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Quando le storie cambiano davvero

Reading Time: 2 minutes

di Cristina Paruta, Miriam Gotti e Gloria Volpato

Trasforma il tuo dolore in amore per te stesso

(Igiaba Scego, “La linea del colore”)

 

C’è una storia che scava nel passato e racconta di una ferita profonda che scaraventa nell’età adulta senza alcun conforto. C’è una storia che è in grado di trasformare i fallimenti in successi e permette di ritrovare la fiducia in sé e nelle proprie capacità, anche nel presente più incerto. C’è una storia che sa stare in equilibrio tra ansia leggerezza e ci fa sorridere delle nostre ossessioni e della frenesia che ci possiede. C’è una storia che racconta di un sogno  che si è realizzato grazie alla tenacia e alla determinazione e si fa metafora della vita di tutti, anche se racconta di una maratona. C’è una storia di abbandoni e di ritorni, di malattia e di cura, di coraggio e di metamorfosi. C’è una storia di successi personali che finalmente vengono riconosciuti e conferiscono non una seconda laurea ma il diploma in autostima. C’è una storia nata per gioco che trasforma la mitologia personale in un racconto collettivo e porta memoria del nostro presente. C’è una storia di formazione che comincia tanto tempo fa e che racconta tutta una vita e ci tocca e ci commuove perché non siamo forse stati anche noi quella bambina o quel bambino? C’è una storia che canta la vita e la possibilità di scegliere un altrove, nonostante i malesseri esistenziali e le gabbie delle convenzioni sociali.

Sono storie – che non sono la mia – in cui ognuno può ritrovare i suoi pezzi sparsi e provare a ricomporli, rimembrarsi.

Sono storie – che non sono la mia e tuttavia lo sono – perché provano a dare una forma al caos che si sente dentro.

Sono storie che prendono voce e corpo, grazie alle tecniche teatrali e alla scrittura autobiografica e per questo lasciano tracce indelebili nella memoria di ciascuno.

“Le storie che cambiano” è il titolo di un percorso di sviluppo personale che è giunto alla sua seconda edizione e che quest’anno è stato artefice di un’impresa eccezionale. Nonostante la pandemia, gli incontri hanno continuato a svolgersi on line, tanto era forte il desiderio di incontrarsi e di continuare il lavoro su di sé. Abbiamo usato il tempo del confinamento in modo creativo per curare le relazioni, permettendo di scoprire i talenti di ogni partecipante e rendendo la solitudine più lieve con appuntamenti fissi, oltre a quello settimanale del corso.

Abbiamo scritto e interrogato i nostri stati d’animo, abbiamo dato un nome alle angosce che ci turbavano ma anche ai doni che quel tempo fermo, inaspettatamente, ci regalava grazie ad un profondo lavoro di attenzione e di relazione. Abbiamo osservato le storie personali cambiare di volta in volta, sperimentando quanto il gruppo diventasse capace di accogliere e integrare le diverse essenze personali e farne un “noi” potente ed evolutivo.

Abbiamo infine deciso di farne qualcosa di tutto quello che era emerso: di mostrare le rivelazioni e le scoperte fatte, le lacrime e le risate. Abbiamo scommesso sulla possibilità di incontrarci, all’aperto e in tutta sicurezza, per trovare una forma alle storie e finalmente provare una messa in scena da dedicare prima di tutto a noi stessi e poi alle relazioni più intime e importanti.

E quello che abbiamo visto accadere “in scena” è stata un’alchimia, un processo di trasformazione collettivo. Raccontarsi è questo: confidare nel potere delle storie perché, anche se non posso cambiare ciò che è accaduto, posso trasformarlo con l’entusiasmo, la fatica, la presenza, la perseveranza, il gioco, il coraggio, la tenacia e la creatività.

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