Quando le storie familiari influiscono sulle relazioni di coppia
Riccardo e Martina arrivano in terapia da me perché, dopo anni di relazione, sentono di essere arrivati ad un nodo cruciale: Martina, sulla quarantina, vorrebbe tanto un figlio. Le sembra che il tempo a sua disposizione ormai sia poco e si sente pronta ad affrontare questo passo.
Riccardo invece è molto frenato: è impaurito, non si sente in grado di far fronte ad un’eventualità del genere. Durante delle sedute individuali approfondiamo le rispettive storie familiari.
Martina è rimasta orfana di madre molto presto, da bambina, e ha un rapporto strettissimo col padre. Il suo sogno è sempre stato quello di metter su famiglia e ora la reticenza di Riccardo, che ama molto e che, a suo dire, ha scelto proprio perché “tutto d’un pezzo” e poiché le dà sicurezza, la ferisce terribilmente: si sente non realmente voluta, tradita. Il rifiuto di Riccardo riattiva in lei un profondo dolore e un senso di vuoto, che assomigliano molto a quelli che lei ha vissuto in seguito alla prematura scomparsa della mamma. Martina teme che lui non la ami davvero e che possa perderlo da un giorno all’altro, cosa che le risulterebbe intollerabile: non potrebbe sopportare un altro abbandono…Questo timore la rende insicura e, nei confronti del partner, continuamente richiedente e controllante. A volte perde le staffe e la cosa che la manda più in bestia, quando discutono, è che lui sembra impassibile, impenetrabile…questo apparentemente conferma i suoi timori rispetto al fatto che lui non sia veramente interessato alla loro relazione.
Riccardo, da parte sua, ha una storia di bambino maltrattato. Il padre, alcolizzato, spesso lo picchiava selvaggiamente e in modo imprevedibile, sfogando su di lui le proprie frustrazioni personali, e nella convinzione che lui non fosse realmente suo figlio. Riccardo è sopravvissuto a un’infanzia durissima, ma ne porta ancora i segni. È estremamente ansioso, rigido, sembra che faccia uno sforzo immane per mantenere tutto sotto controllo, emozioni comprese. Durante gli incontri individuali emerge che il suo timore rispetto ad un’eventuale paternità è legato al terrore di poter perdere il senno e di diventare come suo padre.
È anche per questo che, nella sua vita, Riccardo si è chiuso dietro un’armatura impassibile e, almeno all’apparenza, inespugnabile. La sua reazione alla rabbia, propria e altrui, è una sorta di congelamento, che lo immobilizza. Il suo più grande incubo è poter diventare, a propria volta, maltrattante e violento.
Martina non conosce la sua storia, che Riccardo ha sempre taciuto e cercato di dimenticare.
Riccardo e Martina sono due chiari esempi di come le rispettive storie di vita, e familiari, abbiano creato delle “vulnerabilità” che si sono giocate, successivamente, nella loro relazione di coppia.
Martina, in cerca di un partner rassicurante e affettuoso per colmare il vuoto mai elaborato lasciatole dalla morte della madre, fraintende la rigidità di Riccardo, vivendola come solidità. Ma non tarda ad accorgersi che, proprio questo aspetto, è quello che più la sollecita, facendola sentire insicura e incerta rispetto a quanto lui la ami e desideri un futuro con lei.
Riccardo, barricato dietro le sue difese, risponde alle richieste emotive e alle esplosioni di Martina come ha imparato a fare: congelandosi, ma nel terrore di perdere il controllo.
Quanto più lei diventa richiedente e intrusiva, tanto più lui si ritira. E il comportamento di ognuno dei due sollecita sempre di più i temi affettivi cruciali dell’altro.
Il lavoro con Martina e Riccardo è proseguito con incontri congiunti, di coppia. Le riflessioni sulle rispettive storie sono state condivise, anche attraverso l’uso di strumenti specifici, come il genogramma (rappresentazione grafica della famiglia di origine e delle relazioni tra i membri). Ognuno dei due ha potuto conoscere e comprendere meglio la storia e il vissuto profondo dell’altro. Entrambi hanno inoltre potuto differenziare ciò che ciascuno portava – dal proprio passato – nella coppia e ciò che invece emergeva nel presente, nell’incontro più consapevole e autentico con l’altro. Per Martina e Riccardo si è aperta la possibilità di una diversa narrazione, che li vede protagonisti di una nuova storia: la loro storia come coppia di adulti e non più – soltanto – come figli feriti.