Differenza tra maschio e uomo - Divenire Magazine

Che differenza c’è tra un maschio e un uomo?

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Non priverei mai nessuno dell’esperienza istruttiva di perdere.

 

Andre Agassi

 

Il progetto del Cerchio degli Uomini si ispira moltissimo al libro di Duccio Demetrio, “L’interiorità maschile. La solitudine degli uomini” (Cortina Editore, 2010).

L’autore introduce un’interessante distinzione tra MASCHI e UOMINI in base alla relazione che essi trattengono con il proprio mondo interiore.

Posta in questi termini, la questione ha certamente il pregio di sollevare delle domande in merito a cosa significhi essere uomo ed apre un varco all’interno dei concetti stereotipi che ognuno trattiene inconsapevolmente dentro di sé e che permeano in senso svalutante il maschile.

Ecco in maniera sintetica un elenco di caratteristiche relative alla mascolinità immatura (IL MASCHIO) ed una più evoluta e matura (L’UOMO).

Per MASCHIO Demetrio intende:

  • Un uomo immaturo, preso dal rivaleggiare, a competere, o a primeggiare. Essendo fondamentale rivaleggiare, per questa tipologia di uomini la sincerità non è considerata una buona cosa.
  • Un uomo per cui l’esistere, avere senso coincide con il fare, per cui l’interiorità è un luogo inconsistente e inconcludente.
  • Un uomo che mostra un’ostilità dichiarata verso quanto concerne argomenti di carattere personale che non riguardi le prodezze sessuali, le passioni sportive, l’accumulare soldi, le abbuffate, la politica di basso profilo, i ricordi di caserma, i racconti di “caccia”.
  • Un uomo che preferisce farla franca in ogni circostanza e non si prende mai le proprie responsabilità e che per tali scopi preferisce fare “squadra”.
  • Un uomo che ostenta sicurezze e certezze a scapito di dubbi e incertezze.
  • Un uomo che indossa una corazza per non scoprire la propria vacuità e la propria incapacità di sostenere un confronto meno basato sulle apparenze o sui luoghi comuni.
  • Un uomo che non si confronta, non indaga e non elabora la tragicità della condizione relativa all’assenza dell’utero.
  • Un uomo per il quale il tempo solo con sé stesso fa paura, per cui non tollera la solitudine né l’abbandono. Per questo motivo, egli ha bisogno continuamente di conferme da parte del partner e dalla comunità attraverso l’acquisizione di potere.
  • Un uomo incapace di affrontare la propria o altrui sofferenza. A causa di una concezione della vita in termini di vincenti e perdenti, il maschio è un uomo che non sa chiedere ne offrire aiuto psicologico di fronte alle situazioni di sofferenza altrui. Si trincera dietro un “se ha bisogno mi chiederà lui”. Il Maschio vive la richiesta di aiuto come un’arresa per cui piuttosto che provare tale sconfitta cerca di fare da Sé a costo del sacrificio della sua e di altrui vite.
  • Un Uomo che predilige le relazioni virtuali a quelle reali, poiché le prime sono più rassicuranti e danno l’illusione di un contatto umano. Per questo motivo il Maschio non ne vuole sapere del proprio corpo, nè vuole avere un contatto pieno.

Per UOMO, invece:

  • Un Uomo che esce dal circuito vizioso del cercare conferme del proprio valore dal confronto competitivo e costruisce un senso “certo” di sé mettendo radici nella qualità del proprio essere e delle proprie relazioni significative.
  • Un Uomo che ama interrogarsi, che anziché rimuovere sa accogliere e ricordare.
  • Un Uomo nudo, nel senso che sa affrontare il vuoto interiore e sostenere l’assenza di maschere e i travagli che essa comporta.
  • Un Uomo che sa trovare piacere nell’ascoltare i racconti dell’altro e condividere il proprio vissuto, per cui l’avventura di cui narrare è l’avventura del proprio sentire, del dubitare, del desiderare, del soffrire, del gioire.
  • Un Uomo che sa prendersi la responsabilità dei propri comportamenti e delle proprie scelte, che sa stare di fronte ai propri errori perché non si lascia definire da essi.
  • Un Uomo consapevole del proprio destino tragico in quanto, non generando figli, dipenderà completamente dalle proprie azioni, dai frutti del proprio lavoro e dall’intelletto per perseguire visibilità e realizzazione.
  • Un Uomo che ha un rapporto positivo con la solitudine, perché sa assumersi la responsabilità di chi sa di essere e di che cosa vuole.
  • Un Uomo che sa tollerare l’incertezza e la confusione e le sa contemplare come eventi fertili di cambiamento.
  • Un Uomo che sa tollerare l’impotenza come parte ineludibile della condizione umana e per questo motivo sa riconoscere la necessità dell’altro per far fronte all’oscurità, all’incertezza e per dare significato all’esistenza.
  • Un Uomo che sa offrire aiuto e sostegno, anche se non richiesto, sulla base di un vissuto empatico. Egli, parimenti, sa chiedere aiuto senza sentirsi colpito nell’orgoglio ma nella consapevolezza che il dare e il ricevere sono parti essenziali di una vita in pienezza.
  • Un Uomo che sa accettare la natura sociale dell’essere umano, quindi cerca con altre persone il calore e l’eccitazione della vita. Egli sa che solo in una rete sociale è possibile far fronte alla paura dell’ignoto.

Trovate utile questa distinzione?

Vi siete rivisti?

Vi sentite più Maschi o più Uomini?

Conoscete più Maschi o più Uomini?

Fareste ulteriori aggiunte a questi elenchi?

 

Bibliografia: D. Demetrio, L’interiorità Maschile. La solitudine Degli Uomini., Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010.

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