Non è mai troppo tardi

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Un laboratorio di teatro e di scrittura per over 40

Mancano tre incontri al termine del laboratorio di teatro e scrittura autobiografica che conduciamo insieme per la prima volta: è arrivato il momento di decidere cosa fare con gli importanti materiali emersi in questi mesi di lavoro. Proveremo a cucire tutto ciò che abbiamo sperimentato per creare una messa in scena oppure ci fermeremo prima di farlo? Ancora non sappiamo se nel gruppo prevarrà il desiderio di mettersi in gioco fino in fondo o se le incertezze e le paure avranno la meglio. Sono due settimane che prepariamo il terreno per questo incontro decisivo, cosa accadrà questa sera?

Qualche ora prima dell’incontro, riceviamo diversi messaggi: “Oh no, ho sbagliato data; io oggi parto per le vacanze, non potrò esserci”, “Sono ad un convegno, chissà a che ora finirò”, e ancora “Riunione fiume, non arrivo prima delle 20”, e infine “Incidente in tangenziale, sono in ritardo”. All’ora stabilita per l’inizio del corso, siamo io, Miriam e una partecipante. Trascorsi venti minuti, ci sono quattro persone e decidiamo di iniziare comunque e di stare con quello che c’è. Siamo soddisfatte della scelta perché quello che c’è è molto e ci basta uno sguardo d’intesa per decidere che la messa in scena si farà e chi sta partecipando è d’accordo con noi. Affrontiamo le paure dell’andare in scena, condividendo le storie individuali delle nostre prove più significative e, soltanto il fatto di aver lavorato sull’ansia di non essere all’altezza, ci fa sentire più leggeri. Ci dichiariamo quasi pronti e ognuno sarà libero di invitare le persone più care alla serata di restituzione finale di questa esperienza o di non dirlo a nessuno.

Non si può montare uno spettacolo in tre incontri, ma il senso del nostro laboratorio emerge potentemente da ciò che sta avvenendo di fronte a noi e dai messaggi che riceviamo il giorno dopo, dal tono tutto diverso dei precedenti: “Per noi è importante mettere in scena”, “Grazie per il vostro entusiasmo: è contagioso” , “Non rinunciamo a questa possibilità: noi ci siamo!”. Ne siamo commosse e felici: ne vale la pena! Ed è per questo che regaliamo al gruppo un incontro supplementare per poter lavorare sui testi singoli dei partecipanti.

In questi mesi, abbiamo amalgamato scrittura e linguaggio teatrale alla ricerca di un nuovo codice espressivo. Abbiamo trovato parole incarnate e gesti parlanti. Siamo stati con le paure, le resistenze e le fatiche, le nostre di conduttrici prima di tutto. Anche noi ci siamo messe alla prova e abbiamo vinto la nostra sfida personale: quella di avere fiducia. Avere fiducia nel processo e nella possibilità di accompagnare queste persone a mostrarsi superando mostri e paure. Perché essi si materializzano davvero nello spazio del laboratorio e la stanza diventa molto affollata, si satura di presenze e di fantasmi e insieme li dobbiamo accogliere, nominare uno per uno e prendercene cura. E poi stare con tutto quello che arriva, anche con gli ospiti sgraditi e molesti, e respirarci dentro e spingere un poco e incoraggiare. Sapersi fermare, tornare indietro, ripartire e, infine, prendere la rincorsa per…Saltare!

Ci siamo: l’atmosfera è vibrante, ci sono le ultime incertezze da vincere e le ultime prove da fare. È ora di raccontare ciò che i semi autobiografici hanno fatto germogliare. E ciò che vediamo è la cura con cui sono stati piantati, innaffiandoli con qualche lacrima e molte risate, mettendoli al sole e riparandoli dalle piogge abbondanti della scorsa primavera. I “semi” hanno portato sulla scena coraggio, determinazione, cambiamento, gentilezza, ascolto, serenità e divertimento, facendoci scoprire, ancora una volta, la verità e la poesia presenti in ognuna delle nostre esistenze. I semi hanno regalato anche molte emozioni: quelle che ognuno ha vissuto, quelle che ha condiviso con il gruppo e quelle che abbiamo visto negli occhi degli amici e dei familiari che hanno partecipato alla nostra serata di chiusura.

Vedere un gruppo di donne con un coraggioso uomo, mettere in scena un frammento della propria storia, osservarli nella loro bellezza e intensità, ci ha rimesso nuovamente in contatto con il grande potere trasformativo e terapeutico del lavoro espressivo di gruppo. Creare connessioni tra esseri umani è la nostra mission più profonda ed anche la più gratificante!

Tutto questo non sarebbe mai stato possibile senza le mie compagne di viaggio: @Miriam Gotti e @Gloria Volpato.

Con @Miriam Gotti ho condiviso il progetto, gli entusiasmi e le risate, ma anche i dubbi, le ansie e le paure.  È grazie alla sua forza gentile e alla sua straordinaria capacità di condurre il gruppo e poi di mettere in scena che siamo arrivati al termine del percorso.

Grazie a @Gloria Volpato che ci ha indicato una nuova possibilità di lavoro, di cura e creativo. Grazie alla sua disponibilità ed alla sua presenza, siamo riuscite a trasformare i vincoli in possibilità e i fantasmi di ognuno in personaggi.