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Come esseri umani, nasciamo nella più assoluta dipendenza. Mentre i piccoli di altre specie animali impiegano un tempo relativamente breve a essere autonomi, i cuccioli di uomo ci impiegano molti anni.
Qui si spiega, forse, la nostra propensione a sviluppare una dipendenza.
Nel corso della mia lunga esperienza nell’ambito delle dipendenze – ho lavorato nove anni sulla strada, a contatto con tossicodipendenti attivi e alcolisti, spesso senza fissa dimora e cinque anni in un servizio per le dipendenze, anche con giocatori d’azzardo – la mia ottica psicocorporea, mi ha permesso di sviluppare il concetto di “dipendenza corporea”, superando la divisione più nota fra dipendenza “fisica” e “psicologica”: in analisi bioenergetica, corpo e psiche sono parte di una unità funzionale, non sono entità distinte e ciò che succede a un livello, si riflette anche nell’altro. Mi è capitato, dunque, di vedere lo stesso atteggiamento corporeo, la stessa tensione psichica sia in chi (per fare due esempi agli estremi) aveva una crisi di astinenza da eroina che in chi non giocava da tempo alle slot-machine.
Cosa lega questi due esempi? Dal mio punto di vista è un rapporto immaturo con il piacere, e in questo ritorniamo alla nostra protratta immaturità di specie, che può far sì che si crei in noi l’illusione di poter protrarre all’infinito il piacere o, dall’altro lato, di poter evitare le sensazioni spiacevoli.
Dato che il piacere viene dal corpo, è al corpo che bisogna tornare per superare questa condizione. Il corpo ci riporta a casa, nel qui e ora, senza aggrapparci a illusioni, ma sostenendoci in autonomia (grounding, come si dice in bioenergetica essere radicati alla realtà).
E forse proprio l’autonomia è l’obiettivo che ci si può porre: avendo come caratteristica costitutiva del nostro essere umani una lunga fase di oggettiva dipendenza, l’indipendenza può essere un’altra illusione, che si può manifestare, all’opposto, in controdipendenza (“non ho bisogno di nessuno!”). Questo vale per le dipendenze da sostanze, da gioco o schermo, ma anche (e forse soprattutto) per le dipendenze affettive, in cui è una persona e il nostro legame con essa, a cui ci aggrappiamo, come se lasciar andare ci potesse far cadere in un abisso senza fondo.
Il lavoro corporeo dell’analisi bioenergetica ci riporta coi piedi ben saldi a terra: se siamo ben radicati, sviluppiamo il grounding, la sicurezza che sotto i nostri piedi non c’è un abisso, ma la Madre Terra che ci sostiene amorevolmente.