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Le cose passano; la loro impronta – significati possibili, tracce, echi, risonanze – sopravvive nella parola di chi, ricordando, racconta.
Mario Barenghi, su “Doppiozero”
Al ritorno da Framura, l’appuntamento annuale con il residenziale di psicoterapia intensiva del Centro Divenire, ho proposto ai partecipanti di inviare pensieri, riflessioni, frammenti e testimonianze dei loro vissuti. Abbiamo condiviso un’esperienza speciale e ho immaginato che il mio desiderio di conservare una traccia dei molti processi che si erano avviati fosse anche quello di altri, compresi i membri dell’équipe. In questi tempi liquidi in cui è sempre più difficile ricordare e costruire memorie corali che creino un senso, credo sia importante sostenere e promuovere la narrazione della nostra esperienza per avere una testimonianza, anche scritta, di ciò che si è messo in atto.
Durante il residenziale, abbiamo continuamente sperimentato la potenza e l’efficacia del lavoro di gruppo e la narrazione collettiva si inserisce in questo approccio metodologico. Provare a raccontare la storia della piccola comunità, nomade e precaria, di cui abbiamo fatto parte, consente di tenere desta l’attenzione sui processi individuali e collettivi, permette di rielaborare i contenuti emersi e di integrarli, anche grazie alla scrittura. Questo è ciò che propongo quando inizio e termino ogni nuovo percorso di scrittura autobiografica con il duplice scopo di dare valore ad ogni singolo contributo e di rinforzare il senso di appartenenza al gruppo.
Ciò che leggerete potrà anche sembrare un’autocelebrazione, questa, per certi versi, è una caratteristica di ogni scrittura autobiografica che si rispetti, ma il lavoro di rielaborazione individuale che la scrittura mette in atto è indubbio e questo è già un valore aggiunto all’esperienza vissuta: è quello che resta, è una traccia per continuare il cammino iniziato.
E poi c’è la questione dei social: abbiamo dichiarato ai partecipanti la nostra scelta di condividere i testi che ricevevamo, ovviamente in forma anonima per garantire la privacy delle persone, sulle nostre pagine social e ora li facciamo diventare protagonisti di un articolo del nostro blog, anche per coloro che non frequentano Facebook o Instagram. Il dibattito sull’uso e sull’abuso di questi strumenti è, per fortuna, molto vivace e anche la nostra équipe si è domandata se una tale operazione non rischiasse di banalizzare i contenuti individuali, disperdendoli nel flusso continuo di “gattini, cuoricini, fotografie delle vacanze o peggio, insulti e commenti senza controllo”. Questo è il rischio che corriamo ogni giorno quando produciamo contenuti e li condividiamo sulle piattaforme on line, è un rischio che abbiamo deciso di correre perché quello che leggiamo, ciò a cui decidiamo di dedicare la nostra attenzione, ad esempio mettendo un like, dipende, anche, da noi. Proviamo quindi ad utilizzare strumenti contemporanei per dare spazio a desideri antichi che accompagnano la storia della nostra specie: la costruzione di una narrazione condivisa per rinforzare il senso di appartenenza e il desiderio di ricordare ciò che si è vissuto e che ancora si sta vivendo.
Le scritture che condividiamo sono per loro natura frammentaria, una sorta di “fotografie con le parole” ma hanno un forte potere evocativo e producono risonanze anche in coloro che non amano scrivere ma leggono con piacere ciò che altri scrivono. I testi sono stati raccolti e messi in ordine alfabetico per restituire quelle che, per noi, sono le parole chiave. Anche per questo, confidiamo che possano generare nuovi pensieri e una più radicata consapevolezza dei processi trasformativi che questa esperienza ha messo in atto in tutti i partecipanti.
Accompagnare – In questo momento ho paura perché l’emozione che mi ha preso è incontenibile. Non lasciarmi, accompagna questo mio pezzo di cammino
Ascolto: In silenzio. Posso sentire il battito del cuore e l’onda del respiro. Posso ascoltare il cinguettio degli uccelli, il ronzio delle api, il volo muto delle farfalle. Le foglie mosse dalla brezza del pomeriggio mi sussurrano un messaggio per il terzo orecchio: stai in ascolto.
Bellezza – …Perché è la bellezza che ti fa volare.
Centro – Inaspettatamente, si è concretizzata la mia sensazione di essere presente a ciò’ che mi stava capitando: stava capitando a me finalmente! E non per riflesso della vita di altri su di me, ma io ero al centro dei miei cambiamenti, supportata da gente speciale, comprensiva e in sintonia con il gruppo. Ho avvertito una scossa lungo il corpo, leggerezza nella testa e un senso di vuoto e di scarico. Queste sensazioni mi ricordano quanto è bello vivere e quanto di splendido c’è in ognuno di noi. Porto con me pienezza, soddisfazione, esplosione
Custodi – Mi sono girata e li ho visti: stavano in piedi, dando le spalle al mare, appena fuori dal cerchio che avevamo formato intorno al fuoco. Ho percepito una sensazione di protezione e di sicurezza. Sostenere ed esserci, non è forse questo il “prendersi cura”?
Danzare – Continua a danzare, segui il ritmo, entra nel flusso, lascia che sia il corpo a guidare.
Fiducia – Avere fiducia in ciò che si sta per schiudere. Affidarsi al processo e non al risultato.
