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Vecchie abitudini e nuove risorse

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Il potere terapeutico delle risorse

Liberarsi da un comportamento di dipendenza richiede un percorso di cura lungo, impegnativo e non sempre facile da perseguire. Spesso non è sufficiente munirsi di buoni propositi: “con il nuovo anno metterò la testa a posto”! O essere consapevoli dei danni causati dalla dipendenza: “mi ha distrutto la vita”! per riuscire a resistere con tenacia all’arrivo violento ed inaspettato del richiamo della sostanza (vecchia dipendenza) o del comportamento dipendente (new addiction). Succede, infatti, che la comparsa di specifici eventi o stimoli (trigger) spingano la persona a precipitare inconsapevolmente nelle vecchie abitudini disfunzionali.

Cosa sono i trigger? Sono degli stimoli attivanti. Essi possono essere rappresentati da emozioni difficili da tollerare come l’ansia o l’angoscia, dall’arrivo di un ricordo del passato o semplicemente dal trovarsi in un momento della giornata in cui abitualmente si ricorreva alla dipendenza.

Per limitare le possibili ricadute, è quindi fondamentale disinnescare i trigger! Per farlo, si può lavorare sulle risorse della persona per innescare delle sensazioni positive che possono dare un sano sollievo dalle emozioni intollerabili. In questo modo, vengono attivate delle connessioni tra le reti neurali associate ai trigger e quelle legate alle risorse, che possono offrire un conforto alla sofferenza provata. L’installazione della risorsa avviene attraverso la tecnica di Resource Tapping, (stimolazione alternata) che consiste nel tamburellare in modo alternato sulle ginocchia dell’interessato.

Clara è una giovane donna che presenta un comportamento di alimentazione incontrollata.

– Riesci a pensare a cos’è successo l’altro giorno quando si è abbuffata?

Come sempre ero tornata dal lavoro e mi sentivo stanca ed irritata. A casa non c’era nessuno, da quando vivo da sola è tutto più difficile e doloroso.

-Che emozione provi mentre ci pensi?

Tristezza e solitudine.

– In quale parte del corpo si fanno sentire queste emozioni?

Un senso di vuoto nel petto e un formicolio nelle braccia. Apro il frigo e sento la “frenesia” di mangiare.

-Mentre pensi a questo, ti vengono in mente delle qualità o delle risorse che potrebbero esserti d’aiuto? Che cosa ti aiuterebbe per sentire meno la tristezza e la solitudine?

Avrei bisogno di sentire che c ‘è qualcuno vicino a me! Di sentirmi in contatto.

-Riesci a ricordare un periodo o un momento della tua vita in cui ti sei sentita in contatto con qualcuno? Può essere un ricordo recente o meno.

Sì! Ricordo mia zia, lei è sempre stata gentile con me. Mi chiedeva sempre come stavo e mi ricordo che si divertiva a giocare con me al parco.

-Benissimo! Concentrati su quel ricordo e stai con tutta la forza che hai sulla sensazione di contatto. Fammi sapere quando riesci a sentirla nel corpo.

Clara mi fa un cenno con il capo, sorridendo. Inizio con la stimolazione bilaterale, prestando molta attenzione ai segnali non verbale della ragazza.

-Come ti sei sentita?

Bene, molto bene! Mi sento tranquilla, sento una bella sensazione dentro di me.

A questo punto, per vedere se la risorsa della sensazione di connessione è stata adeguatamente installata, decido di ritornare al trigger iniziale:

-Riesci a pensare di nuovo all’episodio iniziale, a quando sei rientrata a casa e l’hai trovata vuota?

Sì, perché ora mi sento meglio. Non sento più la solitudine e non ho voglia di mangiare tanto. Ora, posso fare delle cose nuove, per esempio chiamare un’amica per cercare quella connessione che mi ha fatto proprio bene!

In questo modo, ho dato la possibilità a Clara di interrompere l’attivazione del circuito neuronale vizioso in cui lo stimolo della solitudine attivava la risposta dell’abbuffata. Ora Clara ha una valida e sana alternativa per gestire al meglio la comparsa di situazioni che possono essere per lei una reale minaccia e provocare l’impulso di mangiare.

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