Guarire significa toccare con amore ciò che prima era toccato dalla paura (Stephen Levin)
La paura, a parte quella che proviamo quando dobbiamo affrontare un pericolo immediato, è basata sul passato. Arriva da esperienze e condizionamenti che dimorano nella nostra mente, nel nostro corpo e nel nostro sistema nervoso. Esperienze in cui ci siamo sentiti rifiutati, non voluti, difettati, sbagliati, inferiori. Il primo passo per guarire la paura è porvi attenzione e legittimarla. Sembra un passaggio scontato, ma, quasi mai lo è. Spesso occorre attraversare le cascate della rabbia, per vedere che stiamo tentando di reagire a qualcosa da cui vorremmo scappare perché ci fa paura.
E l’accettazione è il principio di un discorso amorevole che comunica a quella parte vulnerabile di noi che abbiamo tutto il diritto di sentirci così. L’accettazione è una forma assai potente di accoglienza ed un farmaco estremamente efficace per le nostre ferite alla nostra identità e al nostro diritto di essere qui in questo mondo.
Il secondo passo consiste nell’interrompere i pensieri che nutrono risentimento verso quelle persone o situazioni che ci hanno traumatizzato a favore di una profonda indagine e ricostruzione (tecnicamente si definisce Riprocessamento) dell’impatto che quella situazione ha avuto su di noi. Quindi l’attenzione va sul come, sul quando, sul nostro vissuto e non sulle supposte intenzioni dell’altro. Ciò significa iniziare a prenderci cura dell’impatto che il trauma ha avuto su di noi. Tutto ciò ha la naturale e fisiologica conseguenza di sviluppare una visione compassionevole di noi stessi.E ancora una volta quel bambino si sente accolto, ben-voluto. Si tratta di un’esperienza corporea, come di un calore che si espande nel corpo e che ha l’effetto di un balsamo. Un po’ come la Volpe ne'” il Piccolo Principe”, di seduta in seduta, ci presenteremo puntuali all’appuntamento con il nostro Se’ ferito che, grazie alla nostra costanza e perseveranza, potrà tornare ad aprirsi e a fidarsi dell’amore infinito che c’è sempre stato per lui e che si chiama vita.