Io sto con te: sopravvivere all'adolescenza dei figli e uscirne persone migliori. - Divenire Magazine

Io sto con te: sopravvivere all’adolescenza dei figli e uscirne persone migliori.

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Nel momento in cui mi fido, faccio una scommessa; nulla mi garantisce che sarà vincente; posso anche perdere. Ma scommettendo mi concedo almeno la possibilità di scoprire l’altro e, ancor più, di scoprire me stesso. Per questo la fiducia non può essere pensata che in relazione con l’incertezza e la certezza allo stesso tempo: l’incertezza del legame con l’altro che, a dispetto di tutto, rimane fragile. La certezza delle risorse interiori che possono permettermi di sopravvivere anche se l’altro mi tradisce. La scommessa della fiducia è la scommessa dell’uomo.

 

Michela Marzano

Essendo l’adolescenza l’età dell’anima e non della mente, sappiamo quanto sia difficile, sia per i genitori che per i figli, attraversarla.

Il proposito di queste riflessioni sparse dedicate ai genitori è di offrire spunti d’ispirazione per attraversare crisi o momenti difficili.

Ma l’obiettivo finale è un altro: mostrare quanto la fatica di costruire giorno per giorno un rapporto con un figlio in questa età così complessa possa avere in serbo una grande opportunità di crescita personale. Se solo vogliamo coglierla.

IO STO CON TE: se non vuoi dirlo a tuo figlio, ripetilo dentro di te come un mantra. Immagina tuo figlio che lotta tra le acque tormentate del suo mondo psichico e immagina di allungargli un braccio e dirgli: “qualsiasi cosa accada io non ti lascio”. Riesci a farlo anche con te stesso? Riesci ad allungarti la mano quando sei in difficoltà? O preferisci passare il tuo tempo a criticarti e a demolirti?

ACCETTA DI FARE MONOLOGHI AD ALTA VOCE. Falli quando ti chiude fuori dalla sua stanza o si chiude in bagno o sotto le lenzuola. Non importa se non ti ascolta o non dà segnali di darti importanza. Tu parla ad alta voce di quello che senti, di quella volta in cui anche tu hai pensato dei tuoi amici, del tuo ex, dei tuoi genitori…..tu parli di te con te stesso?

SEI UN GENITORE MA SEI ANCHE UNA PERSONA UMANA. E’ difficile cambiare il passo. Dall’età infantile a quella adolescenziale dico. Da piccoli sei la mamma o il papà, da adolescenti sei Francesca e Dario, sei “mia madre” o “mio padre”. E’ il momento di essere sincero, di raccontare come ti senti, di quanto ciò che accade ti sta mettendo alla prova. Quanto più sarai autentico, tanto più sarai credibile. A che punto sei del tuo sviluppo esistenziale? Quanto ti senti cresciuto?

ACCETTA LE AMBIGUITA’. Non è mai nero o bianco il rapporto con tuo figlio. Il foglio Excel dentro il quale l’avevi rubricato ti è solo da ostacolo. E’ il momento di osservare le sfumature, le mille pieghe del suo sorriso, o i gradi dell’inclinazione della testa. E’ tutto da riscrivere e ricreare il vostro rapporto. Anche oggi si. Chi vedi quando ti guardi allo specchio?

L’AMBIVALENZA E’ NECESSARIA. Se questo è il giorno in cui ti penti di averlo messo al mondo è un buon giorno per guardarti allo specchio e riconoscerti che si, è davvero dura per te e che no, non serve sentirti in colpa. Perché gli amori sani sono ambivalenti e sanno fare i conti con i panni sporchi e le puzze, non si nascondono dietro maschere di quieto vivere. Quindi tra voi due sta andando alla grande, solo che oggi, proprio oggi, è più difficile crederlo di altri giorni. Ricordi quando da piccolo gli cambiavi i pannolini? Ecco, nelle relazioni amorose conta moltissimo saper trattare con la cacca, anzi, più sentiamo intimo qualcuno e più glielo permettiamo. Quindi se è proprio te che fa sentire una merda tuo figlio, puoi tirarti su il morale, il vostro rapporto è saldo. Come sta il tuo intestino?

