Il filo del racconto. Una guida per ricostruire la trama. - Divenire Magazine

Il filo del racconto. Una guida per ricostruire la trama.

Reading Time: 2 minutes
Io scrivo. Il mondo non mi si chiude addosso, non diventa più angusto. Mi si apre davanti, verso un futuro, verso altre possibilità. Io immagino. L’ atto stesso di immaginare mi ridà vita.

 

David Grossman, “Con gli occhi del nemico”

– Era da un po’ che ci pensavo ma da quando ho cominciato a scrivere non riesco più a smettere. La mia memoria è come un vulcano, erutta continuamente ricordi e la penna non riesce a starle dietro…

Gianni non si è ancora seduto ma colgo la sua urgenza e l’affiorare dell’ansia di fronte a ciò che gli sta accadendo.

– E’ potente l’immagine del vulcano che mi porti ma comprendo la tua preoccupazione perché la sua potenza è vitale e ti fornisce molto energia per la tua impresa ma può anche travolgerti. Ho vissuto uno stato d’animo simile al tuo ad un certo punto della scrittura dell’autobiografa e rischiavo di perdermi di fronte a tutto ciò che emergeva e di cui non sapevo cosa fare.

– Forse è perché non sono bravo con la scrittura, erano secoli che non scrivevo se non lettere commerciali o email di sollecito ai clienti ed è anche questo che mi sconcerta. Da un lato mi fa piacere e mi riempie di gioia, dall’altro mi provoca spiazzamento, come una sorta di vertigine.

Si pensa che, proprio per chi non ha molta dimestichezza con la scrittura, i testi autobiografici siano quelli più semplici, la materia è tutta lì, a disposizione, basta semplicemente dare un’ordine alla memoria. In realtà, accostarsi alla propria storia, dando ad essa una forma e cercando di individuare tendenze ed elementi salienti e significativi è molto difficile perché si ha a che fare con una materia magmatica – da qui l’immagine del vulcano -, confusa, che sfugge alla funzione razionalizzante del pensiero: la ricostruzione della propria storia si trova a fare i conti con una sorta di estraniazione, lo spiazzamento di cui parla Gianni.

– Sei alle prese con la ricerca di un filo conduttore, quello che ti guiderà nella costruzione della trama.

– Ma dov’è quel filo? Non lo trovo, vedo piuttosto una matassa ingarbugliata. Non so cosa tenere, cosa togliere, da dove cominciare….

– Ci sono alcuni esercizi che possono aiutarti Gianni, partiremo da lì. Così prendo alcuni fogli e chiedo a Gianni di aiutarmi a dividerli in 10 tessere di uguale misura. Chiedo poi a Gianni di immaginarli come pezzi di un puzzle ma prima di costruire la forma, dovrà scrivere di getto su ognuno di queste le scene più important della propria vita e ricavarne, almeno altri due, da un nuovo foglio per “ciò che hai deciso di non raccontare”. Una volta effettuato questo lavoro, gli chiedo di numerare le tessere dalla più importante alla meno incisiva.

Osservo Gianni alle prese con questo non facile lavoro, è alle prese con un passaggio fondamentale perché costringe alla scelta di cosa narrare e di cosa lasciare invece sullo sfondo: ogni tessera potrà infatti costruire un potenziale incipit dei capitoli dell’autobiografa.

Alla fine di questo primo lavoro, chiedo a Gianni di muovere le tessere e di provare a rintracciare una forma, un disegno della sua storia. Dopo qualche minuto, alza gli occhi e mi sorride

– Ho trovato una forma e ho stilato una specie di indice della mia storia: è’ come un fume la mia vita, ora non mi perdo più, devo seguirne il corso per arrivare alla fine della mia storia.