Distinguere tra passato e presente - Divenire magazine

Ora posso farcela

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Affrontare le esperienze traumatiche restando ancorati al presente

Dottoressa, ho bisogno di parlarle il prima possibile, è arrivato il momento di “svuotare il sacco”, devo dirle una cosa importante .Desidero che lei lo sappia!

In questo modo Adele, una giovane donna che seguo in terapia da circa un mese, mi contatta per fissare una seduta nella quale mi avrebbe rivelato il suo importante segreto. La giovane arriva all’appuntamento con qualche minuto di ritardo, ed un evidente stato di agitazione che rende la sua narrazione concitata e a volte di difficile comprensione.

-C’è tutto il tempo di cui abbiamo bisogno. Prenda fiato con calma. Se vuole parlarmi di questa cosa importante, io sono qui ad ascoltarla. E’ normale che possano emergere emozioni non sempre facili da gestire. Non si preoccupi. Potrei interromperla solo per chiederle come va. Per lei va bene?

Le mie parole sembrano rassicurarla, perché Adele accenna ad un sorriso e subito dopo il suo respiro diventa più armonico e la tensione muscolare sembra essere svanita. Mi descrive in modo nitido e ricco di dettagli le violenze fisiche e psicologiche subite da entrambi i genitori, alterati ogni sera dall’abuso di sostanze e di alcol. Per cinque lunghissimi anni, la piccola Adele diventava per mamma e papà una specie di parafulmine su cui sfogare la rabbia e la loro evidente follia.

Il racconto fa trapelare un inequivocabile caso di abuso su minore, perpetrato per lunghi anni: una condizione traumatica e la causa di danni sulla salute psicologica. Con l’avanzare del racconto, la ragazza comincia ad agitarsi sempre di più: il respiro diventa affannoso, è  accompagnato da sudorazione ed agitazione psicomotoria, l’eloquio  si fa più concitato e l’espressione del suo viso diventa contratta.

Mi accorgo che Adele sta scivolando nella scena traumatica. Adele sta ritornando ad essere quella piccola bambina indifesa che poteva solo subire. Adele è di nuovo là nel luogo e nel tempo della minaccia.

E’ necessario che io fermi quella rievocazione perché ricordare l’evento del passato significa per lei riviverlo ed essere sommersa da memorie implicite e reazioni traumatiche soverchianti. Adele è catapultata nel dramma infantile subito, si sente minacciata, proprio come quella  bambina in balia dei suoi genitori.  Il suo corpo manda dei chiari segnali, come se dicesse allarme rosso, pericolo imminente! Adele viene proietta nel suo triste passato, facendole così perdere di vista che ora è al sicuro perché il pericolo non c’è.

Così per aiutare Adele a rimanere “qui” (tempo presente), invece di andare “là” (tempo passato del trauma), decido di interromperla.

-Queste sono cose molto difficili da ricordare! Si fermi un momento e cerchi semplicemente di fare caso a quello che sta succedendo adesso: sta raccontando la sua storia e io la sto ascoltando e le credo. Faccia caso a come la fanno sentire le mie parole “la sto ascoltando” e “io le credo”.

– Mi fa sentire bene! È una cosa nuova per me…è arrivata la calma!

Nell’interrompere il ricordo traumatico che stava attivando il sistema neurovegetativo e provocando  una serie di reazioni somatiche ed emotive, difficili da rivivere, si è interrotta in tempo l’escalation del dolore associato alla violenza. Adele è stata ricondotta al tempo presente. Le ho offerto un luogo e uno spazio di sicurezza e di contenimento, in modo da accompagnarla a riprendere il controllo di sé, per comprendere che ora, effettivamente non è allora. Non è cosa immediata da capire, ma Adele ha potuto cominciare a guardare quello che è successo in modo diverso e  più funzionale, con il distacco sufficiente per vedere – a distanza – la realtà traumatica vissuta.

Ora può rivolgere il suo sguardo al passato con minore coinvolgimento, per sintonizzarsi con la sua parte bambina ferita, accompagnata dalla presenza rassicurante ed empatica del terapeuta. Ora l’esperienza passata può cominciare ad essere ri-narrata, affinché la storia di Adele possa trovare un altro finale.

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