Il bruxismo: una rabbia animale che cerca l’uscita.

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“Le tigri dell’ira sono son più sagge dei cavalli della sapienza”.

Saul Bellow

Il bruxismo è un tipico disturbo psicosomatico che porta a digrignare violentemente i denti nel corso del sonno, tanto che spesso chi ne soffre se ne accorge solo grazie alla segnalazione di un partner o di un parente che gli dorme accanto.

Secondo l’Istituto Italiano di Psicosomatica Integrata, esso si distingue in tre tipologie specifiche: clenching: stringere i denti, senza associare altri movimenti; grinding: muovere la mandibola in senso orizzontale producendo uno sfregamento; tapping: battere i denti. Le tre tipologie possono manifestarsi anche in modo combinato, ad esempio, una persona può serrare e/o battere i denti.

Tale pratica è spesso associata agli orari notturni, anche se non è raro ritrovare un attività di bruxismo anche di giorno, con inconsapevolezza da parte della persona.

In questi termini sembrerebbe un disagio trascurabile, in realtà il bruxismo, oltre a usurare i denti, che appaiono spesso inspiegabilmente scalfiti, può causare dolori mandibolari e cefalee.

Non è raro, infatti, che le persone che ne soffrono lamentano forti dolori alla testa, già dal mattino, con un dolore spesso localizzato alla zona collo-spalle e/o tempie. In alcuni casi, il Bruxismo è associato anche ad acufeni: suoni, ronzii o veri e propri rumori che si sentono all’interno dell’orecchio, in associazione a una tensione muscolare che riguarda l’articolazione temporo-mandibolare.

L’aspetto più grave, però, riguarda l’origine  psicologica del bruxismo che affonda le radici in un atteggiamento eccessivamente controllato e remissivo tale da impedire a chi ne è affetto di esprimere adeguatamente la propria rabbia.

Le persone infatti  vengono spesso invitate su consiglio del dentista, che suggerisce l’utilizzo di un bite, ad intraprendere parallelamente un percorso psicologico che possa affrontare le cause all’origine del disturbo.

 

Una delle cause psichiche del bruxismo infatti ha a che fare con tematiche di aggressività. L’aspetto simbolico legato ai denti infatti, in particolar modo al digrignare i denti, richiama sul piano dell’atteggiamento non verbale un essere animale o umano che sia, arrabbiato e minaccioso. In natura avere la capacità di mostrare i denti al nemico indica l’abilità di difendersi esprimendo il proprio disappunto. Avere i denti infatti a livello filogenetico implica la possibilità di saper cacciare, mangiare e quindi salvarsi, anche a discapito dell’altro.

Spesso, quindi, ritornare alla capacità di difendersi, ricontattando il nostro guerriero interno,  rimanda alla sana possibilità di esprimersi e/o  anche essere in disaccordo senza necessariamente che la partita si giochi sul piano del ferire o dell’essere feriti.

L’obiettivo della psicoterapia alla presenza di questo sintomo è quello di aiutare a riprendere i contatti con la propria parte battagliera, inizialmente limitandosi a immaginare le reazioni che provocherebbe intorno a sé se la persona, ad esempio, non fosse così coartata nell’esprimere le proprie emozioni.

Che parole sceglierebbe e con quale intenzione? E a quelle parole quali comportamenti seguirebbero?

Il terapeuta  induce ad assaporare il piacere di manifestare apertamente pensieri e sensazioni, rivendicando un rispetto mai preteso prima e poi,  spingendo a immaginare l’impatto positivo delle proprie reazioni nel contesto in cui la persona vive e da cui spesso viene schiacciata.  Si apprende l’utilizzo di armi di difesa più efficienti ed evolute, integrandole opportunamente nel modo di gestire le proprie relazioni, lasciandosi alle spalle il bruxismo.

Inoltre, nel nostro tempo, spesso le persone “affrontano la vita a denti stretti” può sembrare una frase fatta ma coglie perfettamente il nesso che c’è tra la pratica inconsapevole del bruxismo e i fattori psicologici ad essa associati.

Tendenzialmente, la persona è attanagliata da stati di tensione e aggressività non espressa che la costringono, anche se inconsapevolmente, a incanalare tali spinte energetiche e forze psichiche attraverso il corpo.

“A denti stretti” è come la persona vive, quotidianamente, non concedendosi lo spazio utile al fine di elaborare o sperimentare alcune dinamiche psichiche.

A volte, nel digrignare vi è un bisogno di dare senso a degli eventi a cui ci si sottopone contro voglia, nonostante tutto. Tale difficoltà è spesso associata al non saper dire di no, seguito all’attivazione di sensi di colpa quando ciò accade.

Nel serrare, vi è un significato psicologico legato al blocco della tensione emotiva che non ci si concede coscientemente.

Una dinamica psicologica comune a tutti i tipi di bruxismo è quella del vivere la vita come una prova di forza a cui non può permettersi di perdere.

In tale dinamica persiste una rabbia che viene trattenuta e accumulata nel tempo, in associazione a fantasie di attacco/vendetta, fino al punto di essere dissipate attraverso i denti e la mascella.

Tali dinamiche comuni attingono a stati psichici definiti “arcaici”: come abbiamo visto precedentemente infatti nel mondo animale, la mandibola e i denti erano usati per comunicare territorialità, imporsi, azzannare e combattere.

In questo senso, il bruxismo sembra sostituire il bisogno di sfogare un’aggressività trattenuta e, allo stesso tempo, la necessità morale e sociale di delimitarlo a un momento non pericoloso, il sonno.

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