Il ruolo paterno nel femminile: costruzione di modelli e identità

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È ormai evidente ed assodato come negli ultimi cinquant’anni il ruolo dei padri sia profondamente cambiato, come se essere padre oggi significhi essere una sorta di replicante materno: vediamo infatti papà molto abili nella cura dei propri bambini, quasi più competenti delle madri nel cambiarli, nutrirli e portali in giro marsupiati come canguri. Ciò che sembra mancare al paterno del terzo millennio, è la sua presenza come costruttore di identità e autostima per il figlio, e ciò vale non solo nella relazione con un figlio maschio, ma anche con una figlia femmina.

Si è infatti più portati ad interrogarsi sul ruolo e l’importanza del padre nella crescita del figlio maschio, dando per scontato o implicito che solamente questo versante delle relazioni famigliari sia degno di attenzione.

 

Nella mia attività di psicoterapeuta dell’adolescenza, mi trovo spesso a constatare come tante ragazze si trovino ad essere emotivamente smarrite, imbrigliate nel proprio vissuto di diffidenza e sospettosità nei confronti del mondo e degli altri, e come ciò sia spesso connesso ad un vuoto paterno.

Penso a Rita, 17 anni, una storia famigliare e personale costellata da abusi ed abbandoni, fra i quali il più bruciante è quello del padre: il senso di tradimento per essere stata abbandonata, senza comprenderne il perché, da colui che è stato il “primo uomo della sua vita”, la porta ad essere costantemente guardinga nei confronti degli altri, a non riuscire a percepire e cogliere neppure ciò che di buono il mondo e le relazioni possono offrirle. Mi viene poi in mente Sofia, 22 anni, che chiede aiuto perché stanca della relazione con il compagno che percepisce come freddo e distaccato, non capace di darle l’amore di cui sente bisogno, ma da cui non riesce a separarsi: ricostruendo la sua storia scopro che Sofia ha avuto un rapporto splendido con il proprio padre sino all’inizio dell’adolescenza, quando lui, probabilmente spaventato dalla sensualità emergente della figlia, senza che lei comprenda come e perché, inizia a distanziarla ed evitarla, facendola sentire in colpa e sbagliata, attanagliata dall’urgenza di compiacere gli alti e di ottenere conferme e rassicurazioni. Aiuto Sofia a comprendere come nella scelta del suo attuale oggetto d’amore abbia dispiegato il disperato tentativo di recuperare il rapporto con il suo primo oggetto d’amore maschile da cui si è sentita tradita e distanziata, quel padre le cui paure gli hanno impedito di contribuire in modo attivo alla costruzione identitaria della figlia.

Il ruolo del padre è di fondamentale importanza nella costruzione identitaria non solo per il figlio maschio, ma anche per la figlia: se la madre fornisce infatti uno specchio ed un modello di identità femminile, accompagnando ad esempio la figlia – bambina o adolescente – dal parrucchiere o a fare shopping, il padre è colui che riconosce e conferma quel modello e quel rispecchiamento, facendole dei complimenti teneri e affettuosi per come la nuova acconciatura o abito le donano e la valorizzano. Nel fare ciò il padre non solo contribuisce a costruire l’identità ed il Sé della figlia anche nell’accezione della femminilità, ma le fornisce un modello di maschile affettuoso e premuroso, capace di vedere e soddisfare i bisogni dell’altro, aumentando la probabilità che a sua volta lei scelga un compagno di vita con queste stesse caratteristiche. Se ciò non accade il rischio è che il modello di un maschile freddo, distante, incapace di vedere e di sentire, affettivamente cieco e sordo, o francamente maltrattante, venga nuovamente ricercato, da un lato perché l’unico conosciuto e riconoscibile, dall’altro nella speranza che questa volta le cose vadano meglio, che sia possibile scrivere un finale differente.