Immagine di un dandelion - L'ecobiopsicologia - Divenire Magazine

L’ecobiopsicologia

Reading Time: 3 minutes
Il buddhista non crede in un mondo esterno indipendente o che esiste separatamente, tra le cui forze dinamiche egli può inserirsi.
Il mondo esterno e il suo mondo interiore sono per lui due facce di uno stesso tessuto in cui i fili di tutte le forze, di tutti gli avvenimenti, di tutte le forme di coscienza e dei loro oggetti sono intrecciati in una inestricabile rete di relazioni infinite e reciprocamente condizionate.
A. Govinda, I fondamenti del misticismo tibetano, Ubaldini, Roma 1972, p. 89

 

L’approccio Ecobiopsicologico nasce grazie al lavoro del dott. Diego Frigoli, psichiatra e psicoterapeuta, fondatore e direttore della relativa Scuola di Specializzazione in Psicoterapia “Istituto A.N.E.B. – Associazione Nazionale di EcoBiopsicologia”.

L’ecobiopsicologia raccoglie il lascito Junghiano e compie quell’operazione che Jung stesso lasciò ai posteri, ovvero coniugare la sua teorizzazione della psiche con la controparte corporea, o meglio, contemplare corpo e psiche come facente parte di un’unica unità: lo psicosoma.

Jung nella propria teorizzazione si concentrò sulla parte psichica scorgendo, accanto ad un inconscio individuale, uno collettivo, ovvero un inconscio che noi tutti condividiamo in quanto facenti parte la stessa specie: l’essere umano. Nell’inconscio collettivo, per Jung ci sono degli elementi già depositati, ovvero gli archetipi: degli ordinatori del mondo psichico.

Jung fece alcune riflessioni rispetto all’importanza degli archetipi come elementi che agiscono anche sul mondo materiale, sul corpo, ma lasciò tale riflessione in sospeso convenendo che la sua epoca non possedeva ancora i mezzi scientifici adeguati per approfondire tale aspetto.

L’ecobiopsicologia ha accolto l’intuizione junghiana di applicare gli archetipi anche alla dimensione corporea, ma non solo, dato che non si è fermata alla connessione di mente e corpo, bensì alla considerazione di tale unità (psicosoma) all’interno di un contesto (la componente eco-) in cui tutto è interrelato.

L’ecobiopsicologia infatti è una psicologia della complessità tra le cui radici troviamo il pensiero sistemico ed emergentista. Tale pensiero assume la centralità dell’organizzazione e il potere delle relazioni, in antitesi al pensiero meccanicistico, che identificava nella struttura e nella funzione le basi della ricerca e della conoscenza.

Secondo la logica del pensiero sistemico, la conoscenza delle relazioni e delle interazioni tra le parti è fondamentale per comprendere la complessità organizzata delle strutture, per cui a ogni livello di maggiore complessità fanno il loro esordio proprietà emergenti che non esistevano a livello inferiore. Di conseguenza un sistema non è semplicemente la somma delle sue parti, così come l’uomo non è semplicemente la somma dei suoi organi. La mente, o meglio l’autocoscienza, rappresenta la proprietà emergente che si forma ad un alto livello di complessità della struttura corpo/cervello (emergentismo).

Il pensiero sistemico ha avuto una crescente considerazione con la nascita dell’ecologia e del concetto di ecosistema, cioè delle relazioni che legano tutti gli organismi viventi alla Terra, concetto oggi ampliamente sostenuto anche dalla fisica.

L’ecobiopsicologia costituisce un modello della complessità, non solo per quanto già menzionato rispetto alla componente “eco”, ma anche per quella “psico”. Vengono considerate teorie e modelli differenti, per la comprensione della componente psicologica, considerando che ciascuna teorizzazione ha colto un’aspetto che può essere letto in modo integrato agli altri apporti, concorrendo alla costruzione di un’immagine della psiche quanto più possibile complessa e ricca.

L’ecobiopsicologia infatti, nonostante si basi prevalentemente sulla psicologia analitica junghiana, considera anche altri orientamenti e teorizzazioni come la psicologia del Sè; la psicologia delle relazioni oggettuali; la psicosomatica; le neuroscienze; il pensiero orientale ed il simbolismo presente nelle produzioni artistiche.

Ogni modello è legato agli altri da relazioni analogiche che permettono un’amplificazione delle ipotesi di lavoro.

Ogni modello fa da contrappeso ad un altro, permettendo una dialettica dalla quale può emergere un’immagine a tutto campo, quasi “olografica” della persona.

L’approccio ecobiopsicologico mira ad una apertura mentale che predisponga l’individuo ad accogliere ed integrare elementi che, potrebbero apparire discrepanti, se si ci ancorasse ad una univoca teorizzazione della realtà. Spinge a considerare che anche ciò che appare contrapposto lo è solo da un punto di vista concettuale, poiché tutti gli opposti potrebbero essere considerati come poli di una stessa unità, differenti aspetti di uno stesso fenomeno, parte della stessa rete che accoglie tutto.

Bibliografia

◦ Bertalanffy Von L.,Teoria generale dei sistemi, Milano, Mondadori, 1971

◦ Frigoli D., Fondamenti di psicoterapie ecobiopsicologica, Roma, Armando, 2007

◦ Govinda A., I fondamenti del misticismo tibetano, Roma, Ubaldini, 1972

◦ Jung C. G., Opere, 7 Due testi di psicologia analitica,Torino, Boringhieri, 1991

◦ – Opere, 8 La dinamica dell’inconscio, Torino, Boringhieri, 1996

◦ Maturana H., Varela F., Autopoiesi e cognizione,Venezia, Marsilio, 1985