i bambini del mondo, ecco cosa vorrei tanto.
Vorrei che il mio faccino sparisse dai cellulari delle persone del mondo. Vorrei non essere sfruttato dai miei genitori per aumentare la loro popolarità e la loro ricchezza. Vorrei conoscere l’intimità ed essere sicuro che ciò che mi accade potrà essere mio e solo mio. Che potrò scoprire il mio passato facendo domande, guardando foto e soprattutto ascoltando i racconti dalle persone che fanno parte della mia famiglia.
Cosa dici? Quello che chiedo si chiama Protezione? Ok, allora portami due sacchi di protezione grandi e tanti piccolissimi. Quelli grandi li diamo alla mamma e al papà, mentre quelli piccoli li distribuisco a tutte le persone che mi girano intorno, che sono sempre tante, per non dire troppe.
Lo so che ti chiedo tantissimo, Babbo buono, e un po’ me ne vergogno, ma io vorrei riavere il diritto non solo alla mia riservatezza, ma soprattutto alla mia invisibilità.
Si caro Babbo, hai letto bene, il diritto all’invisibilità. Come tanti bambini, io ancora di più, sono nato per portare gioia e felicità e soldi ai miei genitori ingordi: ma può esserci peggiore schiavitù?
Non ho idea che ne sarà di me, visto il destino già segnato che mi aspetta di ragazzino cresciuto in mezzo a persone-mai-interessate-a-me-per-ciò-che-io sono ma solo per i benefici che questo potrà loro comportare.
Vorrei che i miei genitori si accorgessero della mia solitudine, della violenza a cui mi stanno sottoponendo e soprattutto del loro abbandono: pensano che darmi ciò che loro più desiderano al mondo, ovvero la ricchezza, la popolarità, l’essere visti, ammirati e invidiati, sia il più grande regalo.
Mentre non sanno che per me è una condanna.
Caro Babbo, io voglio un mondo di bene ai miei genitori e sempre gliene vorrò, vorrei solo che qualcuno li aiutasse a guardare il mondo dal mio lato, perché io vorrei che la mia vita fosse solo mia.
Quindi, dolce nonno con le renne, a Natale rendimi uno sconosciuto, fammi sparire da tutti i social per sempre.
Potrai esaudire i miei desideri e spegnere questa violenza su di me? Se la cosa è troppo difficile, potresti parlare con i Grandi del Mondo che fanno le leggi e chiedere di scriverne una che aiuti i genitori di tutto il mondo a comprendere che queste cose non si devono fare? Che darci alla luce non significa metterci sotto i riflettori!
Grazie, Babbo pieno di grazia, ti voglio bene.
Un bambino Social
p.s. Puoi dire a Gesù che quest’anno non lo metterò nella mangiatoia del magnifico presepe di casa ma che lo metterò in un posto al sicuro che conosciamo solo io e te?
Gloria.
Un nome, un destino. Ma un destino è molto meno naïf di quanto si potrebbe credere a prima (s)vista.
La radice indoeuropea del tuo nome indica sia l’ascoltare che l’essere ascoltati: il sunto cioè della semplice e perfetta grazia di questa lettera a Babbo Natale.
Gloria come ingordigia di fama? Naaah, quella la lasciamo alle tossicosi da followers.
A te, invece, si adatta gloria come l’udito, in tutti i sensi fine, che ascolta il pianto di un povero bambino ricco.
Buon natale, Gloria, e buon natale anche al piccino. Sperando che il Babbo con la slitta ci senta bene come ci senti tu.
Le faccio i miei complimenti… è riuscita a descrivere benissimo la distorsione dei social e l’uso improprio (e devastante) che se ne fa… grazie mille