IL SUO DIRITTO DI ESSERE SE STESSO ED IL TUO. In fondo state cercando di fare la stessa cosa: di evolvere il vostro rapporto, state costruendo la vostra identità. Ti sembrava più facile pensare alla sua di identità che alla tua? Sei così sicuro che il modo con cui ti vedi corrisponde a quello con cui ti vede tuo figlio? Anche tu non sai ancora chi è lui per te, perché lui non sa chi è. E credimi, il fatto che tu l’abbia messo al mondo conta molto poco in alcuni momenti e troppo in altri. Se ci pensi bene, può far comodo pensarlo come un estraneo: viene più facile comprendere che ci vuole tempo per capire i reciproci linguaggi. Ogni tanto datti il diritto di chiederti: chi sei tu per me? Lascia perdere i tuoi doveri da genitore modello e concediti di guardare al te stesso in preda allo stesso panico. Sarà più semplice mettere dei limiti. Perché non saranno frutto di una norma svuotata del tipo “si fa così perché lo dico io”, ma, “si fa così perché non reggo di più”. Sai dire di no nella vita?

COMPORTAMENTI E NON QUALITA’ PERSONALI. Dire “quando lasci la tua camera in disordine mi sento come se non contassi niente per te e provo molta rabbia” è diverso da “ sei il solito menefreghista, se non sai tenere in ordine la tua camera mi chiedo come pensi di combinare qualcosa nella vita”. Quante vole ti esprimi con te stesso con frasi che iniziano con “sono sempre, non sono mai….ecc.”?

SIAMO TUTTI NEVROTICI: quando era piccolo ti sei lasciato idolatrare, tu eri colui o colei che sapeva come si stava al mondo ed eri una promessa di felicità. Ora che tuo figlio sta diventando se stesso ha capito che anche tu hai i tuoi sacrosanti problemi di ansia e di autostima. Che le cose nella vita non sono andate come volevi o che tuttora stai lottando per farle andare nel verso giusto. Puoi aver perso credibilità ai suoi occhi. Conviene scendere dal piedistallo e mostrarti anche tu nelle tue insicurezze. E’ la tua capacità di navigare nonostante le tue imperfezioni che ti renderà credibile ai suoi occhi. Gli hai mai raccontato dei tuoi insuccessi? E dei tuoi sogni?

NON SMETTERE MAI DI DARTI E DARGLI FIDUCIA. Zoppicante, faticoso, mostruoso che sia è il vostro rapporto ed è esattamente di questo che avete bisogno entrambi. Al momento è davvero difficile crederci, vero? Immaginati ottantenne, quando tutto sarà alle spalle. Forse solo allora avrai capito perché dovevate attraversare tutto questo. Non dimenticare che è proprio nell’opera di demolizione della tua persona, nel fatto che tu non ti sottrai, che consiste la tua funzione genitoriale in questo momento. E più troverai strade per sopravvivere, e più ne troverà tuo figlio. Dare fiducia al vostro rapporto, significa accettare di fare un salto nel buio. E per tuo figlio fa un’enorme differenza anche se per ora non sa e non può riconoscertelo. Ricorda che la fiducia incita l’altro a mostrarsene degno: è un seme che occorre coltivare giorno dopo giorno, nella certezza che fiorirà. Che tipo di fiore sei?

SE E’ SANO TI TRADISCE. Il desiderio ci rende persone inaffidabili, quindi è ovvio che tuo figlio non potrà essere chi ti aspetti che sia. Per crescere deve tradirti. Ed il tradimento è il complimento migliore che fa al lavoro che hai fatto prima, quando era piccolo! Tu hai saputo tradire i tuoi genitori?

