Alla-ricerca-del-maschile-perduto-divenire-magazine

Alla ricerca del maschile perduto

Reading Time: 2 minutes

Riflessioni sull’Essere Uomo oggi

 

L’Uomo, oggi, sembra essersi perso. E, proverbialmente, non chiede la strada. Perché?

Spesso è presente un sottofondo di vergogna, una paura della implicita umiliazione del sentirsi inferiori, incapaci.

Spesso gli uomini, fin da bambini, si trovano a confronto con un maschile duro e violento, con un disprezzo carico di competizione e di bisogno di sentirsi superiore. Ci si può sentire, così, dominati dalla paura della vergogna e dell’umiliazione e, a volte, ritrovarsi a utilizzare queste stesse armi per dominare, o illudersi di dominare. Le reazioni possono essere violente, esplicitamente o implicitamente, fisicamente o psicologicamente.

Il bisogno di competizione, di vittoria e di conquista può essere figlio di un’omologazione a quella “educazione”? All’opposto di vittoria e conquista stanno umiliazione e sconfitta, e queste fanno paura.

Da questa paura e da questa fragilità emergono le difficoltà di chiedere aiuto: dalle indicazioni stradali, alle istruzioni per montare un mobile e alla psicoterapia, passando per difficoltà relazionali o affettive, ma anche sociali e lavorative.

Anche se la fragilità e la paura non rendono meno virili, ma semplicemente più umani e più veri, ci si trova a guardarsi la pancia allo specchio, inseguendo l’unica tartaruga più veloce di noi; o a chiedersi: “Sarò abbastanza bravo (a letto? sul lavoro? in un qualsiasi tipo di confronto?)”. Ci si sente spaventati dalla possibilità di un fallimento o, ancora, a essere terrorizzati dall’idea di una separazione, tanto da ritenerla inconcepibile e, purtroppo a volte, intollerabile e inaccettabile. Essere messi da parte, scartati è insopportabile. E restare soli di nuovo fa paura perché ci si sente minacciati nel profondo, nell’identità e, quindi, nella stessa esistenza.

Come sempre più spesso, fortunatamente, succede, si può provare a stare nella fragilità e con la paura, invece che reagire più o meno impulsivamente. E allora può farsi spazio la possibilità di aprire, di mostrarsi per quello che si è, e chiedere.  Chiedere indicazioni stradali, di questo stiamo parlando, niente di più! Nessuno conosce la strada giusta per qualcun altro, ma magari è del posto e, quantomeno, può indicare la direzione.

Oltre ai percorsi individuali, sempre più richiesti anche dagli uomini, al Centro Divenire abbiamo ben due “Cerchi di Uomini” e, da circa un anno, ne accompagno uno. Dico accompagno perché non mi sento una guida, ma parte di una “compagnia in viaggio”. Verso dove, o cosa? Verso il sé, per usare uno dei tanti termini “jolly” della psicologia del profondo. Detto altrimenti, verso la completezza. Quella unione di luce e ombra, ma anche di maschile e femminile  a cui tutt* tendiamo.

Queste esperienze indicano, da un lato, la necessità ma, dall’altro, una grande capacità da parte dell’uomo di cercare e offrire un tipo di rapporto fra uomini che vada oltre le “chiacchiere” da bar e  dia la possibilità di potersi mostrare nella propria fragilità.

Ho parlato di uomini, ma credo che questo discorso possa valere anche per il maschile delle donne che può manifestarsi come un giudice interiore troppo severo o svalutante, con una spinta di riflesso verso “il troppo”. Siamo tutt* uman*, in fondo, sulla stessa barca, e nella nostra “stiva”, nel nostro profondo, abbiamo sia parti maschili che femminili, partecipi delle stesse sofferenze e delle stesse gioie.

Ci preoccupiamo di essere troppo larghi, di non essere all’altezza (o alla lunghezza) ma l’unica dimensione che conta è la profondità.

Lascia un commento