Un'alleata senza corazza. La storia della mia scrittura - Divenire Magazine

Perché scrivere lettere d’amore

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Ma dopotutto

solo coloro che non hanno mai scritto

lettere d’amore

sono ridicoli.

(Fernando Pessoa)

Nel tardo pomeriggio le iscrizioni al seminario sono già oltre il numero massimo, sentiamo i co-organizzatori e concordiamo di accettare al massimo venti persone ma, al momento di iniziare, ne conto ventitré.  Anche considerando l’effetto di trascinamento del Primo Festival della consapevolezza (https://centrodivenire.net/il-potere-del-sentire-volersi-bene/) che ha richiamato un pubblico molto vasto ed eterogeneo e la gratuità della proposta, la risposta così entusiasta mi fa molto piacere perché conferma una tendenza in crescita e una maggiore attenzione verso le pratiche della scrittura di sé. Anche il mio laboratorio di scrittura in una biblioteca vicina, infatti, ha ricevuto un numero d’iscrizioni maggiore della capienza della sala e ho dovuto dire, mio malgrado, dei no.

Proporre di scrivere delle lettere non è allora una proposta “fuori dal tempo” perché incontra il desiderio di molti di regalarsi del tempo per concentrarsi su ciò che è davvero importante. Tendiamo a dare per scontate le relazioni, ma esse hanno bisogno di cura e di attenzione. Anche per questo, le lettere scritte a mano stanno tornando di moda: hanno il potere di sospendere il tempo, di creare uno spazio intimo e raccolto, di costringerci a rallentare. Il tempo e la cura necessari per comporle le rendono ricordi indelebili nella memoria di chi le scrive e di chi le riceve perché diventano il segno materiale di ciò che è davvero importante e dimostrano l’unicità di una relazione speciale. Inoltre, il piacere di ritrovarsi una busta tra le mani non è paragonabile a quello della notifica di una nuova mail o al trillo di un messaggio via social. La svolta tecnologico-digitale degli ultimi vent’anni ha rivoluzionato le nostre vite e apportando significativi cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda le comunicazioni. L’avvento degli smartphone ha permesso un’accelerazione vertiginosa al ritmo dei nostri scambi e non si è mai scritto così tanto, in nessuna altra epoca della storia umana. La questione quindi non pare essere legata alla scrittura in sé ma ai modi in cui si manifesta e ad una caratteristica intrinseca a queste forme di scrittura “funzionali”, quella della velocità. Scrivere una lettera richiedeva, infatti, una cura e un’attenzione oggi quasi inimmaginabili.

La pratica autobiografica è strettamente imparentata con il genere epistolare per la questione del tempo: servono cura e dedizione per scrivere la propria storia o per raccogliere la storia di qualcun altro, sono necessarie pazienza e attenzione per occuparsi non solo del contenuto, ma anche dell’impaginazione e del foglio bianco che si riempie con il personalissimo apporto della propria grafia, già in grado di comunicare tratti personali e stati d’animo del momento. Ma quanta ricchezza e quanti apprendimenti alla fine! Ho incontrato me stesso, ho scoperto che cosa posso imparare ancora dalla mia storia, ho sperimentato le emozioni del ricordo, ho forse ritrovato il senso della mia esistenza, ho individuato il tu, il destinatario della mia scrittura, che all’inizio era implicito.

La domanda del titolo, Perché scrivere ancora lettere d’amore? ad un certo punto l’ho rivolta ai partecipanti e queste sono alcune delle loro risposte

-Mi sono trascurato per troppo tempo: vorrei scrivere lettere d’amore, prima di tutto a me stesso e poi a chi amo

-Vuoi mettere il piacere di scrivere a mano, su una bella carta?

-Perché immagino la sorpresa per chi la riceverà

-Io scriverò all’amore che ho perduto

-Io voglio iniziare da me: voglio scrivere una lettera a me stessa-

-Io scriverò all’amore che c’è.

-Io scriverò all’amore che verrà

Poi le penne hanno cominciato a tracciare i loro segni e nessuno sa dove la scrittura lo porterà, nemmeno io! Quando sono tornata a casa, ho trovato una sorpresa: c’erano una lettera d’amore e un mazzo di rose rosse che mi aspettavano.

 

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