Sogni: immagini dal profondo. Regali dell’anima.

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sogni sono come le conchiglie che il mare ha depositato sulla riva.
Bisogna raccoglierle e ascoltare la loro voce.

 

R. Battaglia.
Torno dalle vacanze dopo un mese di interruzione del percorso terapeutico con i pazienti.

“Come sono andati i sogni?” chiedo verso la metà del colloquio dopo un’introduzione che Mattia mi fa sulle sue vacanze estive e sugli ultimi avvenimenti che desiderava condividere con me.

“Ne ho fatto uno stanotte, prima di venire qui, lo ricordo bene… però pensandoci durante quest’ estate non ne ho fatti”. Estrae l’i-phone. Legge il sogno. Guarda le date.

“In effetti l’ultimo è stato prima della nostra ultima seduta e poi quello di stanotte prima di venire qui”. Si sorprende.

I sogni di Mattia mi hanno aspettato. Così come è successo con quelli di Sara. Un saluto prima della separazione e un regalo di bentornato al nostro percorso insieme.

Mi meraviglio sempre per la forza che hanno. Per le scelte che l’inconscio fa. Per le immagini che regala, per le paure che solleva.

Ed è delicato. Come lo è stato con Marco. Con lui l’inconscio ha preferito aspettare la sua terapeuta, la guida che in questo momento lo sta accompagnando.

Miriam invece ha avuto una sorpresa, i suoi sogni sono arrivati in questa pausa tra noi. Come se qualcosa si fosse sedimentato e con lo spazio e il tempo della separazione fosse germinato. Come semi che ad un certo punto mentre guardi altrove, fanno spuntare un germoglio dalla terra.

“L’interpretazione del sogno è la via regia che porta alla conoscenza dell’inconscio nella vita psichica”. Pensiero Freudiano noto dall’interpretazione dei sogni del 1899. Autori successivi sostengono che il sogno si configura come il mezzo per eccellenza, il tramite più significativo per arrivare alle“sorgenti segrete e originarie della vita psichica.

Dal punto di vista neurofisiologico sappiamo che il sogno si attiva appena l’organismo entra nella fase REM del sonno ed è visibile una modificazione di svariati parametri quali l’attivazione dei processi vegetativi, l’accelerazione del battito cardiaco e del ritmo respiratorio, l’aumento della pressione sistolica del sangue, l’erezione del pene, l’attivazione del sistema muscolare. Vi è quello che viene chiamato movimento oculare rapido, un moto del corpo ridotto con minore tono muscolare e maggiori movimenti fini, in particolar modo movimenti fini delle mani e del viso. Vi è inoltre l’attivazione del sistema cerebrale,ovvero dell’ ippocampo, delle aree subcorticali e mesencefaliche. Anche dal punto di vista della funzione, gli esperti hanno proposto molte ipotesi tra cui la più nota è che il sognatore attraverso i sogni effettua una pulizia del sistema nervoso dai metaboliti endogeni. Inoltre vi è una riorganizzazione degli schemi eccitatori del sistema nervoso centrale ed una selezione delle informazioni che vengono accumulate durante il giorno. Ancora il sogno aiuta lo sviluppo della corteccia per i bambini, sostenendoli nella crescita psichica, cognitiva ed emozionale.

Infine la neurofisiologia ha confermato l’ipotesi secondo cui, durante il sonno, il sogno svolge una funzione di ristrutturazione di nuovi legami sinaptici e quindi di creazione di nuove associazioni mentali. Questo a supporto della ipotesi secondo la quale il sogno svolge una funzione creativa e quindi favorisce lo sviluppo dell’individuo aiutandolo ad associare elementi che normalmente non riuscirebbe a collegare.

Eppure tutto ciò continua ad essere riduzionistico e parziale. Il sogno detiene in sé un mistero che non è svelabile nelle sue funzioni e va oltre la funzione biologica e quella psicologica.

Il sogno è la strada. Il sogno è l’apertura sulla nostra anima.

L’interpretazione dei sogni non è un’idea nuova, né tanto meno è da riferirsi al solo pensiero psicoanalitico. Per millenni le persone hanno cercato una predizione o una risposta dai sogni. Perché l’inconscio non spreca energia e soprattutto come spiega Marie-Louise Von Franz, l’inconscio non spreca il «fiato» dicendo ciò che già si sa. I sogni vanno lentamente accolti e svelati senza la pretesa di poterlo fare veramente.

Tutto ciò che l’inconscio produce ha una finalità. Ogni sogno, ogni immagine ha un significato. Il fatto che sia più o meno interpretabile, non inficia il significato simbolico.

Il rapporto che ognuno di noi ha con il sogno, la sua fissazione nella memoria o l’oblio, è diverso da persona a persona e varia col tempo nello stesso individuo. Le possibilità sono tantissime.Vi sono persone che non ricordano mai i sogni e altre che ne producono moltissimi e li ricordano quasi tutti, così da sembrare continuamente immersi nel suo materiale onirico.

Milena ogni settimana, alle 9 puntualmente estrae dalla borsa nera un foglio a due facciate completamente appuntato di sogni. E me li porge. Come un rito che sottende“ io mi impegno e te li offro, fanne quello che ritieni migliore per me”. E li leggiamo insieme. A volte uno scambio, a volte un apertura del profondo, a volte un mezzo per fortificare un legame.

È quasi magico pensare che il paziente arriva in seduta e ti porta il suo mondo, ha prodotto nella notte la scenografia di un film bellissimo, ha rivisto la risposta alla sua sofferenza, ha risentito quel vecchio dolore, ha visto il mostro che lo divora dentro, o ha fatto un viaggio che da anni desidera.

E lo fa con me, davanti a me, rivelando con tutto se stesso la sua più profonda intimità. E mi dichiara fiducia. E l’alleanza si consolida.

“Dottoressa ma è pazzesco, non ho mai sognato. Mi ha sempre detto che non portavo niente, forse è meglio se riparto per le vacanze”! Scherza Miriam. Sì, nelle sue vacanze l’inconscio è tornato dalle vacanze.

Ma ha ragione Jung. Non è possibile una interpretazione del sogno senza una partecipazione totale del terapeuta all’interno del setting dove il terapeuta sente il sogno del paziente con tutto se stesso e nel contempo lo processa mentalmente rispetto al vissuto comune della coppia terapeutica.

“Nelle immagini dei sogni è presente una oscura sorgente, una tendenza, una forza e una numinosità che converge verso qualcosa che di per sé è irrappresentabile e che si lascia afferrare soltanto in maniera approssimativa”.(Trattato di Psicologia Analitica”, 1992).

Una mia costante è quella di chiedere al paziente, fin dalla prima seduta, “mi racconti un sogno”.

La provocazione della richiesta funge da aiuto ad uscire da corto circuiti mentali dove si vede e si racconta solo il proprio dolore. Cerco di trasmettere il messaggio che stare assieme non vuol dire solo soffrire e che ogni parte del Sé del paziente è da me accettata. Anche quella sana.

Lo invito, fin dalla prima seduta, a guardarsi dentro e il sogno è l’indicazione, il cartello stradale su un percorso dove spesso ci si sente persi.

Alla richiesta di raccontare un sogno, le reazioni sono solitamente diverse. All’inizio è la stessa di quando il medico chiede: “si spogli”. Il paziente sente immediatamente la vergogna di doversi esporre intimamente.

Vale quello che disse il medico generico ad un paziente dopo avergli chiesto di spogliarsi, il paziente chiese: “Dottore, mi devo spogliare tutto?”Il medico rispose: “Faccia quello che vuole, io visito quello che lei mi mostra”.