In ogni atto d’amore e volontà,
noi forgiamo allo stesso tempo noi stessi e il mondo.
Questo è ciò che significa abbracciare il futuro.
Rollo May
La strada si fa camminando è un dato ovvio, ma non tutti lo sanno e per lo meno non tutti se lo concedono o se lo ricordano.
Tante volte, troppe, vengo consultata dai miei pazienti come se fossi un’indovina: “Dottoressa, mi dica Lei cosa devo scegliere.”
Quando mi trovo davanti a queste richieste sento due tipi di emozioni: ansia e irritazione, che è l’inizio della rabbia.
La rabbia si è svegliata come un cane che fa la guardia ai miei confini e mi segnala un tentativo di travalicarli mentre l’ansia perché questo dare a me la responsabilità di una scelta è certamente un movimento manipolatorio e quindi pericoloso.
In tutti noto la preoccupazione di voler fare subito la scelta giusta, di non sbagliare o fallire, che è un verbo che va certamente per la maggiore in questo periodo.
Se mi fermo a riflettere su questo aspetto, questa idea di perfezione che si cela dietro la paura di sbagliare, sento molta tristezza perché è come se una persona mi dicesse: dimmi come fare a morire il prima possibile!
Vi sorprende che io citi la morte? Perché? Sentite vitale una vita spesa a fare una buona impressione e compressa dal supposto giudizio degli altri? E’ vitale un vita dove non è possibile errare, nel senso sia di sbagliare che di viaggiare?
Allora, provocatoriamente ribatto: “mi stai chiedendo di dirti di quale morte morire senza nemmeno averci provato a vivere, a giocartela questa vita!”
Lì per lì la mia battuta crea sorpresa e anche malumore, ma certamente aiuta nello spostare l’attenzione su una decisione di fondo: vuoi vivere o morire?
Allora la discussione si apre, non ci sentiamo più come dei muli a spingere un paletto per passare, senza accorgerci che i lati sono liberi.
Iniziamo a parlare di ciò che significa vivere, almeno per ciò che abbiamo imparato finora della vita.
Ci accorgiamo che le scelte non sono altro che la naturale conseguenza del desiderio di appoggiare i piedi per terra e muoverli uno dopo l’altro, ascoltando il piacere del loro movimento sul terreno, assaggiandone la densità e l’articolazione.
Ci accorgiamo che il problema non è scegliere, ma decidere se vogliamo smettere di manipolare gli altri per farci portare in braccio ed evitare di mettere i piedi giù e di sporcarli di polvere.
Questa è l’unica scelta fondamentale.
Come diceva qualcuno, essere o non essere?
Grazie Gloria
molto chiaro, dritto al punto, mi ero scordata