L'autostima delle donne - Divenire Magazine

L’autostima delle donne. Un invisibile percorso eroico.

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La prima nascita insegna alla donna, in base all’ambiente in cui cresce, il modo con cui si sente amata e con
cui impara ad amare gli altri. La seconda nascita, che è lei stessa a produrre, le impone di uscire dalle
relazioni, di affermare se stessa e poi di rientrare nel legame, di ritmare una giusta distanza, un’equazione
fra se stessa e gli altri.

 

Maria Menditto

 

E’ un percorso eroico invisibile quello femminile verso l’autostima. Si tratta di un viaggio, di un percorso di conoscenza del nostro essere che prevede il coraggio e la determinazione nello spogliarci dei condizionamenti culturali, che sono fortissimi, per vestirci delle nostre peculiarità e unicità.

L’eroismo femminile diventa visibile quando osiamo assumerci la responsabilità delle scelte della nostra vita e ci affermiamo nei nostri desideri.

Siamo eroine quando:

  • abbiamo il coraggio di guardare onestamente gli stereotipi a cui ci assoggettiamo e lavoriamo con determinazione per uscire dalle comode trappole dei modelli angoscianti e deprimenti, se non deprivanti, in cui ci chiudiamo.
  • Ci apriamo verso la nostra originalità.
  • Ci appropriamo delle nostre competenze e delle nostre capacità di leadership.
  • Ci permettiamo di essere generative a 360° e non solo o esclusivamente attraverso la maternità.
  • Siamo creative e costruiamo nuovi modelli di successo al femminile che creano discontinuità con quelli al maschile.
  • Ci permettiamo di essere aggressive, nel senso etimologico della parola di “andare verso” ciò che ci sta a cuore e che ha importanza per noi.
  • Ci permettiamo di stare al timone nel mare incerto della nostra vita e di godere della capacità di veleggiare più che di “arrivare”.
  • Smettiamo di confrontarci con le altre e iniziamo a stringere alleanze per perseguire i nostri obiettivi: impariamo a stare in gruppo e non solo nelle relazioni a due.
  • Entriamo dentro la dimensione sottile della nostra bellezza, fatta di presenza e spessore umano ancor prima che di apparenza estetica.
  • Giochiamo e danziamo nei rapporti amorosi senza dipendere da essi per percepire il nostro valore o il diritto di esistere. Nella danza sappiamo dire dei no e dei sì, sappiamo avvicinarci e allontanarci senza che questo voglia necessariamente dire che qualcuno non vada bene.
  • Sappiamo che tutto cambia solo se non ci ingessiamo nelle paure.
  • Sentiamo di andare bene e di essere adeguate anche se diciamo di no alle richieste di cura che ci impongono.
  • Sappiamo attraversare i nostri fallimenti, amorosi, lavorativi, familiari, rimettendoci in gioco e ricominciando da capo con ottimismo, esattamente come fa il nostro utero che si sfalda e si ricostruisce continuamente.
  • Non ci nascondiamo dietro la maternità per evitare i nostri obblighi verso la realizzazione dei nostri talenti o per manipolare o sfruttare economicamente gli uomini ma diamo spazio e sostegno alla presenza dei padri nella vita dei nostri figli.
  • Veniamo a patti con il nostro bisogno di controllare tutto e tutti e impariamo a fidarci degli altri nelle loro differenze e unicità. Impariamo a passare dall’onnipotenza all’Interdipendenza.
  • Lasciamo andare i nostri figli, accettando che per crescere hanno bisogno di tante relazioni significative oltre alla nostra, comprese quelle con persone che a noi non piacciono ma sono significative e costruttive per loro. Permettiamo che facciano degli sbagli e non dipendiamo dai loro risultati scolastici per valutare la nostra capacità genitoriale.
  • Ci prendiamo il tempo di stare da sole senza far niente di utile agli altri.
  • Non ci ostiniamo su un uomo, cercando di cambiarlo o guarirlo per renderlo compatibile con i nostri sogni: accettiamo di separarci da lui senza alimentare scenari violenti o distruttivi per mostrificarlo e giustificare così la nostra resa.
  • Sappiamo nutrire la nostra autonomia NEL rapporto amoroso o amicale e non dipendiamo DAL rapporto: non scappiamo dall’altro ma impariamo ad incontrarlo alimentando quotidianamente la nostra capacità di stare sulle nostre gambe.
  • Smettiamo di torturare gli altri con le nostre insicurezze e fragilità: nessuno potrò mai convincerci che andiamo bene e siamo esteticamente belle se non noi stesse.
  • Sappiamo disobbedire ai ruoli imposti che ci limitano nella crescita e nell’autorealizzazione e sappiamo valorizzare le nostre fragilità.
  • Accettiamo di non essere mai le stesse, che ogni situazione attiva dentro di noi una dea, ovvero alcune caratteristiche femminili e non altre. Sappiamo che la necessità di cambiare d’abito non è legata solo ai vestiti ma alle diverse situazioni del quotidiano.
  • Ci diamo il diritto di rendere visibili le nostre ambizioni, anziché nasconderle perché considerate minacciose per il nostro mondo di relazioni.
  • Affrontiamo la nostra paura di essere estromesse dai legami.
  • Non solo accettiamo le critiche ma ne andiamo in cerca perché le riteniamo dei feedback e non attacchi devastanti alla nostra stima.
