Echi della quarantena-Divenire Magazine

Dire di no. Piccole storie di cambiamento.

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Maria arriva trafelata, si butta sulla poltrona, mi guarda e dice trionfante:

– Ce l’ho fatta! Ho detto di no all’ennesima richiesta del mio capo.

Per quello che mi ha raccontato di sé e per l’eccitazione evidente che ha invaso la stanza, so che questo è un traguardo per Maria. Ma visto che è qui, che è nella stanza della scrittura che ha deciso di portare quanto le è accaduto, vorrei che di questo suo traguardo ne serbasse traccia. Le propongo un piccolo esercizio:

– Sento che ha molta voglia di raccontare ciò che è successo ma le chiedo di portare pazienza e di cominciare subito a scrivere, tenendo per dopo il racconto.

– Dipende da cosa mi propone, risponde lei.

Compare subito Il fantasma della “maestrina” che non vuole perdere nemmeno un momento del tempo dedicato alla consegna e che deve rispettare lo schema del percorso accuratamente preparato, ma con esso arriva anche una risonanza profonda, è quel dire di no che ha evocato in me ricordi antichi e recenti ed è su questo che vorrei provare a creare tra di noi una circolarità di scrittura.

Le chiedo di comporre un ologramma dal titolo, “Tutte le volte che ho detto di no”. L’ologramma, (dal greco holos, tutto e gramma, disegno) è una delle molte tecniche usate nella fase ricompositiva delle storie di vita, quella che segue l’emersione dei ricordi e che comincia a dare una forma al racconto di sé. Esso rende approssimativamente l’idea di un’immagine completa ed è efficace per contenere in uno spazio limitato e visibile molti materiali mnemonici diversi.

Maria mi guarda e sorride soddisfatta.

Ci mettiamo all’opera ed io traccio sul mio foglio una forma circolare che divido in spicchi, i frammenti arrivano copiosi, i teneri no dell’infanzia, quelli più aspri e combattivi dell’adolescenza, quelli drammatici dell’età adulta e un ricordo recente, anche il mio riguarda il lavoro, un no faticoso che mi è costato una notte insonne ma che, alla fine, ha prodotto un piccolo cambiamento.

Maria è completamente assorbita, la vedo sorridere tra sé e alla fine il suo foglio è pieno di righe scritte, piccole e fitte, di frecce e di piccoli ovali che contengono blocchi di testo. Decide di leggermene uno:

Dire di no è un’azione e ritrovare dentro di me tutti questi momenti di autoaffermazione è stato molto piacevole. Ho scoperto che il no non è né buono né cattivo, dipende dalle circostanze ma a volte è necessario: per proteggersi, per salvaguardare la propria autenticità e anche per essere fedeli ai propri desideri. Sono anni che desidero scrivere la mia storia, e ora che finalmente mi sono decisa voglio portarla a termine. Dico di no all’ennesima richiesta di extralavoro per dire di sì al mio desiderio e al mio progetto di scrittura.

Ho una forte sensazione di sblocco narrativo, come se in qualche modo il nostro lavoro di scavo e di scrittura cominciasse in questo momento

– Che cosa ne vuole fare del suo testo? Sente di aver concluso la stesura o vuole continuare?

– Lo metterò nella mia autobiografia: in fondo la scrittura è una scelta di libertà e Tutte le volte che ho detto di no sarà un ottimo modo per iniziarla.