Errare humanum est: riprendere in mano la propria vita è possibile

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Prima o poi arriva per tutti quel momento in cui frustrazione, insoddisfazione e senso di inadeguatezza fanno da padroni nella nostra vita. In questi casi spesso la sensazione riportata è quella di essere sbagliato, fautore di errori irrimediabili, oppure di essere colpito dalla “sfiga”; in entrambe le situazioni è impossibile uscirne, o almeno così si pensa.

Di certo la società odierna, sempre più richiedente, sembra non credere più nell’assioma “errare humanum est” favorendo un sabotatore interno che ci dice che “gli errori hanno sempre una connotazione negativa e che poter rimediare è un’impresa a dir poco impossibile”. C’è quindi la paura di ritrovarsi di fronte ad ostacoli insormontabili e di investire tempo ed energie senza raggiungere gli effetti desiderati.

A ciò si aggiunge che spesso ci si dimentica che la locuzione latina prosegue così: “perseverare autem diabolicum”. Dietro questa citazione si nasconde un grande sottinteso: che dagli errori si impara e si può cambiare rotta.

Effettivamente la questione non è così facile, dal momento che tutti noi abbiamo aspetti che facciamo fatica a riconoscerci, che sopportiamo a malapena e che ci danneggiano dall’interno. Il problema è che il mondo non ci educa ad un ascolto attivo del proprio sentire e vivere e a dare un senso e un valore alle nostre esperienze, comportamenti, vissuti e sentimenti. Quante volte mi sono sentita dire in seduta: «Sono in balia degli eventi», con tutto quel senso di dirompente impotenza e con la percezione di essere schiavi degli accadimenti.

Con la terapia si scopre che, invece, si può essere padroni della propria vita e che lo schiavista è in primis il nostro sabotatore interno, noi, non un mondo cattivo.  Un “Noi” carico di paura di assumerci la responsabilità di scegliere di ripartire dalle nostre cadute, per poi cadere altre 100 volte, ma avanzando sempre di un passo.

Bisogna imparare a concederci il nostro tempo per ascoltare, comprendere e significare il nostro dolore, la nostra insoddisfazione e il nostro vissuto di fallimento rielaborando in modo costruttivo le nostre sconfitte.

 

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