Svelamenti e nuove conoscenze

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Rivedo L.. tramite skype a metà lockdown; non la vedo da più di due mesi e di lei so ancora molto poco. Ci siamo conosciute e incontrate poche volte prima della chiusura. Ha sedici anni e ha chiesto un consulto per la preoccupazione di perdere il controllo del cibo in alcune occasioni. Dal principio abbiamo incontrato una grande fatica ad entrare in contatto ed esprimere emozioni e una grande paura del giudizio dell’altro, tale da farle preferire quella che abbiamo scientificamente diagnosticato, dopo un attento esame clinico, “la posizione del geko invisibile spiaccicato sul muro”.

Avevamo fantasticato che quando saremmo scese dal muro avremmo vestito con sicurezza i panni di una L. elegante e raffinata, così si voleva sentire. Come la mamma, una donna molto bella, dal portamento sicuro ma discreto, dedita alla famiglia da sempre. Il padre di L. ha un’azienda, di lui sappiamo che lavora costantemente per permettere alla famiglia un certo tenore di vita (che L. peraltro non ostenta).

  1. riappare sorridente allo schermo del pc, le chiedo come sta e senza perdere il sorriso mi mostra una mano che ondeggia…così così.

Mi racconta che “sono successe un po’ di cose” in casa sua durante le ultime settimane e per la successiva mezz’ora rimango a bocca aperta, chiedendole più volte di riavvolgere e ripetere per essere certa di aver capito.

Mi racconta che all’inizio è stato strano stare a casa anche con il papà, la sua azienda non ha mai chiuso prima. In poco tempo però la novità ha lasciato spazio al disagio e alla rabbia. Mamma e papà hanno incominciato a litigare, papà è diventato aggressivo.

“Non erano questi gli accordi…”

“Tu e la tua famiglia…”

“E’ colpa tua se non mi parla più nessuno…”

“Me le stai mettendo contro…”

“Sei contenta di come mi trattano? Le hai cresciute come te…”

  1. mi racconta di essersi trovata inaspettatamente e in poco tempo al centro di una guerra, con la sensazione che fossero cessati degli accordi di pace presi in tempi lontanissimi e vecchi rancori avessero rotto le facciate della sua famiglia.

“Pensa che la mia amica mi dice spesso che sua madre invidia l’equilibrio dei miei genitori. Pensa se sapesse.”

Il tema del giudizio e del segreto pesano come un macigno, passato e presente si intersecano in modo veloce e non comprensibile, riaffiorano in L. ricordi di quando era bambina e i suoi genitori “forse”, stavano discutendo come ora.

Ma L. ha anche sedici anni e nessuna intenzione di rimanere impassibile nella guerra. Inizia a rispondere al padre, alza la voce, vorrebbe urlare così tanto che in un’occasione perde i sensi  davanti al padre.

“Sei teatrale come tua madre”, sente quando si riprende.

“Ragazzina, non so cosa ti stia succedendo, ma sono tuo padre e mi devi portare rispetto.”

I genitori di L., ricostruiremo nelle sedute successive, scelgono alla nascita delle figlie (due anni di differenza), di dividersi i ruoli: la madre rinuncia al lavoro, il padre lo incrementa, pensando di riuscire ad incontrarsi a metà strada con la crescita delle figlie.

Passano 16 anni e la situazione rimane la medesima, con una madre iperpresente e un padre totalmente assente. Il lockdown riporta i genitori alla realtà.

Il padre non ha idea di chi siano diventate le figlie…come è possibile che ieri mi accoglievano a casa dal lavoro come un re e ora mi ignorano? Mia figlia si permette di rispondermi!…deve essere stata mia moglie a mettermele contro.

Noncurante del passaggio ormai assodato all’adolescenza, il padre di L. non ha idea di chi sia la figlia e di quando sia cambiata.

La madre, dal canto suo, non riesce totalmente a non essere gratificata dal moto protettivo che le figlie le riservano quando il marito la aggredisce verbalmente e sconfina nel ruolo di coetanea più che di madre.

Le sedute successive con L. sembrano la trama di una soap opera, cerchiamo di mettere in ordine e significare ciò che vede, sente e ricorda.

Non mancano colpi di scena, come il ritrovamento del diario della madre, riletto dalla stessa, dal quale riaffiorano depressione post parto, scissioni dalle famiglie di origine, allontanamenti del padre (“ho sempre pensato che papà viaggiasse tanto!”), parenti scomparsi (“ma sai che mia zia abita nel paese accanto?).

Convengo con L. che i genitori sono dei gran casinisti e, probabilmente, in nome del “facciamolo per le bambine”, hanno sacrificato l’onestà in primis verso se stessi, facendo dei gran pasticci.

Restituisco anche che, se ho davanti una ragazza educata, intelligente, sensibile e onesta…qualche cosa di buono l’hanno anche fatta!

Poiché ci troviamo in una partita di Risiko, elaboriamo la nostra strategia…dobbiamo scegliere bene i nostri obiettivi perché abbiamo sedici anni e durante l’estate avremo ben altro a cui pensare (ci servono assolutamente una compagnia e un innamoramento…non possiamo stare dietro a mamma e papà!).

Così decidiamo che sia prioritario presentarci a papà.

Passa poco tempo prima che il papà ci offra una situazione adeguata…

”Non capisco perché tu mi debba rispondere così, cosa ti ho fatto?”

“Lo vuoi sapere veramente?”

L. si fa forza e urla in faccia al padre la stanchezza e il fastidio di non essere riconosciuta come una ragazza e non come una bambina, i continui riferimenti al passato (o parli chiaro o stai zitto), l’identificazione con la madre (non prendo le parti della mamma perché non so cosa sia successo tra di voi, ma se la insulti con violenza io mi arrabbio e te lo dico)…”non ho scelto di alzarmi una mattina e odiarti. Sono state tante mattine in cui ti ho guardato e non mi è piaciuto quello che ho visto. Io almeno ti ho guardato. Non puoi arrivare dopo 16 anni e pretendere di fare il padre. Ti sono grata per i soldi, ma non te li ho chiesti io.”

 

“…Almeno ora so chi sei e come la pensi”

 

“Piacere papà, sono tua figlia.”

 

 

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