Come facciamo a capire quando è arrivato il momento di cambiare? Questa domanda mi viene posta spesso. Sebbene sia una buona domanda, non sempre è facile rispondere. Il motivo è che di solito essa riguarda i rapporti.
Che si stia prendendo in esame il nostro rapporto d’amore, la nostra famiglia o il nostro lavoro, il bisogno di cambiamento è quasi sempre collegato ai rapporti più intimi della nostra vita. Se ci pensate bene, le paure che di solito abbiamo rispetto alla necessità di cambiamenti lavorativi sono riferibili alle ricadute che esse potrebbero avere nei nostri rapporti affettivi: “se lavorerò di meno, guadagnerò di meno e potrei ridurre lo standard di vita della mia famiglia, oppure, se accetterò questo nuovo incarico mi assenterei più spesso durante il fine settimana, oppure, dovrei rinunciare a ritirare a scuola i miei figli e così via”.
Nel mio lavoro ho potuto osservare con grande frequenza gli effetti dello stress lavorativo sui miei pazienti e sui loro matrimoni e sulle loro famiglie.
Ricordo ad esempio un paziente che stava diversi giorni via da casa e che aveva orari molto disordinati per via delle urgenze e dei tempi legati ai trasferimenti, che chiese un colloquio per affrontare una crisi coniugale. Sua moglie non riusciva più a gestire le sue lunghe assenze da casa e i giorni trascorsi senza poter comunicare con lui. Il suo matrimonio era in pericolo. Durante il colloquio emerse che i problemi fa lui e la moglie non riguardavano solo le sue lunghe ore di assenza da casa, piuttosto esse erano un catalizzatore che aveva spinto sull’orlo del collasso i problemi più profondi di un matrimonio già di per sé provato.
“Cosa dovrei fare?”, mi chiese a brucia pelo.
“E’ pressoché impossibile rispondere a questa domanda”, iniziai la mia riflessione ad alta voce, “ perché conosco troppo poco della situazione tra Lei e sua moglie e comunque il mio lavoro non consiste nel dare consigli. Mi prenderei una responsabilità che solo Lei può assumersi perché è del suo matrimonio che stiamo parlando, non del mio. Se vuole, però, posso condividere con Lei le domande che mi farei, per fare chiarezza dentro di me e scoprire qual è la mia verità”.
Sapevo che la mia risposta non era quella che il mio paziente sperava di sentire. Ma sapevo anche che lui era un uomo curioso. Dopo tutto, era un ingegnere. Il suo lavoro era scoprire cosa serve per far funzionare le cose. Immaginai che la sua curiosità si applicasse anche al suo matrimonio.
Tre domande mi aiutano sempre a fare chiarezza su cosa provo, a sapere quali possibilità ci sono e a capire quali opzioni ho a disposizione in qualunque situazione.
- Questo rapporto mi rende felice?
- Si tratta di un rapporto sano?
- E’ probabile che le cose migliorino?
Quest’ultima domanda è probabilmente la più difficile. Avete discusso in modo onesto e sincero con il vostro partner, un amico fidato, un familiare, su cosa c’è che non va tra voi? Avete cercato di ottenere rivelazioni oggettive e professionali rivolgendovi ad un terapeuta?
Quando avrete ottenuto risposta a queste tre domande, inizierà il lavoro vero e proprio: come posso rendere questo rapporto più felice? E’ possibile guarirlo? Quali sono i punti di forza del nostro rapporto per cui sperare che le cose migliorino? Quali i punti di debolezza?
Se avete risposto con un no a due domande, questo vi dice che probabilmente è ora di portare un cambiamento nella vostra vita.
Il mio paziente si rese conto immediatamente che ciò di cui necessitava il suo rapporto era di uno spazio per guardare insieme al partner che cosa stava accadendo, ma purtroppo se ne accorse troppo tardi. Al ritorno del suo successivo viaggio di lavoro trovò la casa deserta e una raccomandata di un avvocato in bella vista sul tavolo del soggiorno. La sua decisione di cambiare era arrivata troppo tardi.
Liberamente tratto e ispirato a “The turning Point. La resilienza” di Gregg Braden, Edizioni Macro, Cesena, 2014, pp. 125-130