LA DIPENDENZA NON E’ IN CONTRADDIZIONE CON L’AUTONOMIA. Non c’è relazione senza dipendenza, perché se ci fidiamo, dipendiamo. L’essere autonomi o in un percorso che tende verso un funzionamento secondo una legge propria (autonomia significa questo) non esclude il fatto che l’altro ci sia necessario per sentirci integri. Quindi è normale che tuo figlio lotti per decidere della propria esistenza prendendo le decisioni migliori per lui e contemporaneamente senta il bisogno che tu gli stia accanto mentre ciò succede, anche se questo contrasta con la tua visione delle cose. Tu sai dipendere in maniera sana? Quali sono le autonomie che ancora non hai raggiunto?

NON CONFONDERE LA STIMA CON LA DIGNITA’. Puoi non stimare i comportamenti e le scelte di tuo figlio, ma ricorda che egli, come tutte le persone umane ha un valore intrinseco sempre e indiscutibile. Si chiama dignità. Se offendi la sua dignità impara a chiedere scusa, e fai altrettanto se senti che ad essere calpestata è la tua. Rispettare la dignità di tuo figlio è come dirgli: il tradimento mi fa male ma non mi distrugge, non distrugge il nostro rapporto. L’hai mai detto a qualcuno nel corso della tua vita? Se no a chi avresti voluto dirlo?

L’ANGOSCIA DELLA SCELTA GIUSTA. E’ il momento della vita in cui fare scelte è all’ordine del giorno. Ripetigli e ripeti come un mantra: qualsiasi scelta farai sappi che il futuro non è mai chiuso, si può sempre agire per fare in modo che lo spazio del “possibile” esista. A quale “possibile” vorresti aprirti?

DIVENTA CONSAPEVOLE DEI MODI CON CUI LO RICATTI. Di generazioni in generazione abbiamo ricevuto tutti lo stesso messaggio: “Se corrispondi esattamente alle mie aspettative, non ti accadrà nulla di male”. Sappiamo, in quanto adulti, quanto sia una promessa impossibile da mantenere, perché la sofferenza fa parte della vita e dunque è inevitabile. Occorre essere onesti e riconoscere che dietro questa richiesta di fiducia cieca si cela un ricatto che suona più o meno cosi: “se non fai come ti dico, ti abbandonerò”. Così facendo noi stiamo chiedendo a nostro figlio di ricompensarci di tutti i sacrifici e di tutte le rinunce che abbiamo fatto per stargli (eccessivamente?) accanto. Non lo stiamo riconoscendo nella sua diversità. Riconoscere che lo stiamo manipolando può rappresentare in molti casi il primo passo per ricostruire la fiducia nel vostro rapporto. Sei mai stato manipolato? Come hai reagito?

IL VUOTO E’ PARTE INTEGRANTE DELL’ESSERE UMANI. “C’è sempre qualcosa di assente che mi perseguita”, scriveva Camille Claudel in una lettera al fratello. Sentiamo un senso di vuoto ogni volta che ci confrontiamo con quel pezzo di soggettività che ci manca, perché ancora non si è espresso nella nostra vita. Il Vuoto, quindi, non è un problema solo di tuo figlio o della società ma è anche il tuo. Prima di giudicarlo nella sua fatica ad affrontare l’angoscia che questo gli provoca, ti sei confrontato con la tua? Forse sarà più utile raccontargli del tuo rapporto con la tua angoscia, con la tua fatica a darti un senso, che giudicarlo un essere vuoto e inutile.

VERSO UN AMORE MATURO DEI FIGLI. Amare, diceva Lacan, è dare all’altro ciò che non si ha. Amare in maniera adulta tuo figlio significa sapere che tuo figlio, essendo altro da te, desidera una forma d’amore che tu non gli saprai dare in virtù della tua natura umana che ti porta a dargli qualcosa che avresti voluto per te ma che non va bene per lui. In questi termini, l’amore non può colmare il vuoto esistenziale che sente tuo figlio, non può riparare la sua vita. Tutto ciò che puoi fare è stargli accanto, mentre attraversa il suo vuoto sapendo che l’unica cosa che ti chiede è di accettarlo per ciò che è. Tu ti accetti per come sei?

PAROLA E SILENZIO. In ebraico Parola e Silenzio hanno la stessa radice: se vuoi che tuo figlio ti porti le sue parole, offrigli il tuo silenzio.