La paura di avere successo

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Ambivalenza e copione di vita

Nell’ultimo incontro di gruppo con gli uomini, abbiamo parlato di ambivalenza. Spesso cominciamo così, con uno stimolo molto generico, in questo caso dettato dalla sensazione che, in questo momento storico, l’ambivalenza sia di grande attualità e permei la vita di molti. Le opinioni emerse hanno poi portato a vedere i molti lati dell’ambivalenza, del resto, come potrebbe non averne molti?

Si è parlato di dubbi, di scelte, di posizioni altalenanti rispetto al luogo o al datore di lavoro, delle relazioni amicali e sentimentali. Il discorso si è infittito, l’argomento appassionava perché, riguarda davvero tutti. L’ambivalenza non è per forza negativa, a volte è necessaria, anche se, spesso, diventa faticosa da sostenere.

Ad un certo punto si è parlato dell’ambivalenza dei genitori, di attaccamento. Un membro del gruppo ricorda di aver letto qualcosa su questo argomento, ovvero dell’esistenza dello stile di attaccamento ansioso-ambivalente (“Una base sicura” di John Bowlby è un libro che vi consiglio di leggere), uno stile che è la reazione del bambino ad un caregiver che a volte è amorevole ed altre, senza motivi apparenti, è freddo, distaccato, allontanante.

Come tutti gli stili infantili viene poi “esportato” nella vita adulta. Le relazioni col prossimo, soprattutto quelle intime, vengono vissute con ansia, insicurezza, paura di un cambiamento improvviso, si può diventare molto controllanti, sicuramente ansiosi, di certo poco spontanei.

Qualcuno dei partecipanti comincia ad individuare questi atteggiamenti in uno dei genitori, in persone conosciute ma, soprattutto, in sé stesso. Chi più, chi meno, riconosce questa tendenza ad entrare in contatto per poi allontanarsi, farsi prendere per poi spaventarsene. Tutto questo, a volte, pensando che la responsabilità sia degli altri e non loro.

A questo punto, per dare uno strumento e una chiave di lettura, mi avvalgo di un concetto dell’Analisi Transazionale a me molto caro, il Copione di Vita.

Ognuno di noi si muove per il mondo carico di idee, pregiudizi, schemi su di sé e sugli altri che lo guidano nelle scelte di vita, studio, lavoro, scelta del partner. Non si può vivere senza schemi e senza guida ma, se il copione è troppo rigido e inconsapevole, si rischia di ripetere costantemente gli stessi errori.

Se qualche volta nella vita vi siete detti “… Ancora! Questa volta pensavo andasse diversamente! Ci sono cascato un’altra volta!” significa che eravate in contatto con l’esito di un evento guidato dal vostro copione. Inconsapevolmente, le vostre scelte vi hanno portato a confermare i vostri schemi. Seppur con esiti dolorosi, con drammi e sofferenze, sapere che il mondo funziona proprio come avete deciso voi è estremamente rassicurante. Se l’idea di voi stessi è di essere immeritevoli di amore incondizionato, vi avvicinerete ad individui che vi confermeranno quell’ipotesi, continuamente e ripetutamente. Se siete convinti che tutte le donne siano arpie vi fidanzerete ripetutamente con colossali megere (ognuno di noi ha almeno un amico o un’amica che cambia continuamente partner senza cambiarlo realmente, perché sono tutte/i uguali).

Se, al contrario, mi aspetto che le persone siano ambivalenti e possano cambiare faccia ed andarsene da un momento all’altro, che accade se incontro una persona stabile, capace di volermi bene in modo costante? La risposta più facile e immediata sarebbe ipotizzare la fine dei tormenti ed esultare per una futura, felice, storia d’amore. In realtà spesso non va così.

Ciò accade perché, a quel punto, subentra quella che potrei definire “paura di vincere”: la paura di avere successo, di avere una relazione stabile, la paura di doversi impegnare veramente, di dover investire appieno la propria emotività. Così che quella stabilità e solidità, intuita dall’istinto, viene spazzata via dai dubbi e dalle voci interne, dalle esperienze negative del passato.

Ecco allora che se sono spaventato dall’ambivalenza degli altri divento, a mia volta, ambivalente. Poiché sono terrorizzato dalla possibilità di perdere una persona così bella, o angosciato dall’affezionarmi troppo perché “poi arriva la mazzata”, cincischio, mi avvicino, mi allontano, non mi impegno fino in fondo, finché l’altro si allontana. Ed ecco la conferma, “Non ci si può fidare degli altri!”. E via col prossimo partner, molto probabilmente, inaffidabile e traditore seriale.

È più facile, infatti, avvicinarsi a persone che ci confermeranno le nostre teorie sul mondo, gli altri e noi stessi.

Un percorso su di sé, soprattutto in gruppo, permette di fare luce sul proprio copione, ci prepara a disporci con un animo nuovo agli incontri in cui abbiamo la possibilità di cambiare e di realizzarci. Così potremo vivere con entusiasmo le sfide e pensare che il rischio valga la pena di essere corso.

Ebbene sì: si può vincere, si può riuscire, si può avere successo, alla faccia di tutte le voci interne e gli schemi rigidi assimilati nella nostra infanzia!

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