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Il silenzio che parla

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Oggi spesso si parla – ad esempio nelle pratiche meditative – del valore di “porre a tacere” la mente. Ciò avviene – non a caso – in un momento storico e culturale in cui, in Occidente, c’è un movimento di rivalorizzazione della de-crescita, della semplificazione; in cui c’è una rivalutazione del “meno”, del vuoto, inteso non come mancanza ma come spazio che possa incontrare e accogliere ciò che arriva.

A fronte della iper-stimolazione a cui siamo quotidianamente sottoposti, non stupisce che nasca un’esigenza di “epurazione”, di ritorno all’essenziale, di quiete, di alternativa al frastuono e all’attività convulsa.

Interrogandomi in questo periodo storico di grandi contraddizioni sul valore del vuoto, sul senso dell’assenza, ho focalizzato la mia attenzione su quanto, anche nella comunicazione verbale – una delle peculiarità dell’essere umano – la mancanza di parole, il silenzio, possa in realtà essere significativo e denso. Ecco, di seguito, alcuni dei significati che il silenzio può assumere.

Nel dubbio…meglio tacere

La mancanza di parole in una conversazione, in risposta a una verbalizzazione o a un comportamento altrui, spesso è percepita come una debolezza, come un’incapacità nel “tener botta” allo scambio con l’altro. Il prendere tempo, per ascoltare se stessi e far chiarezza rispetto a ciò che si desidera o meno, è invece un atto di grande forza, di grande rispetto di sé (perché consente di ritagliarsi uno spazio di ascolto) e dell’altro (perché può impedirci di re-agire, sull’onda dell’emozione, e di rimandare una risposta più centrata ed efficace).

Il silenzio come resistenza passiva

A volte un silenzio ostinato, imperterrito, inesorabile, può diventare una grande arma di provocazione o di svalutazione dell’altro. Il trincerarsi dietro a un imperturbabile mutismo può trasformarsi in un attacco passivo aggressivo, che annulla l’altro e lo rende invisibile, trasparente, inconsistente.

Silenzio come chiusura impotente

Una qualità diversa, ma non meno difficile da gestire, è quella del silenzio derivante da un senso di impotenza, da una sorta di “congelamento” che toglie ogni energia ad azioni e parole. Il rumore del silenzio può diventare assordante, sovrastare ogni altra possibilità e far cadere chi lo prova in un profondo senso di sconfitta e prostrazione.

Il silenzio come spauracchio della morte

Qualcuno non tollera l’assenza di parole, di suoni, di rumori, tanto da vivere con estremo disagio il silenzio. Quello che si potrebbe definire come un “horror vacui” acustico, in realtà, tradisce un terrore ben più profondo: quello del vuoto interno, dell’angoscia, del senso di morte.

Silenzio come ascolto, di sé e dell’altro

Tacere, per dare uno spazio di ascolto a sé o all’altro, rappresenta uno dei valori più preziosi del silenzio. Solo in un tempo di sospensione del dire e del fare, e in un momento di attenzione e percezione di quanto accade dentro e fuori di sé è possibile davvero sentire se stessi e gli altri. Un sentire che non ha bisogno di dichiarazioni o fatti. Un esserci, con la nostra presenza, la nostra consapevolezza e il nostro vissuto.

Un silenzio carico di emozione

A volte le parole non arrivano quando c’è una grande emozione. Non solo un’emozione negativa, ma anche positiva. Essere inondati da un’emozione può essere estremamente sopraffacente o esaltante, e quando si toccano questi estremi dell’esperienza emotiva spesso la voce ci manca, le parole si bloccano, il pensiero stesso sembra svanire. Diventiamo puro sentire. In qualche occasione questa esperienza può essere difficile da sostenere. Ecco perché è importante avere gli strumenti per riuscire ad autoregolarsi.

Silenzio contemplativo

Un’esperienza del tutto particolare è quella in cui percepiamo una sorta di stato “di grazia”, di quiete e di serenità profondi, in cui ci sentiamo connessi con tutto il resto dell’universo. In questo caso il silenzio, sacro e contemplativo, sembra la condizione naturale dell’essere. Non servono parole, e anche descrivere verbalmente questo vissuto diventa riduttivo.

Silenzio in terapia…ma questa è un’altra storia

Un significato del tutto particolare assume il silenzio in terapia, ma questo sarà tema di riflessione in un prossimo articolo.

 

I punti messi in luce sono solo alcuni dei possibili significati che il silenzio può veicolare. Non si tratta certo di un elenco esaustivo, ma vuole essere uno stimolo per una riflessione sul tema.

Quali altre sfumature, quali ulteriori significati vi vengono alla mente? Chi lo desidera, può scrivere nei commenti le proprie considerazioni e arricchire con esempi e altre accezioni le osservazioni di questo articolo.

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