Quando la nostra testa ci prende a pugni - Divenire Magazine

Quando la nostra testa ci prende a pugni.

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Tagliatele le testa!

 

Regina di cuori – Alice nel paese delle meraviglie

 

Tutti prima o poi nella vita facciamo la brutta esperienza di un feroce mal di testa, ma quando da episodico diventa cronico, cosa ci sta comunicando il nostro corpo?

Innanzitutto una riflessione sul significato del dolore. Benché possa non piacerci, il dolore è fondamentale per la nostra sopravvivenza. Ci avverte che qualcosa non sta andando, cerca di attirare la nostra attenzione in modo da darci la possibilità di intervenire, per impedire a ciò che ci sta facendo male di proseguire a danneggiarci. Il tal senso il dolore è salvifico. Questo ovviamente vale sia che si parli di dolore fisico, che emotivo.

Quando a farci male è la testa qual è il nemico da affrontare?

Il nostro cervello è immune al dolore, non essendo provvisto di nocicettori, (i nocicettori sono le terminazioni nervose che trasmutano il danneggiamento dei tessuti in un segnale che il cervello leggerà come dolore), per cui dobbiamo considerare che, quando abbiamo mal di testa, a provocare dolore possono essere i nostri muscoli, i vasi sanguigni ed i nervi cranici.

Parlando di emicrania, tuttora la medicina non conosce bene le cause, sebbene siano stati rilevati alcuni fattori scatenanti (squilibri ormonali, alimenti, cause ambientali,astinenza da caffeina, mancanza di sonno, fumo, alcol e l’immancabile STRESS!), non si comprende perché questi, in certe persone, scatenino proprio l’emicrania.

Nel tempo sono state elaborate diverse ipotesi che tentano di fornire una spiegazione di ciò che accade. Una delle più conosciute è la teoria vascolare, proposta da Wolff, il quale riteneva la vasodilatazione e la vasocostrizione intracranica come l’evento responsabile per l’emicrania. La scatola cranica è una struttura chiusa, rigida, inestensibile e, siccome il cervello e i nervi non possono modificare le loro dimensioni, le uniche strutture che possono farlo sono i vasi sanguigni. Quindi se un vaso sanguigno inizia a dilatarsi, questo va a comprimere e a schiacciare i nervi adiacenti, provocando dolore. Tanto ché chi soffre di emicrania sente la testa pulsare, come il sangue nelle vene, come se il cuore facesse sentire alla nostra testa il suo battito..

Da un punto di vista psicologico le persone che soffrono costantemente di mal di testa sembrerebbero essere persone dominate dalla razionalità, come se avessero una ipertrofia del pensiero. La loro parte emotiva, istintuale e selvaggia, c’è ed è molto forte, ma viene tenuta sotto chiave dalla ragione. Hanno paura di essere sovrastati da elementi tanto vitali e creativi che preferiscono quindi cercare di tenerli a bada. Temeno di perdere il controllo.

Le emozioni però non ci stanno ad essere chiuse in un angolino e contro reagiscono, battendo con i pugni per farsi ascoltare. Il mal di testa sarebbe quindi l’ultima difesa possibile per chi ha provato ad affrontare tante situazioni di vita allontanandosi dalle proprie emozioni, cercando di controllarle anziché affrontarle. Si può notare infatti che quando si ha mal di testa è come se ci fosse un black out. Diventa difficile pensare, o fare qualsiasi cosa, e proprio questo è il punto. Il controllo della ragione sulle emozioni non è stato sufficiente, non ha funzionato e allora ecco che scatta “come il salvavita nell’impianto elettrico di casa” un meccanismo che spegne tutto, evitando così che delle emozioni disturbanti raggiungano la nostra coscienza, la cui attenzione è ormai calamitata dal dolore alla testa.

Come se ne esce? Come Zeus!

Rispondo usando come metafora il mito della nascita di Atena. I miti sono come sogni dell’umanità, (li abbiamo creati noi e quindi in un certo senso parlano di noi!), possono essere molto suggestivi rispetto al nostro mondo interiore e quindi utili per meglio comprendere il nostro inconscio.
Il mito racconta che “Zeus si invaghí di Meti e la sedusse, trascurando un oracolo di Gea che gli aveva predetto che se si fosse unito alla dea della saggezza ne avrebbe avuto figli di immensa potenza, e che uno di questi l’avrebbe spodestato. Dopo aver giaciuto con Meti, preoccupato per l’oracolo, Zeus indusse la sua amante a trasformarsi in una goccia d’acqua e la inghiottí. Ciò che il padre degli dei non sapeva era che Meti già attendeva un bambina da quell’unico rapporto che avevano avuto. All’interno della testa di Zeus, Meti cominciò immediatamente a realizzare un elmo e una veste per la figlia che portava in grembo, ed i colpi di martello sferrati mentre costruiva l’elmo provocarono a Zeus un dolore terribile. Zeus iniziò ad accusare terribili mal di testa. Un giorno, poiché non sapeva come porvi rimedio, chiese aiuto ed intervenne il dio zoppo, Efesto, che con un sol fendente spaccò la testa di Zeus con un’ascia. Dal capo di Zeus emerse allora, radiosa nella sua bellezza e già adulta, Atena, che lanciò un grido terribile. Atena è una dea guerriera, e tra le altre cose sovraintende alla saggezza, alla giustizia e alla strategia, e da allora rimase sempre fedele al padre consigliandolo.”

Il mito narra di quanto Zeus fosse angosciato di perdere il proprio potere ed il proprio controllo, tanto da arrivare a inghiottire Meti, pur di scongiurare di essere spodestato dal proprio figlio.

Meti però non smise di esistere, un po’ come quando rimuoviamo qualcosa dalla coscienza e la gettiamo nell’inconscio: noi non la vediamo più, ma questa non smette di esistere e anzi, nel tempo, chiede a gran voce di essere ascoltata. Lo stesso fa Meti, quando a colpi di martello forgia l’armatura per proteggere la figlia. Quel martellare viene vissuto da Zeus come un gran mal di testa, l’esito di un conflitto tra ciò che non vuole affrontare, ma che chiede di emergere.

Il risultato è che, ad un certo punto, portato allo stremo, Zeus chiede aiuto a Efesto, il dio del fuoco. Efesto simbolicamente fa riferimento al fuoco trasformatore messo a servizio della civiltà (lui è un fabbro e lavora all’interno del vulcano Etna). Il parallelismo psichico richiama al mondo istintuale e delle emozioni, le quali anziché essere temute e soppresse, vengono canalizzate per sfruttare la loro carica vitale e creativa.

Efesto quindi spacca la testa di Zeus ovvero apre le difese razionali. Prendere contatto con ciò che abbiamo rimosso non è esattamente indolore, ma da questa ferita nasce Atena, la dea della giustizia, che rimane al fianco del padre contribuendo alla riuscita del suo regno. Paradossalmente ciò che Zeus aveva fortemente temuto, una volta affrontato era diventa un suo potente alleato.

Quando arriva un paziente che soffre di mal di testa, quindi mi chiedo, quale dio alberga in lui che chiede gli venga data parola?