Essere Babbo, non solo a Natale. Cosa fa di un papà un padre - Divenire Magazine

Storia del mio miglior nemico

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L’importanza della figura paterna per il figlio maschio

Il mito di Edipo appartiene ormai alla cultura popolare, ed anche chi ha una minima famigliarità con la psicologia, sa a cosa si riferisca il cosiddetto “complesso di Edipo”.  All’inizio del ‘900, Freud aveva preso a modello il mito di Edipo per spiegare quali fantasie prendano forma nella mente del bambino circa la relazione con la madre ed il padre. Nello specifico, il padre della psicoanalisi, concentrandosi soprattutto sullo sviluppo della psiche maschile, aveva teorizzato come l’amore sfrenato del bambino per la propria madre si traduca anche nel desiderio di sconfiggere il padre, percepito come rivale in amore. L’accettazione della realtà avrebbe portato poi il bambino a comprendere l’irrealizzabilità del proprio desiderio, e a volgere altrove il proprio desiderio erotico, lasciando la madre al padre e ritirandosi dalla competizione.

Dai primi del ‘900 ad oggi le teorie del buon vecchio Freud hanno subìto molteplici evoluzioni e cambiamenti, e, al di là delle varie discettazioni teoriche, tra gli insegnamenti che ci ha lasciato in eredità vi è l’evidenza secondo cui i figli debbano sopravvivere ai padri all’esito di una simbolica battaglia con loro.

Se tutto procede bene, durante l’infanzia il bambino maschio prende a modello il proprio padre, lo idealizza e lo considera un campione invincibile cui vorrebbe assomigliare: durante l’adolescenza, con grande stupore di tutti, questo bimbo che vedeva in mamma e papà delle incantevoli divinità, inizia a cambiare punto di vista  e a voler spodestare dai troni dell’olimpo quegli dei che fino a poco tempo fa aveva venerato con una salda ed incorruttibile fede. Ed è così che iniziano le battaglie e le lotte per il potere, lotte e battaglie che vedono coinvolti principalmente padri e figli: i ragazzi, che vedono nel padre la rappresentazione simbolica delle regole e dell’autorità, sentono il bisogno di metterlo in discussione per testare i limiti e fare i conti con la consapevolezza in loro emergente dei propri limiti e difetti. Il poter vivere una simile dinamica di scontro con il proprio papà, consente all’adolescente maschio di accettare e fare i conti anche con la propria energia aggressiva, che in questo modo viene integrata nella mente e nel corpo, per poter essere così utilizzata per la crescita e per farsi strada nel mondo e nella vita con sufficiente amore e fiducia in se stessi.

Sempre più spesso incontro giovani uomini che hanno appena superato la bufera dell’adolescenza e si affacciano all’età adulta con preoccupazioni, timori e risentimenti che sembrano originare dalla mancata lotta con il proprio padre, e dunque con colui che avrebbe dovuto essere il loro miglior nemico.

Penso a Giovanni, 20 anni, che mi racconta di un padre da sempre depresso e gravato da labile salute fisica, percepito da lui come inconsistente e con il quale non ha mai litigato, con cui non ha dovuto scontrarsi per ottenere il permesso di rientrare a notte fonda dopo una serata brava in discoteca. Giovanni si è così costruito addosso il personaggio dello “sfigato”, e si compiace nel lamentarsi di essere vittima incompresa della propria vita e della società, verso le quali esprime molta rabbia e risentimento, la stessa rabbia e lo stesso risentimento che il padre, a causa della propria fragilità e sofferenza, non gli ha dato la possibilità di condividere e sperimentare, sottraendosi di fatto a qualunque forma di confronto e conflitto con il figlio.

Simile è la storia di Fabio, 23 anni, il cui padre l’ha sempre illuso con promesse mai mantenute, alternando momenti di pura violenza a momenti di vuoto ed assenza: Fabio si dichiara arrabbiato con papà, nei confronti del quale prova solo il desiderio di ignorarlo ed escluderlo dalla propria vita, vita che il ragazzo non riesce a colorare con i colori dell’amore erotico, tanto desiderato ed al contempo temuto, sulla base della convinzione che come il padre l’ha troppe volte fregato e tradito anche un eventuale oggetto d’amore potrebbe fare lo stesso.

L’essere padre oggi sembra plasmarsi solo ed esclusivamente sul modello materno e sembra aver perduto quella funzione di confronto e sfida sicuramente faticosa e dolorosa, ma anche necessaria all’adolescente, soprattutto se maschio, come palestra per fare i conti con la vita e le frustrazioni che essa inevitabilmente porta con sé, in modo da non risultarne sopraffatto e capitalizzarle come occasioni di crescita e cambiamento.

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