La paura di morire - Divenire Magazine

La paura di morire

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Andare in barca a vela serve per supportare l’idea della nostra transitorietà
Per me vuol dire che la vita è come una scia di una nave.
Un attimo dopo il nostro passaggio
È come se non fossimo mai esistiti

 

Bjoern Larsson

 

“Di cosa hai precisamente paura quando pensi alla morte?”

“Mah, non saprei dire. Forse alle persone che lascio e a tutte le cose che non sono riuscita a fare”.

C’è una correlazione particolarmente significativa tra la paura di morire ed il senso di una vita non vissuta.

In altre parole, più sentiamo che non abbiamo vissuto pienamente le nostre vite, tanto maggiore è l’angoscia di morire. Noi esseri umani siamo gli unici ad essere consapevoli dell’ineluttabilità della morte ed è per questo motivo che ci facciamo domande sul senso della vita.

Anche quanto il tema non è esplicitamente oggetto della domanda di cura, come nel caso di Elisabeth, indago sempre il rapporto con la morte perché mi dà la misura di quanto una persona si senta viva e realizzata.

“Si, Elisabeth, credo che questo sia il vissuto che abbiamo tutti. Confrontarci con la morte significa fare un bilancio della nostra esistenza. Per questo motivo chiedo spesso ai miei pazienti, soprattutto in fase diagnostica quando li sto conoscendo, cosa immaginano di scrivere sulla loro tomba. A volte li provoco immaginando un epitaffio che dice: qui giace la donna più ordinata del cimitero, oppure, qui giace il più figo di tutti perché se ne è scopate più di 100, e così via”

Elisabeth, ride: “ detto così suona divertente. Però”, continua rabbuiandosi, “ Se devo pensare a cosa scriverei, direi qui giace una brava segretaria che ha dedicato tutta la sua vita alla stessa azienda”.

“Che effetto ti fa?”

“ mi viene un po’ di rabbia, ma anche tristezza”, dice Elisabeth, abbassando gli occhi a terra.

“ mi parli di più di queste due emozioni”, incalzo un poco.

“ E’ assurdo pensare che una persona possa aver dedicato tutta la vita unicamente al lavoro. Eppure se morissi adesso credo che di me resterebbe solo questa idea. Non mi sono mai sposata, non ho avuto figli. Non è che non li volessi. Semplicemente è andata così. Ero contenta di dedicarmi anima e corpo al dirigente dell’azienda e di passare il weekend a pulire casa e a fare qualche passeggiata in montagna con gli amici. Eppure, ora che mi volto indietro e guardo la mia vita, mi sembra poco significativa. Al mio funerale verrebbe qualche collega, l’azienda manderebbe una ghirlanda di fiori. Di me direbbero che ero una persona onesta e una gran lavoratrice e poi? Poi più nulla. Scomparsa. Forse una traccia di me nei libri contabili della società. Non avevo mai pensato alla mia vita in questi termini. Forse se l’avessi fatto prima…”

“ sei ancora in tempo, Elisabeth. Cosa vorresti aggiungere, cosa è importante per te fare prima di morire?”