Ho paura di perderti, figlia mia. Crisi di coppia e genitorialità. - Divenire Magazine

Quando dici “no”, dici “sì” a te stessa/o

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QUANDO DICI “NO”, DICI “SI” A TE STESSA/O
di Andrea Fianco

Nel vocale di Giulia Cecchettin c’è un esempio chiarissimo di quanto possa essere violenta la manipolazione nelle relazioni sentimentali. L’angoscia di separazione viene usata da Filippo come arma per co-stringere Giulia a sé, contro la sua volontà, facendo leva sulla sua sensibilità ed empatia. Filippo non vede e non sente Giulia. Lui è solo, preso dalla sua sofferenza e dal volersela tenere con sé, come fosse un oggetto e non più una persona (come un orsacchiotto che tiene a bada la sua angoscia di separazione, appunto). Questo non è amore ma un atto di violenza psicologica – subdolo, egoista e crudele – anche se mimetizzato in un comportamento vittimista e forse agito in modo non consapevole. Si tratta di una forma di abuso, perché Filippo approfitta del buon cuore di Giulia per legarla forzatamente a lui. Lei vorrebbe sparire dalla sua vita (lo dichiara) ma teme (senso di colpa) che questo distacco (legittimo) possa provocare in lui reazioni autolesive. Ed è qui che si insinua la violenza psicologica della manipolazione prima ancora di quella fisica. Quel mi ammazzo di Filippo, in realtà, si traduce in un ti ammazzo: “se te ne vai ti ammazzo”. Filippo non ha la maturità emotiva e la competenza affettiva per reggere il dolore del distacco di Giulia quindi trasforma la ferita narcisistica in violenza, scegliendo di uscire da questo dilemma esistenziale (regressivo e infantile) uccidendola, illudendosi così (delirio di onnipotenza) di lenire il dolore e di possederla per sempre.

Questa dinamica non riguarda solo le coppia ma può estendersi a tutte le relazioni affettive e talvolta anche a quelle lavorative. Imparare a riconoscere in noi stessi (quando ci si vittimizza di fronte all’altro/a) e al contempo imparare ad individuare subito quando è invece l’altro/a a farlo con noi, significa da un lato riuscire a contenere la propria sofferenza senza buttarla addosso all’altro/a e, dall’altro, poter attivare preventivamente delle difese sane impedendo che la dinamica manipolatoria continui ed arrivi oltre. In “Anatomia di una caduta” (Film di Justine Triet – 2023) questa dinamica è ben descritta nella relazione di coppia, ma la donna in questo caso riesce a respingere il movimento manipolatorio difendendo la sua libertà e il suo spazio. Non sempre è possibile ed è sicuramente difficile accorgersene ed uscirne ma nell’ottica di fermare per tempo la violenza, individuandone i primi segnali, è opportuno imparare ad osservare e a riconoscere queste manipolazioni psicologiche che sono già violente, invasive e distruttive per rifiutarle e dire di NO.

Grazie Andrea Fianco per questa spiegazione che volentieri ricondividiamo.

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