Le illusioni del terapeuta e il processo di cura

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Perché lavorare sulle Illusioni che abitano il nostro approccio nella relazione d’aiuto?

Perché ci portano a scambiare la nostra rappresentazione per realtà e spesso a limitarci nella relazione professionale di aiuto, a non vedere le nostre potenzialità e ad impedirci di proporre soluzioni creative.

Le conseguenze si rivelano:

  • nella tendenza a sentire insicurezza e a dipendere eccessivamente da conferme esterne.
  • nello sviluppo di un’incosapevole attitudine all’autosabotaggio attraverso l’eccessiva auticritica e il dubbio sistematico delle nostre competenze.
  • nella Perdita di autenticità nella relazione con conseguente minaccia dell’alleanza terapeutica.

Lunedì mattina è stato un seminario toccante.

Poter lavorare con due coppie di professionisti che hanno scelto di camminare professionalmente insieme mi ha permesso di toccare con mano il potenziamento che ne deriva sul piano individuale e personale.

Nella stanza non c’erano solo 4 persone ma quattro persone + 2 coppie perchè la coppia ha un suo status, una sua presenza energetica.

Capita raramente, ma capita, che un momento di supervisione possa trasformarsi in una cerimonia. Un momento sacro in cui riformulare la scelta di procedere insieme nella professione e di rispecchiarsi reciprocamente.

Lo sguardo e la cura è uno spazio che permette anche questo perché gli obiettivi di questo approccio pionieristico, che vuole unire l’esperienza contemplativa del silenzio alla supervisione e alla crescita personale, sono Lo sguardo e la cura è uno spazio che permette anche questo perché gli obiettivi di questo approccio pionieristico, che vuole unire l’esperienza contemplativa del silenzio alla supervisione e alla crescita personale includono il riconoscimento delle proprio percorso professionale e la celebrazione della bellezza che abita la nostra vocazione e i nostri gesti di cura dell’altro quotidiani.

E poi:

  • sostenere la curiosità e l’apertura verso la parte di noi che si esprime nella professione;
  • abbattere i pregiudizi su noi stessi e lasciare le immagini di noi che non hanno più connessione con chi siamo adesso per crearne di nuove;
  • sviluppare i talenti che già abbiamo;
  • apprezzare il flusso esperienziale della nostra presenza nel divenire della relazione con l’altro;
  • alimentare compassione e accoglienza verso noi stessi prima che verso il nostro cliente;
  • trovare più similitudini che differenze con gli altri, potenziando il nostro senso di inclusione e connessione;
  • sciogliere la paura che alimenta le nostre corazze (che si manifestano come forme di autocritica e fuga dal tempo presente) e sperimentare quel potere che deriva dall’agire con il cuore che chiamiamo coraggio.

Il coraggio di portare alla luce chi siamo e di offrirlo attraverso la qualità della nostra presenza permettendo, in questo modo, di sviluppare autonomia e individuazione professionale.

Se sei un professionista della relazione di aiuto (medico, psicologo, psicoterapeuta, operatore olistico, counselor, ostetrica) e hai sentito curiosità e risonanza verso queste parole e vorresti sperimentare questo approccio che ho chiamato “Lo sguardo e la Cura”, ti aspetto lunedì 25 settembre. Sono anche disponibile ad offrire sessioni individuali su appuntamento.

Per saperne di più leggi qui: https://centrodivenire.net/2023/lo-sguardo-e-la-cura/

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