Insegniamo ai nostri ragazzi a dar valore alle esperienze

Reading Time: 2 minutes

“Alla fine, ciò che conta non sono gli anni della tua vita, ma la vita che metti in quegli anni”
– Abraham Lincoln

Ve la ricordate Pollon? Era la protagonista di un omonimo celebre cartone animato degli anni 80 ambientato in un bizzarro Olimpo. Ragazzina vivace e combinaguai, figlia del dio Apollo ed aspirante Dea.

Un osservatore attento potrebbe osservare distintamente 3 fasi della protagonista: inizialmente è una ragazzina molto impacciata e la curiosità che le provoca lo stare in contatto con gli altri dei adulti la fa cacciare in un sacco di guai.
Successivamente Pollon sembra maturare ed incontra il proprio desiderio più vero: diventare a tutti gli effetti una grande dea; a tale scopo nonno Zeus decide che ogni buona e nobile azione compiuta dalla nipote debba essere ricompensata con una moneta, che andrà a riempire un magico salvadanaio. Tale scrigno diventa sempre più grande, fino a trasformarsi in un solido trono, sul quale potrà sedere a coronamento del proprio “sogno identitario”.

“Che cosa te ne sei fatto della tua moneta?” È la domanda che più spesso si sentono ripetere i giovani pazienti nelle nostre sedute, dopo essere stati accuratamente eruditi circa la trama di Pollon.

Facciamo tutti qualcosa di buono, ma tendiamo paradossalmente a dare maggiore valore alle esperienze fallimentari. Siamo più avvezzi a riempire il nostro salvadanaio di “non riesco” piuttosto che di “io valgo”.

Non costruiremo un’autostima sufficientemente solida se gettiamo al vento il valore delle nostre esperienze…in alcuni adolescenti questo avviene sistematicamente:
Ho preso 4: sono stupido, non sono capace, ecc
Ho preso 8: la verifica era facile, la prof di manica larga, ecc
Ecco banali esempi di come le esperienze positive non vengano valorizzate ed acquisite.

La piccola Pollon non ci regala solo una vincente immagine di come custodire il proprio valore, ma ci insegna anche come guadagnarlo… nella sua terza maturazione e ultima fatica per diventare dea si mette alla ricerca di persone da aiutare, colleziona esperienze in cui matura sensibilità ed empatia, incontra dei tutt’altro che divini, anzi fallibili e soggetti alle debolezze umane.

Pollon salva infine la terra dai mali usciti dal vaso di Pandora grazie alla speranza, che era rimasta sul fondo… in segno di riconoscenza la dea della Speranza le cede il titolo.

“Sul diventare dea ci lavoriamo ancora un po’, ma impariamo a mettere al sicuro le nostre monetine, la costruzione di un’identità sicura e solida passa attraverso la nostra capacità di dare valore a ciò che facciamo e siamo.”

Lascia un commento