La serra. Un nuovo spazio al Divenire.

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Sono un poeta
un grido unanime
sono un grumo di sogni
Sono un frutto d’innumerevoli contrasti
d’innesti maturato in una serra.
Giuseppe Ungaretti

Il nome è venuto subito, appena l’ho vista: “Sembra una serra”, mi sono detta.

La parola ha un grande senso evocativo, per una che ha tra le sue passioni il giardinaggio.

Ho sempre desiderato avere una serra, sin da bambina.

La serra mi evoca un posto appartato dove concentrarsi sull’infinitamente piccolo. E’ il luogo che più associo ad un senso di cura.

Nella serra si fanno nascere germogli, nella serra si riparano le piante d’inverno, le si protegge. Nella serra si curano le piante.

Nella serra c’è luce, c’è calma e pace. Nelle serre è impossibile non assumere una postura reclinata verso il basso, di accudimento, clinè, “reclinato” in francese, “letto” in greco, da cui deriva la parola “clinica”.

I nuovi spazi del Divenire sono a pochi metri da quelli storici. Circa duecento in direzione Bergamo. La nuova struttura si trova al piano terra, nella parte retrostante di una costruzione degli anni 50 che dà sulla via Reich di Torre Boldone. E’ una situazione ideale, che ci ha permesso di non rinunciare alla sede storica per far fronte alle nuove necessità date dallo sviluppo del Centro.

La posizione è quindi protetta, una volta svoltato l’angolo, i suoni si fanno attutiti. Si entra subito in un’altra dimensione di maggior raccoglimento. Il luogo aiuta a disporsi verso noi stessi, fin dai primi momenti.

Come per la sede, abbiamo scelto il piano terra, per avere il maggior contatto con il “sotto”, con le radici sia in termini energetici che simbolici, ovviamente.

Attorno alla Serra c’è un ampio giardino, che abbiamo iniziato a riempire di fiori e piante. E’ possibile goderne da ognuna delle stanze di questa nuova dependance del Centro Divenire.

E’ importante in alcuni momenti del lavoro clinico, infatti, poter guardare fuori dalla finestra e avere un contatto con il verde degli alberi e della terra.

Davanti al centro c’è un’antica strada che porta ad una Villa Storica, la Villa estiva del Carrara, il noto storico dell’arte bergamasco, a cui è dedicata la pinacoteca più importante della nostra città.

E’ un villa disabitata, che regala una presenza di fascino e mistero alla nostra Serra.

La Serra si trova sul confine tra i comuni di Bergamo e Torre Boldone: ho motivo di ritenere che la strada che porta alla Villa Carrara faccia da confine.

I luoghi di confine sono luoghi dal grande potere evocativo ed archetipico. Si diceva che appartenessero ad Artemide, dea ponte tra il selvaggio e il civilizzato.

Il Confine è una terra di nessuno, è ciò che sta nel mezzo. Una striscia in cui non è possibile distinguere ciò che sta al suo interno e ciò che sta al suo esterno.

Il confine è la terra selvaggia dove non valgono le norme dell’uno o dell’altro stato. E’ un luogo dove ognuno deve poter badare a se stesso.

Il confine è uno spazio in cui domina il caos. Il confine è uno spazio neutrale e libero, per questo motivo al confine si incontrano i capi di stato, per attaccarsi o per firmare un accordo.

Il confine è il luogo dove nascondersi, dove sostare quando non sappiamo dove andare, cosa scegliere. Il confine è il luogo di incontro per antonomasia: anticamente i commerci si svolgevano al confine e con le merci si scambiavano parole, usi, costumi. Ci si contaminava. Il confine è il luogo dei reietti, degli esclusi, di coloro che sono stati accantonati, allontanati, scacciati oltre la frontiera perché pericolosi o diversi.

Malgrado il caos che vi regna, il suo essere simile alla condizione originaria del mondo ne fa luogo dove poter ricominciare a sperare, dove cercare una soluzione.

Nella terapia della Gestalt il concetto di confine è centrale: è nel cosiddetto “confine di contatto” che gli esseri umani si incontrano e scambiano qualcosa di autentico e reale. La funzione dell’Io è identica a quella del confine, laddove consente al mondo interno di incontrarsi con l’esterno, e viceversa. Tale funzione non riguarda solo il mondo esterno ma anche con ciò che lo connette con le varie parti come la mente, il corpo, lo spirito e così via. Le interferenze e le interruzioni di contatto sono alla base della lettura psicopatologica e delle modalità disfunzionali con cui un individuo interagisce con sé e con l’ambiente.

Alla serra si accede salendo una scala di pochi gradini protetti che costituiscono una sorta di soglia.

Il mio augurio a chiunque varcherà questa soglia, operatore o paziente che sia, è di sentire ad ogni passo il permesso di affrontare, di oltrepassare lo stato di crisi provocato dal “confine” esistenziale di ognuno e di trovare nella Serra uno spazio dove provare a liberarsi e ritrovare il proprio equilibrio.

Presto faremo l’inaugurazione.