V. è una bellissima giovane donna, in incognito dietro ad un look da maschiaccio, tute oversize sotto cui si nasconde una femminilità prosperosa e involontariamente seducente. Si descrive come una ragazza caratterialmente forte, a cui non è facile stare vicino. Non è interessata alle frivolezze femminili, per questo non ha amiche intime.
– Se la tirano tutte. Le altre. Non abbiamo argomenti.
Il femminile è svalutato, V. cerca di vendersi promotrice convinta del codice virile come unico possibile per la sopravvivenza nella società.
– Peccato, dovessi cambiare idea credo saresti una bellissima donna.- Le dico un giorno, sorridendo, dopo mesi di terapia e un’alleanza costruita.
– Penso che tutti mi osservino, che lo facciano perché sono inadeguata, brutta…è dalle scuole medie che è così…la più alta di tutti, una quarta di reggiseno e giocavo ancora alle bambole…mi guardavano strana, mi facevano sentire strana…
V. racconta tra le lacrime di camminare ancora a testa bassa, rivive costantemente quegli sguardi. Rivive costantemente i suoi 13 anni.
– E‘ li che hai dichiarato guerra al tuo corpo sessuato?
– Credo di sì.
– Ti va di far pace?
Nonostante io abbia di fronte una donna compiuta, realizzata nel lavoro e apparentemente nel contesto sociale, parte del lavoro terapeutico riguarda il superamento di un blocco evolutivo, che ha origini lontane e continua a sortire i suoi effetti, fintanto che non sarà affrontato e superato.
V. è ancora una bambina quando il suo corpo decide letteralmente di esplodere, a nulla servono due reggiseni per appiattire le sue forme. E‘ Gulliver tra i lillipuziani. La terapia riparte dall’adolescenza, con cui dobbiamo far pace.
Uno dei compiti chiave dell‘adolescenza è quello di integrare il corpo sessualmente maturo, trasformatosi durante i processi puberali, in una nuova rappresentazione del proprio corpo che includa i genitali maturi e la capacità di procreare. Questo compito implica la capacità di salvaguardare il vissuto di una propria identità attraverso cambiamenti profondi, sia fisici che mentali. “Il corpo dell‘adolescente diventa luogo di dialogo tra il corpo infantile, conosciuto e fantasticato e il misconsciuto, misterioso e sessualmente maturo dell‘adolescente“(cit. Birraux).
Ci sono adolescenti per i quali questo processo complesso e difficile sembra venga interrotto e il corpo diventa invece luogo di rifiuto, odio e vergogna. Il corpo puberale diventa qualcosa di minaccioso poiché sessualmente attraente e attivo pulsionalmente.
Nel percorso terapeutico V. ha potuto riattivare il dialogo con questa parte di sé e rimettere in moto il processo di appropriazione di una nuova identità e consapevolezza di sé e del suo femminile. Si è sperimentata, si è concessa di essere donna, imparando a non sentirsi debole e passiva di fronte allo sguardo altrui.
Si è sposata, in abito bianco, da principessa. Ai piedi le sue inseparabili scarpe da ginnastica.