il primo amore non si scorda mai

Il primo amore non si scorda mai

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Dipendenze affettive e legame materno

 

Perdona te stessa per non essere stata capace di fare più di quanto era per te il meglio che sei riuscita a fare nelle varie situazioni

(La principessa che credeva nelle favole, Marcia Grad Powers)

L’immagine che abbiamo di noi e delle relazioni si forma in famiglia, questo significa che ogni bambina e ogni bambino imparano nella relazione con i genitori cosa aspettarsi dal mondo e dagli altri. La relazione madre-bambino, in particolare, rappresenta il prototipo di tutte le future relazioni d’amore e, come ci spiega Bowlby, condiziona e determina il nostro modello di attaccamento, cioè la rappresentazione mentale di sé e dell’altro che influenza il modo in cui ci predisponiamo a vivere la relazione di coppia.

In poche parole amiamo come siamo stati amati. Va da sé che per riuscire ad amare in modo sano devo essere stata/o a mia volta amata/o in modo sano, compresa/o nei miei bisogni di cura, vicinanza e conforto, se non sempre almeno quanto basta per poter fare esperienza di una certa dose di fiducia nell’altro, nel mondo e nel mio valore come individuo.

Una madre imprevedibile come quella di Martina, una giovane donna di trentacinque anni, in trattamento per la sua dipendenza affettiva, che rispondeva in modi molto diversi e addirittura opposti ai bisogni espressi dalla figlia (mostrandosi per esempio sollecita in un’occasione e critica in un’altra circostanza, anche se analoga) le ha lasciato in eredità un profondo senso di insicurezza. Ciò la porta a vivere la relazione di coppia in uno stato di allarme costante, in attesa di cogliere sul volto di Marco, il suo compagno, il minimo accenno di un cambiamento di umore nell’illusione di prevenirlo o comunque di poterlo controllare, cosa che ha imparato a fare fin da piccola, suo malgrado, con la madre. Allo stesso tempo, Martina si è accorta di somigliarle molto, nonostante la promessa che si era fatta che non sarebbe mai diventata come lei, di comportarsi spesso in maniera infantile e volubile, un aspetto di sé che non tollera e che a volte perfino disprezza, ma che non riesce a tenere a bada soprattutto quando teme che Marco si stia allontanando da lei.

Per fortuna esiste una seconda occasione per re-imparare ad amare. Martina, durante il suo percorso di psicoterapia (individuale e di gruppo) ha imparato a riscoprire il suo valore, il suo diritto ad una relazione basata sulla reciprocità, rinunciando a controllare l’altro e riappropriandosi di sé stessa. “Chi è Martina fuori dalla relazione con Marco?”– le avevo chiesto all’inizio della terapia – “Nessuno” mi aveva risposto. E allora siamo partite da lì, proprio come dei detective alla ricerca di quei “piccoli indizi di felicità” (come li ha chiamati lei) che pian piano la riavvicinavano alle parti più profonde di sé.

 

 

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