Quest’anno a Framura ho deciso, nella necessità di essere più agile negli spostamenti, di comprarmi uno scooter. Al negozio la scelta di moto usate era limitata e così mi sono ritrovata uno scooterone enorme. L’ultima volta che ho guidato un motorino credo sia stato più di vent’anni fa in Grecia, ma era un semplice cinquantino.
Quando è stato il momento di salirci per guidarlo mi è venuto letteralmente il panico. A muscoli e nervi tesi l’ho portato da Deiva, dove c’è il negozio di moto, a Framura. Un tempo infinito su una strada asfaltata disconnessa e piena di sabbiolina. Quando sono arrivata viva al parcheggino nella piazza di Costa ero sfinita. Avevo un gran mal di schiena per la tensione e le mani mi facevano male per aver stretto troppo le manopole del manubrio. Mi sono detta che avevo fatto una cavolata ma che poteva essere un’opportunità per fare i conti con la mia paura di perdere il controllo e di farmi male.
La strada da Costa alla spiaggia è un’unica lunghissima discesa piena di curve a gomito. Uno strazio per me. Sebbene mi rendessi conto che andando così super piano (non facevo accelerazioni per quasi tutto il tratto di strada e usavo molto i freni) non avrei fatto altro che aumentare il rischio di cadere, non riuscivo a lasciar andare la moto e a godermi la discesa al mare.
Mi faceva paura la strada, perché vedevo tutte le disconnessioni del pavimento e avevo paura che mi facessero perdere l’equilibrio.
Per qualche pazzesco motivo, però, dopo un po’ che proseguivo nella mia pratica, aveva notato che il ritorno a casa in salita, specie se al buio, andava in modo completamente diverso: ero decisamente più sicura e più agile, quasi andare in moto mi piaceva.
Una sera, dopo un bel po’ di settimane di pratica, sale con me una cara amica.
La sua fiducia incondizionata ed il suo abbraccio erano commuoventi per il sostegno che mi trasmettevano.
Non dimenticherò mai come mi sono sentita ( e come ho guidato!) con il suo canticchiare leggero di sottofondo che faceva da colonna sonora mentre risalivamo nel buio la strada verso casa, dopo una bellissima giornata al mare.
Quella sera ho scoperto due cose.
La prima è che certe strade possono essere percorse solo al buio.
E la seconda è che non sempre possiamo fidarci di ciò che vediamo: a volte dobbiamo fidarci di ciò che non vediamo.
Ma che sentiamo.
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