Un'alleata senza corazza. La storia della mia scrittura - Divenire Magazine

Un’alleata senza corazza. La storia della mia scrittura.

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Io scrivo. Il mondo non mi si chiude addosso, non diventa più angusto. Mi si apre davanti, verso un futuro, verso altre possibilità. Io immagino. L’atto stesso di immaginare mi ridà vita.

 

David Grossman, Con gli occhi del nemico

Mi osservo mentre spargo i fogli sul tavolo alla ricerca di tracce per iniziare il percorso. Uno dei miei rituali per controllare l’ansia e la timidezza da “primo incontro” è quello di riempire la mia cartelletta di materiali che potrebbero tornare utili. Tuttavia, so che che l’incontro sarà fecondo se da quel pieno saprò togliere, per stare in ascolto della storia dell’altro e per raccogliere con cura ciò che l’altro porta. Con questi pensieri prendo il diario di lavoro e scrivo, cercando di raccogliere tutti gli elementi conosciuti, ma lasciando libero sfogo alle associazioni e alle immagini che affioreranno. Mi affido ai poteri della scrittura, quello di fare ordine e di dare una forma, ma anche quello di aprire a tutte le possibilità che un incontro sempre contiene. Lasciando che immagini, pensieri e fantasmi si depositino su carta, potrò forse stare in relazione con l’altro con un atteggiamento di apertura e di maggiore consapevolezza.

Lucia ama scrivere ed è alla fine del suo percorso di terapia, la sua psicoterapeuta mi ha contattata e mi ha chiesto di contribuire a comporre, attraverso la consulenza autobiografica, una sorta di album dei ricordi che la accompagni durante la fase di congedo dalla psicoterapia.

Lucia è una donna dolce, dalla sguardo attento e curioso. Ci presentiamo e definiamo l’ obiettivo dei nostri incontri: concordiamo il numero, la durata, e la modalità con cui si svolgeranno. Ci soffermiamo anche sulla questione delicata della triangolazione con il terapeuta, il metodo da me utilizzato prevede, infatti, che al narratore, alla narratrice in questo caso, sia lasciata la più completa libertà di scrivere di tutto ciò di cui sente il bisogno e di fare ciò che vuole dei suoi testi. Le offro, come sempre, la possibilità di condividere in parte, del tutto o per nulla ciò che emergerà dai suoi testi, con me e con la psicoterapeuta. Mettere l’attenzione su questa libertà, significa affidare al narratore la scelta e lasciare aperte tutte le strade che la narrazione può inaugurare.

Durante il primo momento di scrittura diagrafica, scriviamo entrambe su uno stimolo che ha lo scopo di fungere da incipit del percorso. Si tratta del “Segnastoria”, una sollecitazione aperta che permette di collegare il presente della scrittura con il passato della storia vissuta. Essa favorisce l’affiorare di una rappresentazione di sé attraverso un’immagine narrativa che di solito è ricca di spunti per continuare il percorso.

Ciò che emerge da questa prima scrittura è una bambina felice, vestita di rosso che gioca nell’erba a piedi nudi. Definisce l’infanzia un “paradiso perduto”, un tempo e un luogo a cui pensa spesso e in cui vorrebbe tornare. Le restituisco la ricchezza delle memorie sensoriali con cui ha saturato la sua narrazione e ne emerge un desiderio adulto di una vita più essenziale, a contatto con la natura.

Lo scrivere insieme in un setting dedicato, contribuisce a creare una circolarità di pensiero e di scritture che diventa sempre più sorprendente durante il percorso narrativo. E’ infatti una relazione che si costruisce attraverso le nostre scritture, visto che le scritture personali non saranno soltanto lo strumento principale della relazione, ma anche l’esito del tragitto. La consulenza autobiografica ha, infatti, come obiettivo quello di guidare il narratore a produrre un testo autobiografico. Anche per questo motivo, al termine del nostro primo incontro, le affido in consegna una seconda sollecitazione per indagare la sua relazione con la scrittura, con lo scopo di provare a ricostruire una parte della sua storia personale tramite le tracce scritte e il suo stile di scrittura.

Quello che segue è il testo scritto da Lucia che, generosamente, mi ha dato il permesso di condividere.

Scrivere è sempre stato per me un momento in cui portare fuori e dare alla luce. Forse proprio come un parto, un attimo prima vivi nel buio e nell’oscurità e un attimo dopo vedi la luce, senti i suoni e i profumi, respiri in modo diverso…La scrittura è sempre stata per me un modo per portare fuori il mio buio, la mia oscurità, i tormenti e le inquietudini e per dar loro, forse, una nuova forma. Metterli fuori di me e dar loro la possibilità di esistere e di potersi esprimere. Con le parole ho sempre avuto qualche problema, così come con le interrogazioni orali; scrivere, invece, mi permetteva di pensare con lentezza, di riflettere, di trasformare le parole, di dare alle immagini dei miei pensieri la forma di cui avevano bisogno. Per questo fin da ragazzina ho sempre avuto un diario che mi ha accompagnato, che è stato per un Amico con cui ho sempre potuto liberamente sfogarmi, senza paura di giudizi, di critiche o di responsi negativi. Esso mi ha sempre ascoltato, attento, disponibile, curioso, accogliente. Mi ha confortato nei momenti più scuri e bui della mia vita, mi ha permesso di dare voce ai miei malesseri e si è caricato di tutta la mia pesantezza e delle mie inquietudini.

Quando parlo, le parole sono sempre troppo difficili, la pressione è sempre troppo alta, gli occhi degli altri mi sono puntati addosso e la risposta deve essere sempre immediata. Quando scrivo, tutto scorre piano, il tempo si ferma e in questo tempo le idee e i pensieri prendono direzioni infinite e una precisione che la parola non è mai riuscita a regalarmi.

La scrittura per me è Pace, un tempo per tornare a me stessa e ritrovarmi. E’ il tempo i dedicato a me stessa, in cui mi ritrovo in un nido caldo e posso essere semplicemente io, con quello che desidero, con quello che sento e con le mie preoccupazioni.

La scrittura per me è una traccia, una traccia solida della memoria, di quella che ero, che sono e che sarò. Spesso mi capita di rileggere i miei scritti e sono profondamente felice di avere quelle testimonianze indelebili di quella che è stata la mia storia, dei miei turbamenti, dell’ intensità delle mie emozioni . Mi cerco in quelle parole, mi vado a scovare, mi ritrovo, mi comprendo e spesso mi commuovo. Mi commuovo per quella che ero, per la mia scrittura infuocata e arrabbiata, per l’ insofferenza che emerge tra quelle righe e per come,grazie a lei, mi è stato possibile marcare a fuoco l’ essenza della mia anima.

La scrittura è la forma del mio sentire, una fedele compagna di viaggio, un’ alleata senza corazza, un contenitore morbido e accogliente con cui il tempo scorre lento e che ha sempre sedato le mie inquietudini donandomi la pace e restituendomi l’ immagine di me stessa più autentica e vera.

Do voce al suo testo e lo rileggo all’inizio del secondo incontro, non faccio commenti e lascio che sia il testo a parlare e a raccontare del potere curativo della scrittura: siamo pronte per continuare il nostro viaggio!