Mancava tanto così

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Poco più di un mese fa.

C’era chi viveva ripercorrendo ogni giorno le proprie routine, le proprie illusorie certezze, e chi progettava con meticolosa attenzione la propria rinascita. Il proprio riscatto.

“Ciao Dottoressa! L’ho finita, ieri ho inviato la tesi! Manca solo la data di discussione!”

M. ha 29 anni. E’ chiusa in casa da parecchio e la sensazione è che lo sia da tutta la vita. Timida, riservata, ansiosa, totalmente inconsapevole delle proprie risorse e della sua luce interiore. In contatto solo con le proprie insicurezze e un’eredita familiare fatta di dipendenze e depressione. Svalutante verso di sé, idealizzante verso gli altri.
M. è una studentessa universitaria, mancano pochi esami alla laurea, ha una media alta, che M. attribuisce sistematicamente non alla sua preparazione, ma sempre a fattori esterni. Non può premiarsi, non pensa di meritarlo.

Poi una brusca battuta di arresto e per due anni ripete lo schema di non presentarsi agli esami, nonostante sia preparata.

Lavoriamo sulla paura del futuro, del fallimento e un passo alla volta riaccendiamo una luce, flebile, che proteggiamo dalle brusche cadute dell’umore e da un vento familiare distruttivo. Nutriamo quella fiamma fino alla tesi, vinciamo la paura di contattare un professore ed esprimere le nostre idee.

Finalmente può progettare il riscatto. Si fantastica: ”Mamma, papà, vi faccio vedere la mia università…zia hai visto che non sono da meno delle tue figlie?! Finalmente concluderò qualcosa! Finalmente la corona d’alloro”.

Mancava tanto così! M. aveva un progetto coltivato meticolosamente da anni, la sua nuova vita sarebbe iniziata in quel momento. E poi una tempesta ci ha travolto. E tutti abbiamo perso qualcosa. Gli affetti, la libertà, il controllo, il senno. M. si è vista strappare il suo momento. Stavolta non era più una sua scelta stare in casa.

La incontro via skype, è demoralizzata, vuole gettare la spugna.

“Non sarà come l’hai immaginato. Ma sarà.”

“Non festeggerò”

“Non festeggerai come l’hai immaginato. Ma festeggerai”

“Dottoressa non me ne frega più niente. Discuterò la mia tesi in video, doveva essere una giornata speciale, non voglio neanche dirlo ai miei parenti.”

Dobbiamo tollerare di lasciare andare, di navigare il fiume dei cambiamenti, adattandoci a nuovi orizzonti.

Il cambiamento, in M. ancora prima che nel mondo, è già stato messo in atto e lo sta già attraversando legittimandosi a portare a termine gli studi. La sua nuova vita è già iniziata, senza che se ne sia accorta. Sembra ferma, ma è in moto, nello sperimentarsi, è in grado di essere e di stare, anche nell’imperfezione delle cose.

Questa mattina ero di fronte allo schermo del pc. Di fronte a me tanti luoghi e tante persone; cerco tra i professori togati e la vedo, dal soggiorno di casa, una M. sorridente e sicura.

110 e lode. Una corona con il rosmarino del balcone. Uno striscione composto da tanti fogli A4. Un boato della famiglia fuori schermo.

“Dottoressa non potevo chiedere una giornata migliore.”

Anche io.

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