O sono verme O farfalletta origami
Quando incontro Stefano per la prima volta, mesi fa, è un settantenne dall’aspetto trascurato e dimesso. Sente che ormai dalla vita si può aspettare poco; è in pensione, da poco vedovo, e la figlia «se ha dieci minuti da dedicargli alla settimana è già tanto». Nel corso delle sedute si scopre che di «cose da fare ne avrebbe»: il circolo è pieno di amici che sono pronti a «legnarlo a carte», la biblioteca è lì che lo aspetta tutte le mattine, ma lui non ci va più. Racconta così che diventare bibliotecario “volontario” era stata per lui un’occasione per conciliare la sua passione per la letteratura e il rimanere in attività dopo il pensionamento; anche la rete di amici e la stessa figlia, che ora sembra così assente, gli permettevano di stare «tutto sommato bene».
Porta un certo senso di inquietudine rispetto a questo voltafaccia emotivo improvviso della sua vita: «Quello che mi sembrava vita ora è morte, e con questo intendo, dottoressa, che non ho più voglia di far niente: sono triste, ma prima non lo ero, non mi sono mai sentito così». Scopriamo insieme, invece, che ha già provato tutto questo, eccome, ma sembra non ricordarselo più. «È come se ci fosse un altro me: arriva, gioca il ruolo dello Stefano insoddisfatto, avvilito e afflitto e poi se ne va non lasciando traccia. Ogni volta che ritorna io non lo riconosco. E tu chi sei?».
Ecco che andando ad esplorare il passato di Stefano, abbiamo conosciuto anche quello, poco visto e ascoltato, che recita la sua parte e poi sembra sparire nell’oblio. Ora che esiste, lo vediamo, può anche parlare e presentarsi: «Sono lo Stefano verme, che si sente inferiore agli altri, che non riesce a dire la sua, a fare quello che gli piace. Un brutto invertebrato che ha passato una vita accanto a una donna che non lo desiderava, sofferente e concentrata su tutto tranne che su di me, e io cosa sono stato capace di fare? Niente.».
Stefano ora è in grado di riconoscersi nello stato emotivo in cui versava quando ci siamo conosciuti, in cui tuttora versa, e che ha già conosciuto in passato: è lui, un individuo, consapevole di un suo particolare modo d’essere, non un personaggio in cerca di autore.
«Se sono io mi conosco, sono consapevole delle mie modalità di funzionare, stare al mondo e relazionarmi, sento che qua possiamo fare qualcosa insieme per stare meglio. Però, ora che vedo più chiaro, sento che il mio sentirmi in un certo modo è mutevole, indipendente dallo stato delle cose; come faccio a dirigere la mia vita se cambio così improvvisamente?».
Dopo qualche mese ci troviamo di fronte a nuova «parte» di Stefano, anche lei sembra agire in maniera inconsapevole, indipendente e ignara di tutto ciò che è “Stefano: individuo con la sua storia, la sua identità, i suoi vissuti e pensieri”. Questo nuovo personaggio, che poi amichevolmente chiameremo insieme farfalletta origami, di carta e illusoria, non ne vuole sapere di un lavoro introspettivo che un percorso psicologico prevede: «Mi sento tutto euforico, sono ottimista, sento che ora tutto è possibile, ho l’energia di un ragazzino e sprizzo vita da tutti i pori, grazie dottoressa, ora posso volare!». Il mio lavoro si focalizza in questa fase di terapia nell’accompagnare Stefano gradatamente alla consapevolezza che come il verme, anche la farfalletta è una parte di Sé che si attiva, agisce sotterraneamente e che se ne andrà senza fare troppo rumore.
Stefano, mi ascolta, con fatica, ma fiducia, e accoglie quanto ho da dirgli: «È come se ci fossero due parti che si alternano, quando c’è una non c’è l’altra, e sembra anche non esserci Stefano nella sua interezza e integrità. Capisco che ora la sensazione è di sentirsi bene, ma forse un po’ troppo bene. Dobbiamo lavorare insieme per un cambiamento che sia duraturo e stabile, verme e farfalletta si devono parlare e integrare per far nascere da un bruco una vera farfalla».
Ora Stefano sta giocando con il suo origami farfalletta, ne sta imparando ad osservare le sue pieghe e i suoi movimenti ed esserne più padrone, per poi metterlo in dialogo con quelle altre parti di Sé, che non sono più così scisse, inconsapevoli e dimenticate.