Se me ne vado - Divenire Magazine

“Se me ne vado, crolla tutto”. Le chiavi di volta dei sistemi familiari

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In architettura, una chiave di volta è una pietra posta al vertice di un arco. La sua forma a trapezio, fa in modo che si incastri fra le due metà della volta e che scarichi il peso di tutto ciò che sta sopra sui due pilastri o sulle due colonne e quindi a terra. Se potessimo levare una chiave di volta, probabilmente tutto l’edificio o parte di esso crollerebbe.

A volte capita che qualcuno si senta così, nella propria famiglia: qualche volta è un’illusione, altre è un ruolo che viene attribuito, suo malgrado al malcapitato o alla malcapitata.

Può capitare a una donna, talmente “schiacciata” nel ruolo di madre e moglie e dalle attribuzioni (e interiorizzazioni!) di obblighi e doveri da non concedersi momenti di libertà per se stessa o, in presenza di conflitti o motivazioni ben valide, nemmeno a pensare a una separazione.

Ma anche a un figlio, magari coinvolto nel rapporto conflittuale dei genitori (a maggior ragione se il conflitto è implicito e non c’è una separazione) che si trova a sentirsi indispensabile nel ruolo non scritto di paciere, di colui che salva la relazione della coppia genitoriale, sentendo di non potersene andare di casa per seguire la propria strada e arrivando, inconsapevolmente, ad autoboicottarsi in scelte infelici nel lavoro o nelle relazioni (scelte di cui può essere talvolta pure accusato dai genitori!).

Che succede dunque? Da un lato questo ruolo può avere aspetti seduttivi: ci sente indispensabili e importanti, laddove si è letteralmente portanti tutto il peso di un sistema disfunzionale in quanto non funzionante.

Questa posizione è logorante: la chiave di volta è schiacciata sia dal peso dell’edificio sovrastante che dalla forza di gravità verso i due pilastri. È oppressa, sottoposta a pressione. Per reggere tutto, deve sacrificare, innanzitutto, la propria libertà e parte della propria vita, del processo di individuazione.

Quale soluzione può esserci?

Una trasformazione: da chiave di volta a chiave di svolta. Un chiave che apra la porta al cambiamento e se ne assuma la responsabilità. Un altro peso, certo, ma un peso che libera e non vincola.

G., per esempio, una donna con cui lavoro da qualche mese, dopo una sofferta crisi relazionale. si è resa conto di quanto fosse incastrata negli stereotipi e obblighi, parzialmente autoimposti, di brava madre e brava moglie. Superati la tristezza e il lutto della separazione, ha potuto sentire tutte le pressioni che si sentiva addosso e, una volta ripreso l’equilibrio che la nuova situazione richiedeva, si è sentita più leggera, libera. Di riflesso, questo ha cambiato tutte le dinamiche familiari in cui era intrappolata. E ha iniziato, forse per la prima volta da molto tempo, a respirare e a vivere.

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