  • Anziché praticare il pettegolezzo, apriamo conflitti e manifestiamo apertamente il disaccordo senza temere che tutto si traduca in rifiuto o minaccia. Del conflitto conosciamo l’opportunità di crescita, di conoscenza e di evoluzione del rapporto.
  • Non cercando di ottenere in tutti i modi l’approvazione dell’Altro, usciamo dalla compulsione alla compiacenza, alla falsa generosità e alla “tirannia della bontà”, per cui bisogna essere compulsivamente buone e gentili.
  • Conosciamo e approfondiamo il nostro copione di vita e ci diamo il diritto di recitare commedie e non solo tragedie.
  • Siamo curiose e aggiorniamo costantemente la nostra autorappresentazione per intraprendere nuove avventure esistenziali.
  • Guardiamo alle accuse che rivolgiamo a noi stesse come una forma di autolesionismo in cui ci impegniamo a non amarci, riconoscerci, accettarci. Impariamo ad alimentare la compassione verso noi stesse e quindi verso gli altri.
  • Riconosciamo i nostri meriti e qualità e lavoriamo per farli riconoscere anche agli altri, lottando se necessario.
  • Chiediamo costantemente feedback per avere un’idea sufficientemente realistica delle nostre potenzialità e dei nostri limiti.
  • Ci concediamo il piacere in tutte le sue forme. Approfondiamo e sviluppiamo la nostra sessualità.
  • Lavoriamo quotidianamente per riconoscere e accettare le nostre imperfezioni. Anziché colpevolizzarci per esse, le celebriamo e valorizziamo attraverso l’arte o modi singolari di esistere.
  • Ci esprimiamo.
  • Ci accettiamo e ci riconosciamo nella nostra mutevolezza: siamo essere umani che oscillano, come tutti, tra il bisogno di autonomia e di relazione.
  • Non ci abneghiamo: alimentiamo una giusta distanza fra i nostri bisogni e quello dell’altro.
  • Accettiamo l’imprevisto e lo trasformiamo in una fonte di eccitazione per il nuovo.
  • Riconosciamo nell’errore l’opportunità di errare, nel senso di dover sbagliare per imparare, e di viaggiare.
  • Ci diamo l’opportunità di incidere il tessuto sociale in cui viviamo e di fare la differenza. Partecipiamo alla vita politica del nostro territorio e del nostro paese.
  • Integriamo il nostro lato oscuro e quello lunare per accogliere una conoscenza più realistica ed ampia di noi stesse.
  • Amiamo e favoriamo il cambiamento.
  • Siamo dotate di umorismo e sappiamo prenderci in giro.
  • Ammettiamo che ci piace mangiare e bere del buon vino: a tavola ordiniamo quello che ci piace e non lo facciamo prendere a lui per poi rubarglielo.
  • Sappiamo scegliere e progettare.
  • Sappiamo affrontare la paura della perdita.
  • Ci mostriamo per quello che siamo e non ci vergogniamo se non sappiamo fare una cosa o se la sappiamo fare meglio di un uomo.
  • Facciamo buon uso del nostro intuito e lo mettiamo al servizio della razionalità.
  • Nutriamo un profondo rispetto per la dignità ed il valore della vita umana.
  • Non subiamo gli eventi ma siamo generatrici di cambiamenti.
  • Usiamo la nostra immaginazione e la nutriamo come fonte di ispirazione e benessere quotidiano.
  • Ci permettiamo l’originalità impegnandoci in prima persona per attuare un cambiamento o una soluzione creativa ai problemi.
  • Non abbiamo timore del nostro potere personale perciò ci appassioniamo, ci coinvolgiamo, diamo direzione alle cose, seduciamo.
  • Sappiamo di possedere forza d’animo e ne coltiviamo la memoria per i momenti più bui.
  • Combattiamo e chiediamo aiuto quando ci accorgiamo di essere rinunciatarie, pratichiamo l’invidia passiva e la pigrizia indolente.
  • Ci sfidiamo per uscire dalle nostre aree di confort e imparare cose nuove su di noi e alimentare la nostra autostima.
  • Viviamo nel presente.
  • Diamo un passaggio sul nostro destriero al Principe Azzurro e non lo biasimiamo per essersi perso nella foresta.
  • Siamo solidali con le altre donne e non godiamo delle sfortune o degli insuccessi altrui.
  • Creiamo, alimentiamo e sosteniamo comunità dove prevale il mutuo aiuto.
  • Sappiamo praticare l’arte del compromesso ma sappiamo anche mettere chiare e definite linee di demarcazione e confini. Siamo in grado di capire quando il vaso è colmo e dire “adesso basta”.
  • Rispettiamo e facciamo rispettare il nostro corpo. Non lo sottoponiamo ad inutili torture estetiche o dietetiche, facciamo gli esami di routine, chiediamo ai partener occasionali di usare il preservativo, valorizziamo il nostro corpo con begli abiti, ci diamo il permesso di avere uno stile.
  • Crediamo con tutte noi stesse in una persona e forniamo il nostro supporto.
  • Ci permettiamo un modo unico di amare anche se non è esattamente quello che si aspetta il nostro partner da noi.

Tutto questo con un unico scopo: avvicinare l’idea che abbiamo di noi stesse a ciò che realmente siamo.

Sapevi di essere un’eroina?

Buon Otto marzo

3 pensieri riguardo “L’autostima delle donne. Un invisibile percorso eroico.

  1. Grazie Gloria. Tutte le frasi sono da rileggere e da rileggere in continuo. Bravissima.

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