Imparare – Ho imparato dal mare, dalle strade impervie, dai sassi, dal fuoco, dalla luna sottile, dai rumori notturni, dai ritardi, da ogni singola persona con cui sono entrata in contatto.
Fortunatamente non esistono residenziali perfetti. Nella perfezione io non arrivo da nessuna parte; nel divenire e nei mari mossi riesco invece a contattare quella bussola che forse, da qualche parte, mi porterà. Sono profondamente grata e nutrita. La mia libertà creativa è uscita facilmente perché c’era un’equipe a sostenermi con la sua fiducia e anime belle pronte a muoversi con me.
Incontrarsi – E poi ci sono gli sguardi e gli abbracci: per sostenerci, per ripararci e per scoprire che non siamo soli.
Insieme – In spiaggia davanti al fuoco, dopo una giornata di workshop: si mangia, si canta, si balla sotto un cielo stellato e cullati dalle onde del mare. Framura è anche ritrovare una calda e nutriente socialità.
Possibilità – Io non sono chi penso di essere. Mi apro alla possibilità di essere anche altro.
Prima volta – La mia prima volta. La prima volta fra le mura.
Tra braccia sconosciute, tra voci nuove.
La prima volta con il cuore aperto davanti ad altri cuori.
La prima volta dei miei occhi negli occhi degli altri.
Mi sono sentita parte di un tutto.
Compresa, senza pregiudizi, libera, aperta. Di piangere, danzare, gocciolare, guardare, stringere, abbracciare, parlare.
Senza trucchi, senza merletti.
Tutto in me ha iniziato a risvegliarsi, ad aprirsi. Il cuore sorrideva. Guardando gli altri con occhi nuovi.
Ho sentito lo struggimento dei miei compagni, che è diventato il mio. Il MIO è diventato il loro.
Le mie lacrime, miste al sale della sofferenza, alla salsedine del mare, alla dolcezza della liberazione.
Ho sorriso. Di una nuova energia.
Ho spiegato a me stessa le pieghe che avevo addosso, le ho accarezzate e levigate con le lacrime e il sostegno di tutti.
Del cielo, della terra, di voi.
Ho partorito me stessa a Framura, tra l’abbraccio di tutti, con suoni viscerali, singhiozzi incontenibili, aperture insperate.
Mi si è aperto uno squarcio di cielo nel cuore.
Di possibilità, di indulgenza, di speranza.
E sono nata. Nuova me
Prendersi cura – Piano piano sento che la mia armatura si sta ammorbidendo, filtra della flebile luce, sufficiente per farmi intravedere quanto di bello c’è dentro di me… e così mi commuovo nel prendermi cura della mia parte più dolce e sensibile…”
Qui e ora – Cercare negli occhi gli occhi degli altri. I petti sono aperti, gli sguardi sinceri e i respiri profondi. Il sapore dell’anima è in ognuno di noi, ma solo alcuni allungano le mani per scavare in fondo e ritrovare la luce che si è spenta da tempo: a volte è una piccola fiamma, a volte è un faro potente che squarciano il buio.
È allora che una forza, una gioia, un dolore remoto fanno bagnare gli occhi. A Framura ho trovato: energie connesse, partecipazione e compassione: un’accoglienza senza giudizio.
Ripeto tra me e me un mantra: qui e ora. Qui e ora. Non ti distrarre!
Ricetta – Hai scelto gli ingredienti con attenzione, li hai miscelati con cura per creare un menu gustoso e nutriente. Poi li hai preparati per il viaggio verso Framura. Per la cena, abbiamo trovato una tavola imbandita e abbiamo assaggiato ogni singola pietanza in silenzio. Così abbiamo potuto gustare il fresco, lo speziato, il morbido, il croccante e, alla fine, anche il dolce. Hai saputo creare una deliziosa sinfonia di sapori e di sensazioni.
Risonanze – Non appena hai evocato quel ricordo mi sono venute le lacrime gli occhi, non sono te ma in quel frammento della tua storia mi sono riconosciuta e ho potuto ricostruire un nuovo pezzo della mia.
Risveglio
Piedi.
Sassi.
Massaggio.
Contatto.
Gambe a penzoloni. Libere e leggere
Canto del mare
Messaggio
per il terzo orecchio
risuona
echeggia
riempie i vuoti
tra gli scogli
dell’io.
Aria blu e verde
ali spiegate
messaggere di profumi
fragranze
canti d’insetti
espansione
compenetrazione
risuono
mi cerco
mi vedo
mi trovo
mi abbraccio.
Silenzio – Sembravamo monaci in un convento, come loro mangiavamo in assoluto silenzio. Un silenzio in cui mi sono immersa e sono riuscita a stare in pace e in armonia con il resto del gruppo. Un silenzio carico di energia, di pensieri e di presenza di cui mi sono sentita parte- Mi sono messa in ascolto con tutti i sensi e i pensieri leggeri.
Sogno – Vivere questa esperienza è stato magico, mi pareva di essere in un bel sogno cosciente.
Verità –E se anche voi, forse come me, vi state chiedendo se è successo davvero. Credo di sì, è proprio tutto vero. La pelle ha percepito, gli sguardi hanno assorbito, dalle viscere è uscito un pezzetto della nostra verità.
Abbiamo cucinato anche noi. Un grande, saporito, bilanciato, nutriente minestrone. E ci siamo sfamati e imboccati a vicenda.
Un grande banchetto di sentimenti.
Grazie Cristina per aver saputo tradurre tutto questo.