abbraciamoci

Abbracciamoci!

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Negli abbracci sono nascosti tutti i sussurri del cuore

 

L’abbraccio, è un gesto naturale e semplice che ha il compito di veicolare tra le persone diversi messaggi. Possiamo, infatti, abbracciare qualcuno per salutarlo o per dirgli addio, per trasmettergli amore, complicità o per scambiarci semplicemente un sostegno reciproco.

Penso per esempio a come un bambino possa ricercare l’abbraccio della sua maestra, come gesto di cura per contenere la tristezza perché si è dovuto separare dalla sua mamma. E’ facile immaginare come una coppia di giovani genitori possano scambiarsi un lungo e caloroso abbraccio, per condividere la felicità di aver dato la vita alla loro bambina. Spesso capita che una persona di età avanzata cerchi di stemperare il proprio dolore per la perdita del partner, grazie all’abbraccio rassicurante ed avvolgente dei suoi figli.

L’abbraccio accompagna le nostre giornate ed ha il beneficio di incorniciare le emozioni provate. Con l’abbraccio si entra non solo in “contatto” con l’altro per coglierne la sua vera essenza, accarezzare la sua anima, sintonizzarsi con gli aspetti di sé indicibili, ma si ha anche la possibilità di farsi conoscere per ciò che siamo, svelando in modo naturale stati d’animo che non sempre si possono esprimere a parole. Ci si mostra per quello che si è, sintonizzandosi con la propria autenticità, rendendo così più facile e fluido lo scambio, tra ciò che si può donare con quello che si può ricevere.

Ma perché è così importante abbracciare e farci abbracciare?

Questo semplice gesto, ci fa tornare indietro nel tempo, ci proietta inconsapevolmente alla nascita quando nostra madre, una volta venuti al mondo, ci ha accolti e rassicurati tra le sue braccia, aiutandoci così a sentirci parte integrante del mondo che inizialmente è percepito come minaccioso. L’abbraccio materno, infatti, attiva nel bambino la produzione di ossitocina (ormone del benessere), un neurotrasmettitore che consente al cervello di produrre sensazioni di soddisfazioni, di benessere e appagamento, diminuendo i livelli di ansia, paura e stress.

Il tocco materno attiva nel piccolo “un’incantevole danza di emozioni” (Konner) tanto da diventare una traccia somatica e psichica indelebile che permane nel tempo e che condiziona le successive esperienze di interscambio e di relazione. Non a caso, le buone cure materne erogate nell’infanzia hanno poi l’effetto di sviluppare nell’adulto la capacità di essere altruista, empatico e in grado di prendersi cura in modo adeguato dei bisogni degli altri.

Per questi motivi è importante che in tutte le relazioni ci siano il tempo e lo spazio per potersi abbracciare!

In particolare, nella relazione terapeutica, l’abbraccio spontaneo e naturale tra il professionista ed il paziente diventa un efficace “ingrediente di cura” che facilita in quest’ultimo la remissione dei sintomi ed il benessere psicofisico.

Con l’abbraccio, si può creare tra i membri della coppia terapeutica, un’esperienza di coinvolgimento emotivo che è un passaggio fondamentale per lenire le ferite dell’anima del paziente e per indicargli poi la strada dell’autonomia e della realizzazione personale.

Come previsto dal mio modello di riferimento (Analisi Transazionale), può capitare che tra me e la persona, possa esserci spontaneamente un contatto fisico che può avvenire con lo scambio di strette di mani o con degli abbracci di saluto o di contenimento. Con i gesti corporei si aiuta il paziente a stemperare e a  gestire correttamente la presenza di emozioni e di sensazioni fisiche dolorose e destrutturate che arrivano quando si lavora su esperienze di vissuti difficili. In alcuni casi e con alcune tipologie di persone, le parole possono non essere decodificate e adeguatamente introiettate nel loro messaggio di contenuto, per cui è più efficace utilizzare altri codici comunicativi di tipo analogico.

Mi piace quindi considerare l’abbraccio terapeutico come un luogo sicuro e protetto in cui l’individualità del terapeuta e del paziente entrano in sinergia tra loro per dare espressione al sentire ( alle emozioni) e all’essere autentico (“questo sono IO”) di entrambi.

 

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