La coda del pavone. Il peso di dover piacere e la strada per la nostra evoluzione

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“A livello psicologico si tratta di combattere contro il male, di integrarlo nella coscienza. Nel linguaggio degli alchimisti, la materia soffre finché la nigredo non scompare; allora la “cauda pavonis” annuncerà l’aurora e sorgerà un nuovo giorno” (C. G. Jung)

La bellissima coda di cui si fa vanto il pavone, è un’anomalia da un punto di vista naturalistico e evoluzionistico: sebbene gli garantisca successo riproduttivo, è un ostacolo e una zavorra in caso di necessità di fuga da predatori. Allo stesso modo, tanti orpelli che il narcisismo di tutti noi ci fa esibire con l’imperativo di piacere, ci impediscono di muoverci liberamente e di evolverci.

In alchimia, la Cauda Pavonis rappresenta un momento in cui la visione di tutti i colori può far illudere che l’Opera sia compiuta, quando in realtà il vero obiettivo non è ancora stato raggiunto: siamo usciti dalle tenebre, il sole sta per sorgere, e ci aspetta una bella giornata di cammino.

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