Un aiuto ai morenti e ai malati: le pratiche del Phowa e del Tonglen

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Come possiamo aiutare chi sta morendo o chi sta soffrendo, soprattutto se non possiamo avere un contatto con loro?

In Il Libro tibetano del Vivere e del Morire, scritto da Sogyal Rimpoche, edito da Ubaldini Editore (Roma, 1994), è descritta una pratica spirituale chiamata phowa (pronuncia po-wa), che significa “trasferimento della coscienza”, che ha dato, in tutto il mondo, la possibilità di morire serenamente.

Essa si radica nel presupposto che tutti hanno una propria saggezza nei confronti della vita e che, se lasciata parlare, questa saggezza viene svelando ricchezze interiori e profondità mai sospettate.

Trovo che questa pratica sia una forma semplice e accessibile a tutti, indipendentemente dal proprio credo in campo religioso o spirituale, perché ogni essere umano, dal più piccolo al più grande, ha in sé un’IDEA DI MANIFESTAZIONE COMPASSIONEVOLE che qualcuno vede in Cristo, chi in Buddha, chi nella Madonna, chi nella Natura. Non ha importanza in questa sede avere un riferimento univoco piuttosto è importante aprirsi a questa possibilità.

Si tratta di una pratica che può dare sostegno sia a chi sta soffrendo, chi sta guarendo e soprattutto a chi sta morendo. È utili ai vivi, ai malati, ai morenti e ai morti perché si tratta di una pratica di purificazione. Viene eseguita da amici e parenti ma anche da medici, infermieri, assistenti alla salute in generale. Si tratta, quindi, di qualcosa alla portata di tutti ed è un aiuto sia per il morente, per prepararsi alla morte, che per aiutare un amico o un parente che sta morendo, che per i cari già morti.

Nel libro sono riportati i tre modi per praticarla. Se siete interessati a quello più essenziale leggete direttamente la terza pratica. Oppure scegliete la pratica in base al momento o in base a quella che vi attira di più. Eccole qui di seguito riassunte

Prima Pratica

Assumete la vostra posizione di meditazione, accertandovi di sentirvi comodi. Se praticate mentre state per morire, limitatevi a sedere come meglio potete oppure sdraiatevi.

Riportate a casa la mente, lasciate andare e rilassatevi completamente.

  1. Invocate, nel cielo davanti a voi, l’incarnazione di qualunque verità voi crediate, in forma di luce radiosa. Va bene qualunque essere divino o santo a cui vi sentite vicini. Se non avete una connessione con una figura spirituale in particolare, immaginate una pura luce dorata nel cielo davanti a voi. Il punto essenziale è considerare la figura che visualizzate o di cui sentite la presenza come la vera incarnazione della verità, saggezza e compassione. Non preoccupatevi se non riuscite a visualizzare con chiarezza, basta avere fiducia e sentire il cuore pieno della sua/loro presenza.
  2. Concentrate la mente, il cuore e lo spirito sulla figura che avete invocato, e pregate così:

    mediante il potere della luce che da te rifulge
    possano il mio Karma negativo, le emozioni distruttive, gli oscuramenti e i blocchi
    essere purificati e rimossi
    possa sapermi perdonato per tutto il male fatto col pensiero e con le azioni
    possa io compiere la profonda pratica del phowa e fare una morte buona e serena
    attraverso il trionfo della mia morte, possa io beneficiare
    tutti gli esseri, vivi o morti

  3. Ora immaginate che la presenza di luce che avete evocato sia così commossa dalla sincerità della vostra preghiera che vi risponde con un sorriso amorevole, emanando dal suo cuore amore e compassione in un fascio di raggi luminosi. Penetrando dentro di voi, i raggi puliscono e purificano tutto il vostro karma negativo, le emozioni distruttive e gli oscuramenti che sono le cause della sofferenza. Sentitevi completamente immersi nella luce.
  4. Siete totalmente purificati e risanati dal fascio di luce che emana dalla presenza. Immaginate il vostro corpo, che è anch’esso un prodotto del karma, dissolversi nella luce.
  5. Ora siete un corpo di luce che si innalza nel cielo e si fonde, inseparabilmente, con la beatificante presenza di luce.
  6. Rimanete il più a lungo possibile in uno stato di unità con la presenza.

Seconda Pratica

  1. Potete praticare in modo più semplice, assumendo come sempre una posizione comoda e invocando la presenza di un’incarnazione di verità
  2. Immaginate che la vostra coscienza sia una sfera di luce all’altezza del cuore, che saettando da dentro di voi vola come una stella cadente al cuore della presenza
  3. La luce dalla vostra coscienza si dissolve fondendosi con la presenza

Mediante questa pratica riponente la vostra mente nella mente di saggezza di un essere illuminato. È come gettare un ciottolo nel lago: immaginatelo andare sempre più a fondo. Immaginate che, mediante la benedizione, la vostra mente si trasformi nella mente di saggezza della presenza illuminata.

Terza pratica

Il modo essenziale è questo: fondete semplicemente la vostra mente con la mente di saggezza della pura presenza. Sentite: “la mia mente e quella di questo essere illuminato (Buddha, Cristo, Maometto, la Madonna, San Francesco, Padre Pio, lo spirito del Pianeta, Madre Terra, Padre Cielo ecc.) sono una”.

Quando volete fare questa pratica per una persona cara che sta soffrendo o morendo o è morta, seguite gli stessi principi, solo visualizzate la presenza altamente compassionevole sulla testa del morente o del sofferente.

Immaginate che i raggi luminosi scendano sul morente, purificandone l’intero essere. Quindi la persona si dissolve in luce e si fonde con la presenza spirituale.

C’è anche un’altra pratica che potete fare verso le persone malate o morenti. Si tratta della pratica del Tonglen. In questo caso si tratta di immaginare di fronte a voi, nel modo più vivido e intenso, una persona cara sofferente. Sintonizzatevi con i vari aspetti del suo dolore e della sua angoscia. Mentre il vostro cuore si apre alla compassione verso quella persona, immaginate che la sua sofferenza prenda la forma di una massa di fumo caldo, nero, fuligginoso.

Inspirando, visualizzate di assorbire il fumo nero e di dissolverlo nel vostro cuore. Espirando, visualizzate di emettere una luce rinfrescante e brillante di pace, gioia, felicità e benessere nei confronti della persona sofferente, purificando con i suoi raggi tutto il suo karma negativo. Nel momento in cui la luce raggiunge la persona sofferente, è essenziale provare la ferma convinzione che tutto il suo karma negativo è purificato, assieme a una profonda gioia per saperla totalmente liberata da dolore e sofferenza. Poi allargate gradatamente il raggio della compassione raggiungendo le persone care, poi le persone indifferenti, le persone con cui avete difficoltà e problemi e infine le persone che giudicate mostruose e malvagie. Lasciate che la vostra compassione diventi universale, accogliendo nel suo abbraccio tutti gli esseri senza distinzione.

Questo è lo splendido scopo del Tonglen, dare felicità, benessere, gioia e pace mentale a tutti gli esseri.

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