Una terapia su misura

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Occorre inventare un nuovo linguaggio terapeutico per ogni paziente perché, come scrive Yalom nel suo “Sul Lettino di Freud” (Neri Pozza), è la terapia che non è pronta per il paziente.

“Un bravo terapeuta abbandona qualsiasi tecnica ed è così audace e creativo da forgiare una nuova terapia per ogni paziente se vuole essere più umano e meno meccanico”, consiglia Yalom.

“ Vuole sapere se penso che ci sia posto per le diagnosi?”, continua Yalom, “ So bene che voi ragazzi che vi siete laureati in questi anni, e l’intera industria degli psicofarmaci, vivete solo di diagnosi. Le riviste di psichiatria sono piene zeppe di discussioni insensate sulle varie sfumature di una diagnosi. Relitti del futuro. Certo può essere importante in certe psicosi, ma la diagnosi ha un ruolo del tutto insignificante, se non negativo, nella comune psicoterapia. Ha mai pensato al fatto che è più facile formulare una diagnosi la prima volta che vede un paziente, e diventa più difficile quando lo si conosce meglio? Lo chieda a qualsiasi terapeuta esperto, in privato, e tutti le diranno la stessa cosa! In altre parole, la certezza è inversamente proporzionale alla conoscenza. Niente male come scienza, eh?”.

” il mio analista, un veterano molto vicino a Jung, mi insegnò che solo il risanato ferito può davvero risanare. Il vecchietto diceva addirittura che la situazione terapeutica ideale si verifica quando il paziente porta il rimedio ideale per la ferita del risanatore.

“il paziente che risana la ferita del terapeuta? chiese Ernst. Esatto! Prova a immaginare cio’ che implica un’affermazione del genere! Fa saltare in aria tutto quello che hai in mente. E qualsiasi cosa tu pensi di Jung sai bene che non era uno stupido.

“Hai ragione, Paul. In realtà il vero rischio non è per il paziente, ma per me. Come posso continuare ad essere supervisionato da qualcuno che è ostile a questo modo di intendere la terapia?

“Questo è il modus operandi dell’ortodossia. Per un certo numero di anni soffocano un cervello giovane, promettente, pericoloso, con il letame della dottrina, fino a quando non va in malora. Poi quando l’ultimo sbuffo di creatività se n’è volato via concedono la laurea all’iniziato e possono contare sul suo rincoglionimento per pertuare il libro sacro. È così che funziona, non è vero? Qualsiasi sfida da parte di un tirocinante verrebbe interpretata come una forma di resistenza, o sbaglio? Qualcosa del genere. Di certo il mio supervisore interpreterebbe qualsiasi esperimento come un comportamento errato o come la definisce lui, un’incontinenza terapeutica”
Irving Yalom, Sul Lettino di Freud

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I pilastri della supervisione Gestalt-selfcompassion-oriented

https://magazine.centrodivenire.net/…/i-pilastri-della…/

Le ferite della cura – Divenire Magazine
https://magazine.centrodivenire.net/…/le-ferite-della…/

Il progetto in gruppo:
https://centrodivenire.net/2022/il-dono-della-terapia/

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